Quando Marcello Trevisan osò prendere il posto di Zoff

Quando Marcello Trevisan osò prendere il posto di Zoff

Novembre 17, 2023 0 Di Davide Morgera

È il 18 marzo del 1972 quando il Napoli scende al San Paolo per la classica rifinitura del sabato, per provare l’ultima volta gli schemi della grande sfida del giorno seguente. L’aria è frizzante, le tute azzurre cominciano a sgambettare sul terreno di gioco ed in lontananza si sente il brusio del traffico di Fuorigrotta. La domenica, in quello stadio, arriva la Juventus, impegnata in un testa a testa col Torino per vincere lo scudetto. È già la squadra di Furino, Morini, Capello, Causio e Anastasi e li guida Vycpalek, lo zio di Zeman. In porta hanno Carmignani ma è dall’inizio dell’anno che stanno cercando di prendere Zoff per blindare la porta, per rendere la difesa bianconera la migliore d’Italia. 

L’infortunio di Zoff

Il caso vuole che il portierone, azzurro ancora per poco, dopo aver scaldato i muscoli e fatto qualche scherzosa schermaglia coi compagni, poggia male il piede a terra e si frattura un malleolo. Da solo. Si comprende subito che Zoff si è infortunato seriamente. Il dottor Covino corre negli spogliatoi, lo visita e subito gli fa ingessare l’arto. Vigilia da incubo, dunque, per un Napoli che si ritrova a far debuttare in A il trentenne Trevisan, fino ad allora spettatore non pagante già da due campionati.

Con Zoff non giocava mai nessuno, e se volevi provare l’ebbrezza di calpestare l’erba dovevi solo fare la partitella in allenamento o aspettare che Dino si facesse male. Nei due precedenti tornei, Zoff era stato sempre presente, 30 partite su 30, e nel 1970-71 quella del Napoli era stata la difesa meno battuta del campionato, 19 reti subite, di cui solo 5 a Fuorigrotta. Fu da quell’anno, infatti, che iniziarono a cambiare anche le gerarchie in Nazionale. Albertosi, da titolare a Messico ’70 e poi scudettato col Cagliari, diventò il secondo di Dino e da allora non giocò più facendo nascere una rivalità durata almeno un decennio.

Il giorno dopo, davanti ad una folla di 75000 spettatori, Trevisan fa il suo ingresso in campo col numero uno sulle spalle, in rigorosa divisa nera. Chissà, visti i tempi, la maglietta è proprio quella indossata da Zoff. Si rende subito conto che non è facile sostituire “Nembo Kid”, un portiere che non faceva le classiche righe davanti alla porta se prima non salutava i tifosi della curva. Affetto dato e ricambiato: si levava un’ovazione quando Zoff alzava la mano o salutava i tifosi con il cappellino.

A Marcello Trevisan tremano le gambe, lo si vede da un miglio, lo dirà lui stesso nel dopo partita. È difficile l’avvicendamento, di spessore tecnico e psicologico, col portiere friulano dopo che questi ha già disputato 213 partite consecutive in serie A, titolare inamovibile per 7 anni di fila, prima nel Mantova e poi nel Napoli. Un mostro di fisico e di rendimento. In panchina Chiappella porta un ragazzo napoletano, un certo Luongo, che aveva già fatto il dodicesimo in un altro paio di occasioni. Immaginiamo che anche a Luongo, al solo pensiero di giocare uno spezzone di partita, sia venuta la tachicardia davanti ad un pubblico così. 

Zoff, intanto, raggiunto dal cronista del “Mattino”, a taccuino chiuso e microfoni spenti, racconta la sua prima domenica senza andare a ‘lavorare’. Ascolta la partita alla radio, si rammarica al gol a freddo di Capello, con leggera deviazione di Zurlini, ed esulta quando Pogliana trova la rete del meritato pareggio. Poi beve un goccio di caffè Bourbon preparato dalla moglie, diventata anche un po’ napoletana, lì sulla salita di Via Orazio dove abitano. Dopo la gara, Trevisan dichiara di non aver mai giocato davanti a tanta gente e quindi ammette la propria emozione.

L’ambiente ‘caldo’ e la sostituzione di Zoff furono due fattori che resero la sua prestazione appena sufficiente, come sentenziarono le pagelle del giorno dopo. La difesa del Napoli era già traballante di suo. L’infortunio del portiere friulano diede il colpo di grazia ad un reparto che anche Chiappella faceva fatica a gestire. Il tecnico le provò tutte con Vianello ed il carneade De Gennaro a sostituire ora Ripari e ora Pogliana ma senza esiti positivi. Gli unici punti fermi erano il vecchio Panzanato e Zurlini ma la squadra viveva un malessere diffuso per i problemi societari, i premi partita che non arrivavano, gli arretrati da pagare, i malanni di Juliano, una serie infinita di pareggi, Chiappella messo continuamente in discussione, il tira e molla Sacchi-Ferlaino alla presidenza. 

Con Marcello Trevisan il Napoli non riesce a vincere nessuna partita

Fortunatamente dopo 20 giorni a Zoff fu ridotta l’ingessatura ad uno stivaletto ma il suo rientro era ancora lontano. Rimarrà fuori per ben due mesi e Trevisan giocherà 7 gare da titolare dove il Napoli non vinse mai raccogliendo solo 4 pareggi e 3 sconfitte. In quella di Roma, contro i giallorossi (rete di Cappellini), annotiamo l’unica nota di merito di Trevisan che parò un rigore a Zigoni.

