Quel Napoli in Norvegia contro il Bodø in Coppa delle Coppe
Dicembre 3, 2023Premessa.
I giornali riportano una foto significativa del tempo. Ferlaino, con un largo sorriso, mostra a Pesaola la Coppa Italia appena conquistata. E’ il “Petisso” il neo allenatore del Napoli a cui viene affidato il compito di riaprire un ciclo, possibilmente vincente, dopo quello di Vinicio.
I giocatori, intanto, dopo il ‘rompete le righe’, sono scappati verso i luoghi di villeggiatura, staccano la spina. Chi sta trascorrendo le ferie in Sardegna, chi a Jesolo e Cesenatico, chi in Versilia e qualcuno, come Juliano, Massa e Montefusco, non disdegna le isole campane, Ischia e Capri sono le più gettonate.
Quando da Ginevra arriva la notizia del sorteggio del primo turno di Coppa delle Coppe (il torneo riservato a chi vinceva la Coppa nazionale), la dirigenza e l’allenatore sono moderatamente soddisfatti. Pesaola ammette “Napoli fortunato ma manderò un mio osservatore a studiare questa squadra da vicino”. Dalle sue parole traspare comunque ottimismo ma anche un pizzico di diffidenza. Dall’urna svizzera è infatti uscita una misteriosa squadra della serie B norvegese. Il Bodø Glimt.
Da furbo di tre cotte qual era, Pesaola carica l’ambiente. Dice che il Napoli deve fare molte amichevoli con squadre internazionali per abituarsi al clima della competizione europea, per mettere benzina nel motore. Vanno bene le partite con lo Spezia, la Massese, il Viareggio quando gli azzurri sono in ritiro al Ciocco ma, tornati in città, ci vogliono altri tipi di amichevoli.
Così, in un afoso agosto, al San Paolo sfilano gli uruguaiani del Nacional (2 a 1, doppietta di Savoldi), i romeni del Galatzi (0 a 1) e gli austriaci del Grazer (5 a 2, tripletta di Massa e doppietta di Savoldi). Tra una partita internazionale e l’altra gli azzurri si misurano anche con la Fiorentina e col Perugia fuori casa e vincono in entrambe le occasioni per 1 a 0 (Juliano contro i viola, Savoldi contro gli umbri).
Il racconto di Bodø-Napoli
“E allora c’è tutto?” chiese preoccupato Bruscolotti a Mary, la moglie.
“Guarda: queste sono le maglie pesanti, i calzini di lana, due pullover, la sciarpa, il cappello e il cappotto”.
La valigia rigurgita di indumenti invernali. Sembra anacronistico perché fuori è una fantastica giornata di settembre a Napoli e il sole impera sui passanti che girano a mezze maniche per le strade della città.
Rivellino, l’attento e meticoloso allenatore in seconda del Napoli, fu esplicito. “Signori, troveremo 18 gradi sotto zero, un freddo tagliente, la neve a mucchi. Non state leggeri (soprattutto nell’abbigliamento ) e regolatevi in proposito”.
Pesaola lo aveva spedito in Norvegia per fare un sopralluogo e per visionare il Bodø Glimt, la squadra giallo vestita che era uscita dall’urna come prima avversaria della Coppa delle Coppe 1976-77. Nessuna squadra italiana fino ad allora era andata a giocare così lontano. Bodø è una cittadina industriale situata oltre il Circolo Polare Artico, in capo al mondo.
Si parte, come dei novelli Totò e Peppino a Milano in un celebre film. “Excuse me, nous voulons savoir…”, cappotti e giacche pesanti. Manca il colbacco e meno male. Tra Capodichino e diversi scali, alla fine le ore di viaggio per la comitiva azzurra saranno 18. Una enormità. Ma quando, in vita loro (quella dei calciatori), avranno più l’occasione di andare a giocare 200 km oltre il Circolo Polare Artico? Ed eccoli gli atleti azzurri, sul DC 10 diretto in Norvegia.
Le bionde hostess trotterellano da una parte all’altra dell’aereo ed ammiccano ai giocatori a cui non manca qualche fantasia. Che resterà tale.
Le ore passano e i trasbordi da un aereo all’altro avvengono a ritmo incalzante. Copenhagen, Oslo e finalmente Bodø. Sono le due di notte quando la comitiva arriva in città. Fa caldo. Siamo a Napoli o a Bodø? Forse il pilota ha sbagliato rotta e abbiamo fatto ritorno a casa. Ma no, siamo proprio al Polo Nord. E la neve, il freddo tagliente che congela naso e orecchie e il sole di mezzanotte dove sono? Via i cappotti, i maglioni, alle ortiche i cappelli.
Una camicia ed un blue jeans sono sufficienti. Rivellino viene aggredito: Juliano, Massa e Carmignani non fanno giri di parole : “Tu non sei mai stato a Bodø!”. Sgamato.
