Ovunque proteggi: Memo Ochoa, la Salernitana e il sesto Mondiale
Novembre 5, 2023Stadio Arechi, 4 novembre 2023. La Curva Sud Granata impazzisce letteralmente all’ingresso, sul terreno di gioco, per il riscaldamento, della batteria di portieri. Memo Ochoa è appena stato premiato come miglior giocatore del mese di ottobre per la Salernitana, e non potrebbe essere altrimenti. La squadra di casa ha ottenuto 4 punti in 10 partite, è ultima in classifica. Ha già cambiato allenatore: Paulo Sousa è stato sostituito da Pippo Inzaghi. Anche questa non è una novità. Nelle ultime tre stagioni di Serie A, la Salernitana ha sempre cambiato guida tecnica in corsa. Prima il miracolo, l’ennesimo di Davide Nicola. Poi, lo stesso Nicola sostituito da Paulo Sousa nella scorsa campagna.
Per adesso, eccezion fatta per la vittoria in Coppa Italia, poco è migliorato. Inzaghi decide di affrontare con coraggio i campioni d’Italia in carica e, dalla lettura delle formazioni, si intuisce che sarà un altro pomeriggio di straordinari per l’eroico portiere messicano, con i Granata che schierano due soli centrocampisti e quattro giocatori offensivi tra Candreva, Tcahouna, Dia e Ikwuemesi. L’idea è quella di creare superiorità sulle fasce e servire il centravanti nigeriano con palloni alti, sfruttando le seconde palle con le incursioni di Dia. Un piano tattico che naufraga dopo 13 minuti, con il Napoli in perenne gestione del possesso palla a centrocampo, con un uomo in più, e con Lobotka che serve a Raspadori il pallone dell’1-0, contestato per un fuorigioco a inizio dell’azione precedente di Di Lorenzo.
Memo s’immola
Memo Ochoa non si perde d’animo, e ricomincia a fronteggiare il bombardamento degli avanti napoletani. Si oppone più volte a Raspadori, una in particolare deviando un tiro con la punta delle dita, che sembrava già destinato in fondo al sacco. La Salernitana non esce quasi mai con palloni puliti dalla metà campo, e il Napoli si limita ad amministrare il possesso e a cercare sortite offensive in contropiede. Sarà Elmas a realizzare il punto del definitivo 0-2, facendo esplodere l’esiguo settore ospiti, composto da tifosi napoletani non residenti nella provincia di Napoli, sotto una Curva Nord vuota che da tempo immemore attende di tornare agibile. I lavori dovrebbero terminare a dicembre, destinando al pubblico di casa entrambe le Curve e delegando ad uno spicchio degli attuali Distinti l’ingrato compito di ospitare i tifosi in trasferta.
La Curva Sud non ha mai smesso di incitare la squadra, ma al di là di Ochoa, arrivato a gennaio di quest’anno dopo la definitiva conclusione della sua carriera all’América – il club della sua vita con cui ormai intratteneva un rapporto d’amore burrascoso – in pochi si sono dimostrati degni tecnicamente di una salvezza in Serie A.
I Mondiali e le avventure europee di Memo Ochoa
Memo Ochoa era considerato dalle nostre parti una specie di fantasma. Di lui, prima dell’avventura salernitana, si parlava solo durante i Mondiali di calcio. In Brasile lo ricordano bene, per i duelli, perlopiù vinti a livello individuale, contro Neymar e soci. Ochoa è stato convocato ai Mondiali dal Messico per cinque volte. Un primato, quello delle edizioni in rosa nella massima competizione iridata, che condivide con gli altri messicani Antonio Carbajal, Rafa Marquez e Andrés Guardado. Con Leo Messi e Cristiano Ronaldo, gli unici che possono insidiare la sua voglia di “Sexta” coppa del Mondo. Con Matthaus, recentemente sorpassato proprio da Messi come numero di presenze totali a quota 26, con la finale vinta in Qatar. E con Buffon, a cui mancherà per sempre, causa Svezia, la convocazione al sesto Mondiale, saltata in Russia e, se vogliamo (era ancora in attività) anche in Qatar.
Messico, USA, Canada 2026 potrebbe rappresentare l’ultima presenza professionistica per tre di questi calciatori. Ochoa è a Salerno col preciso obiettivo di mantenere la titolarità della porta messicana. O, quantomeno, di arrivare ai Mondiali quando avrà ormai 41 anni (classe ’85), come Cristiano Ronaldo (Messi ne avrà invece 39). Pur non avendo ottenuto presenze né a Germania 2006, né a Sudafrica 2010, Ochoa potrebbe ottenere questo record e superare, nella speciale classifica delle convocazioni, tre mostri sacri del suo Paese, come citati qualche riga più su.
L’habitat naturale di Memo
In questo senso, le prestazioni con la Salernitana – per un calciatore che aveva già tentato la carriera europea senza troppo successo, con Ajaccio (retrocesso), Malaga, Granada e Standard Liegi, intervallando la sua ultradecennale esperienza tra i pali di casa dell’América di Città del Messico – saranno certamente decisive.
Pippo Inzaghi aveva probabilmente in testa di far giocare il francese Costil, il sosia di Giroud (e i meme, con quegli eroici minuti in porta del centravanti francese, si sono sprecati di recente), ma per adesso ha preferito non sconvolgere del tutto le gerarchie tra i pali.
Del resto, i Mondiali sono l’habitat naturale di Memo Ochoa. Ed è proprio da un’invenzione di Leo Messi contro il Messico, sul punteggio di 0-0, che è ripartita la cavalcata Mondiale dell’Argentina, già spalle al muro dopo l’inopinata sconfitta contro l’Arabia Saudita all’esordio. Per passare il turno, ai messicani non è bastato neppure il miracolo di Memo contro la Polonia, quando ha neutralizzato il calcio di rigore di Lewandowski.
Oltre al record di cinque vittorie in Gold Cup col Messico, Ochoa, che ha vinto un solo titolo di campione del Messico con l’América (il Clausura 2005), punta ad aggiornare il suo personalissimo libro di parate fa guinness con la convocazione al sesto Mondiale. Per entrare definitivamente nella storia del calcio dalla parte di quelli che sono ricordati nei Secoli a venire.
Ovunque proteggi, Memo.
Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons: Brasile – Messico 0-0 ai Mondiali 2014.
Le foto all’interno del testo sono state scattate dall’autore, il quale si è presentato allo stadio rigorosamente con la maglia numero 13 del portiere messicano, suo idolo, cercando di confondersi fra i tifosi della Salernitana…