Nelle altre gare gli azzurri confermeranno la ‘pareggite’ di cui soffrivano e la sterilità offensiva dovuta alla scarsa vena di Altafini, anche lui al capolinea dell’avventura partenopea. Pareggi in casa con Vicenza, Catanzaro e Verona dopo quello speranzoso con la Juve all’esordio e poi sconfitte con Roma, Torino (il piccoletto Toschi al ’90!) e batosta a Milano  (3 a 0 con i rossoneri a San Siro). Proprio dopo la gara coi granata al Comunale venne fuori con insistenza la notizia. “La Juve vuole Zoff” scrissero i bene informati riportando addirittura la notizia che Chiappella aveva incontrato Allodi, allora general manager bianconero, per discutere dell’affare. Ovviamente il tecnico smentì ma il corteggiamento, lo si sapeva, era iniziato già qualche mese prima. 

Dopo la disfatta di Milano, il dottor Covino dichiarò che “il muscolo di Zoff non è giù di tono, il nostro portiere potrebbe rientrare nella prossima partita contro il Bologna”. Amen, così fu. Dopo 70 giorni di stop, il portierone era pronto per riprendere il suo posto tra i pali. È vero, sarà un altro salomonico pareggio contro i felsinei ma almeno stavolta Zoff è protagonista e salva la porta dei padroni di casa in più di un’occasione. Sarà la sua ultima partita a Napoli. Col Napoli. 

Una carrellata di storia di “dodicesimi” azzurri

La storia degli estremi difensori azzurri che hanno lasciato poco più delle briciole o addirittura le zero presenze ai dodicesimi è fortunatamente lunga. Il che vuol dire che dalle parti del Vesuvio sono passati grandi portieri. Prendiamo in esame questo aspetto da quando il secondo portiere si è accomodato in panchina per la prima volta, nella stagione 1965-66. Prima di quel campionato, infatti, esisteva il portiere di riserva ma non poteva ancora scendere in campo ed eventualmente sostituire il titolare.

Quando il Napoli torna in serie A, dietro Bandoni c’è il buon Pacifico Cuman. In due campionati Bandoni sarà sempre presente, 34 partite su 34. Poi arriva Zoff e Cuman, ancora per due anni, gli fa da secondo. Inutile dirlo anche qui, Zoff fa 30 su 30, gioca sempre. Poi un altro biennio, quello di Trevisan, sempre alle spalle di Dino fino all’episodio sopra raccontato che appartiene al terzo anno dei due portieri. Zoff 23 partite, Trevisan 7. Bisogna poi fare un salto al 1973-74 dove Carmignani non lascia nemmeno una presenza all’ex recordman Da Pozzo che guarda tutte le gare del Napoli con la tuta. Con un salto di undici anni arriviamo a Garella che fa 30 su 30 ed il quartese Zazzaro fa 0 presenze.

Quel che resta del giorno: Garellik, Angela e la Regina

È la squadra che l’anno dopo vincerà il suo primo, storico, scudetto. Esattamente dieci anni dopo, Taglialatela fa davvero il ‘Batman’ e nella stagione 1995-96 chiude la sua porta in faccia a Di Fusco. Gioca sempre lui, l’ischitano. Quando arriva il nuovo secolo la tradizione continua con Mancini che, nel campionato 2001-02, non lascia nemmeno un minuto a Roccati, il suo secondo. Chiude questa curiosa statistica la doppietta di De Sanctis che, nei campionati 2009-10 e 2010-11, fa scaldare inutilmente la panchina a Gennaro Iezzo.

L’attuale general manager della Salernitana mette 76 partite di fila nel Napoli e permette a Iezzo di risparmiare l’abbonamento a Sky. In questa lista manca uno dei più grandi portieri che abbia mai giocato a Napoli, Luciano Castellini. Il pipelet lombardo, infatti, più di una volta dovette lasciare il posto per infortunio ai vari Fiore, Ceriello e Di Fusco.

Ci sarebbe un’altra storia al contrario, quella di campionati dove il Napoli di portieri ne ha schierati addirittura quattro. Per la cronaca, nel 2000-01 giocarono Mancini (17 presenze), Fontana (14), Coppola (3) e Mondini (3), torneo terminato con la retrocessione in B, mentre nel 2002-03 Colomba prima e Scoglio poi schierarono Mancini (27), Manitta (8), Storari (4) e Gragnaniello (1). Ma questa è una brutta storia. E non ve la raccontiamo.

 

Testo di Davide Morgera. Professore e scrittore, cultore della storia del calcio e del Napoli. Ha pubblicato quattro libri:

Cronache dal secolo scorso: atti unici nella storia del Napoli (con Urbone Publishing).

Napoli, sfumature d’azzurro: beffe e belle partite, vittorie e sconfitte. Tutte le sfide nazionali ed europee dal 1909 ad oggi.

Azzurro Napoli. Iconografia inedita di una passione infinita.

Volevo essere Sergio Clerici. Memorie e storie di calcio.

L’immagine di copertina e le foto del testo sono tratte dall’archivio personale di Davide Morgera e utilizzate su autorizzazione dell’autore.