Ma il vero spettacolo è quello della mattina seguente quando il sole invita i giocatori ad affacciarsi dalle tendine dell’albergo Sas. Una finestra spalancata sul più bel paesaggio nordico. Decine di pescherecci vengono accarezzati da un mare azzurro a destra, i fiordi circondati da una collana di montagne incipriate a sinistra.
Maresca, il cuoco al seguito della squadra, ha preparato il caffè. “Venite, è pronto”. L’eccitazione pervade tutti man mano che l’ora della partita si avvicina. I norvegesi pronosticano un 5 a 0 a favore del Napoli, ma solo per scaramanzia. Pesaola afferma, invece, che un 2 a 0 per la sua squadra è sufficiente. Ed azzecca il risultato.
Poi il grande spettacolo di civiltà sportiva su quel campo, grande come uno della nostra Prima Categoria. Dalle case tutte intorno si può vedere la partita, molti gli spettatori non paganti. Niente guardie, cani poliziotti, idranti pronti ad intervenire, gas lacrimogeni ma majorettes dispensatrici di fiori e sorrisi e tifosi pronti ad applaudire le prodezze stilistiche delle due compagini. Alla fine della partita solo uno della comitiva mette fuori il cappotto : è Pesaola. Ha spolverato per l’occasione il suo portafortuna, il pastrano color cammello e la partita è vinta. Indosserà il suo vecchio cappotto risalente agli anni ‘60, che non ha voglia di mettere nell’armadio dei ricordi, mentre sotto i suoi piedi le cicche diventano una montagna.
Ma cos’altro si era inventato il “Petisso” per vincere la partita facilmente? Alla vigilia convoca un giornalista suo amico, Bo Larsen, suo vecchio compagno di squadra negli anni ’50, e gli dice che deve mettere paura ai suoi giocatori che potrebbero rilassarsi di fronte ad un impegno così facile sulla carta. Larsen va nell’albergo e dipinge il Bodø Glimt come una specie di Real Madrid della Norvegia, una squadra che in 12 partite ne ha vinte 11 ed ha segnato 56 gol in campionato.
Di fronte a queste cifre Burgnich e compagni si domandano se affronteranno dei mostri. Il Napoli ci casca e i giocatori si caricano a pallettoni. La realtà sarà, ovviamente, diversa e gli azzurri non avranno a che fare con dei fuoriclasse. Anzi.
Fa il suo esordio internazionale il neo acquisto Claudio Vinazzani che prende il posto dell’infortunato Esposito e all’ala sinistra gioca Walter Speggiorin, un altro nuovo innesto, preso per fare la terza punta dopo Savoldi e Chiarugi. Per il resto dei nove undicesimi è la squadra di Vinicio, quella che ha vinto la Coppa Italia surclassando il Verona e meritandosi il cerchietto tricolore sulle magliette. La panchina del Napoli sembra un reparto di geriatria con Landini, Pogliana, Montefusco e Favaro e l’unica ‘ventata di giovinezza’ è rappresentata da Catellani, altro neo acquisto.
La partita la risolve Speggiorin che con un gol per tempo stende i dilettanti norvegesi e fa gongolare Pesaola che, come il resto della comitiva, sente già la qualificazione in tasca. All’epoca c’erano gare ad eliminazione diretta e la trasferta dei nordici a Napoli sembrò una formalità. Negli spogliatoi Speggiorin dedica la vittoria a Waima Badiani, sorella del centrocampista della Lazio, che sposerà il giorno dopo, subito dopo essere rientrato in Italia da Bodø.
Come vince la partita Pesaola? Semplice, bando alla libido della zona e del gioco totale, mette la squadra in campo all’italiana. Così facendo il Napoli non è bello come quello di Vinicio ma sa che l’unica cosa che conta è il risultato.
Il viaggio di ritorno è più rapido ma anche più stressante. Mentre la comitiva si avvicina a Napoli, un freddo pungente penetra nelle ossa e sulla autostrada Roma- Napoli qualcuno indossa un maglioncino. Alle porte della nostra città il freddo diventa più intenso. Rivellino aveva ragione, bisogna vestirsi pesante. Ma quando si ritorna dal Polo Nord.
Testo di Davide Morgera. Professore e scrittore, cultore della storia del calcio e del Napoli. Ha pubblicato quattro libri:
Cronache dal secolo scorso: atti unici nella storia del Napoli (con Urbone Publishing).
Azzurro Napoli. Iconografia inedita di una passione infinita.
Volevo essere Sergio Clerici. Memorie e storie di calcio.
L’immagine di copertina e la foto del testo sono tratte dall’archivio personale di Davide Morgera e utilizzate su autorizzazione dell’autore. Trattasi di ritagli relativi alla trasferta norvegese, con Vinazzani in copertina fra i calciatori del Bodø.