Rodri: “l’uomo invisibile” è il più decisivo
Novembre 2, 2023Nel centro della capitale spagnola si trova il triangolo d’oro dell’arte, formato dai tre musei artistici più importanti di Madrid: il Prado, il Thyssen-Bornemisza e il Reina Sofía. Quest’ultimo è un museo di arte moderna. Qui è possibile ammirare capolavori come la Guernica di Picasso e alcuni dipinti di Dalí, tra cui il Ritratto di Luis Buñel, Ragazza alla finestra e l’Enigma senza fine. Tra tutte queste opere dell’artista di Figueras, ce n’è una meno conosciuta: L’uomo invisibile.
Questo dipinto in olio su tela è stato realizzato tra il 1929 e il 1933. È stato il primo quadro in cui Dalí ha introdotto una doppia immagine, cercando di ingannare lo spettatore attraverso giochi visivi. Nell’opera si può notare un essere soprannaturale a cui vengono attribuiti poteri per governare oggetti e persone. Dalí lo definì come un individuo sorridente, capace di esorcizzare le proprie paure. Nella parte inferiore destra, nascosti, ci sono tre uomini che osservano tre bambini.
Rodri: come l’uomo invisibile
Nel 1996, a Villanueva de la Cañada, nacque Rodrigo Hernández Cascante, conosciuto da tutti come Rodri. Anche se la sua casa si trova solamente a 29 km dallo stadio Santiago Bernabéu, Rodri non ha mai giocato per il Real Madrid. Ha fatto parte del settore giovanile dell’Atlético Madrid, fino a quando, a 17 anni, ha deciso di lasciare la capitale spagnola per trasferirsi al Villarreal. Nell’ultimo anno, era stato spesso lasciato in panchina o cambiato di ruolo perché considerato troppo piccolo per giocare come mediano. Così, decise di accettare l’offerta del Villarreal. Trasferitosi nel nord della Comunidad Valenciana, ha iniziato a portare avanti due vite parallele: la carriera universitaria in Amministrazione e Direzione Aziendale e quella calcistica.
Pian piano, il ragazzo mingherlino è cresciuto, diventando un adulto alto un metro e novantadue. Dopo essere stato il faro del centrocampo del Villarreal B, lo è diventato anche della prima squadra. Così, nel 2018, è arrivata la sua rivincita: è stato riacquistato dall’Atlético Madrid per 20 milioni. Ma alla corte di Simeone è rimasto solo un anno. dopo una stagione da assoluto protagonista con i “Colchoneros” (solo Griezmann, Correa e Oblak hanno giocato più partite di lui), Guardiola ha deciso di portarlo a Manchester, pagando l’intera clausola rescissoria di 70 milioni. Pep aveva bisogno di un giocatore simile a Busquets, che proprio lui aveva fatto esordire nel 2008 con la maglia del Barcellona, e aveva individuato in Rodri le qualità di cui aveva bisogno.
Un giocatore chiave
Dal 2019, grazie alla guida del suo allenatore, Rodri è cresciuto notevolmente, diventando fondamentale durante la stagione scorsa nel lungo cammino verso il triplete con la vittoria della Champions League. Rodri è quel giocatore che non salta all’occhio, ma è sempre presente. Come nella semifinale contro il Real Madrid, dove lo stesso Guardiola ha dichiarato: “La gente parla di Håland, ma senza Rodri non saremmo arrivati fin qua”. In quella partita, il centrocampista spagnolo è stato il giocatore che ha toccato più palloni (124), ha effettuato più passaggi (113) e ha avuto il 100% di contrasti vinti.
Guardiola al Barcelona B e la sua prima stagione da allenatore
Rodri è quel giocatore che non emerge costantemente, ma che appare nei momenti più importanti. Come nel gol contro l’Inter nella finale di Champions League al 68º minuto. Quando il muro nerazzurro sembrava invalicabile, su un cross respinto con il corpo da Acerbi fuori area, il mediano del City si è avventato come un fulmine e con un piattone semplice ma preciso ed efficace, ha segnato la rete che è valsa la prima coppa dalle grandi orecchie nella bacheca del Manchester City.
Con la Spagna, fino allo scorso anno, Rodri giocava arretrato come difensore accanto a Laporte, a causa della presenza di Sergio Busquets. Nel 2023, con l’addio del “pulpo” alla nazionale spagnola, il mediano del Manchester City ha preso il comando di una squadra senza veri leader o top-player, portandola alla vittoria della Nations League.
Rodri: leader silenzioso
Anche in questo caso, non come un leader chiassoso o appariscente, ma come il giocatore sempre al posto giusto al momento giusto. Come nel gol al minuto 88 contro l’Italia, nato da un suo tiro da fuori area e finito dopo un rimbalzo sui piedi del centravanti spagnolo Joselu. Alla fine della finale contro la Croazia, vinta 5-4 ai calci di rigore, Rodri si guadagna il premio come miglior giocatore del torneo, proprio come il suo predecessore Busquets nel 2021 (quella volta la finale fu vinta dalla Francia 2-1).
Il 30 ottobre, Rodri è tra gli invitati al teatro del Chatelet di Parigi per la cerimonia del Pallone d’Oro 2023. Accanto a personaggi come l’ottavo pallone d’oro Messi, Vinicius e il suo stravagante vestito, e i suoi compagni Håland, De Bruyne e Bernardo Silva, lui si è presentato con la semplicità che lo contraddistingue. Alla fine della serata, il ragazzo umile, senza social media, con un taglio di capelli ordinario, che si sposta con l’auto data dallo sponsor del club, ha concluso al quarto posto, dietro Messi, Håland e Mbappé. Alla domanda se non fosse deluso per non aver vinto il premio, ha risposto: “È già un sogno essere qui insieme a tutti i miei compagni. Il mio obiettivo è continuare a vincere premi di squadra”.
Conta la squadra, ben oltre i premi individuali
Alla fine, a Rodri non importa dei tre davanti a lui che osservano il loro premio, come i tre uomini nell’angolo inferiore del dipinto con i loro tre bambini. Sa di essere il giocatore “invisibile” del Manchester City. Quello che preferisce 113 passaggi perfetti ai suoi compagni piuttosto che una giocata individuale per vincere il Pallone d’Oro. Perché appare all’improvviso, come un essere “soprannaturale” disegnato da Guardiola, con lunghi arti, capace di guidare tutte le giocate della squadra più forte del mondo e di scacciare tutte le paure di Pep.
Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga.
Immagine di copertina tratta da wikipedia.