Inghilterra 2 – Colombia 0: nessuna Fairytale per Kirsty MacColl

Inghilterra 2 – Colombia 0: nessuna Fairytale per Kirsty MacColl

Dicembre 17, 2023 0 Di Beppe Giuliano Monighini

“Hai mentito su chi sei

Hai mentito sulla tua vita

Non hai detto di avere tre figli

O di essere sposato

Ora è Inghilterra 2, Colombia 0

E so bene come si sentono i colombiani”

(‘England 2, Colombia 0’ di Kirsty MacColl)

Chi ha ucciso Andrés Escobar?

Gli anni novanta sono stati quelli di maggior successo per la nazionale della Colombia. O almeno c’era la promessa che lo fossero. Ripensandoci ora, il successo fu soprattutto pop, con una discreta mitologia di giocatori indubbiamente non banali quali René Higuita o Carlos Valderrama. Chi scrive deve ancora capire se il grande culto che li ha circondati fosse più dovuto a quel che mostravano sul campo o al fascino dell’estrosità.

Valderrama, centrocampista di grande tocco, quando venne in Europa, peraltro in due squadre medie, non fece granché. Higuita, di cui molti ancora adorano e celebrano le pose circensi, di fatto mise sempre in scena il suo spettacolo solo nel protetto fútbol del Sud America.

Quella Colombia si qualificò a tre mondiali consecutivi. Nel 1990 almeno passò il girone prima di perdere contro il Camerun, con Higuita che ha sulla coscienza entrambi i gol di Roger Milla, a proposito di miti dell’epoca.

Higuita insegue invano Roger Milla, dopo che l’attaccante camerunense gli ha sradicato la palla dai piedi, involandosi nella porta vuota per il momentaneo e decisivo 2-0 al San Paolo (immagine tratta da Wikimedia Commons)

Nel 1994 se ne parlò come di una delle squadre favorite in assoluto, era pur sempre la nazionale che aveva segnato cinque gol in Argentina, durante le qualificazioni. Come invece andò è più che noto. Val la pena di rileggere i giornali di quei giorni, per attenersi alla cronaca, che il 24 giugno riserva poche righe all’autogol più tragico della storia dei mondiali di calcio: «una prima rete al 34′ su un centro sbagliato di Harkes sfortunatamente deviato nella propria porta dal difensore centrale Escobar.» Tutto qui, cose che succedono, con lo sguardo dell’immediato. Certo, in altro articolo si parla delle minacce di morte al centrocampista Gabriel Gomez, dei «club in mano ai boss della coca», ma l’unico Escobar citato è l’altro, è il già defunto Pablo.

Andrés Escobar: in morte di un Capitano

Di ben altro tenore gli articoli di domenica 3 luglio, dopo l’omicidio del capitano di quella nazionale, Andrés Escobar. Con il commento in prima pagina di ‘La Stampa’ affidato alla penna al solito di tono alto di Vittorio Zucconi:

«Il Campionato Mondiale di Calcio 1994 è finito ieri sera, nelle strade della capitale della “Piovra” con il proiettile che ha ucciso il difensore della nazionale Colombiana, Andres Escobar, reo di avere commesso un autogol contro gli Stati Uniti. Risultato finale della Coppa: Calcio 1-Umanità 0.

Già ferita gravemente dall’arrogante imbecillità di Diego Armando Maradona, un uomo che non avrebbe mai più dovuto indossare la maglia della sua Nazionale se soltanto la Fifa e la Federazione argentina avessero avuto quelli che proprio i sudamericani chiamano “cojones”, la festa del football 1994 è ora inesorabilmente insudiciata. Non importa chi vincerà, il 17 luglio prossimo: questa sarà per sempre la Coppa macchiata del sangue di un giocatore colpevole soltanto di avere deviato male il pallone in area di rigore.»

Come sovente succede da quelle parti con la “giustizia”, il processo, le condanne, le assoluzioni, gli sconti di pena susseguitisi, hanno detto molto poco sull’omicidio di Escobar, neppure chiarendo in modo chiaro se fosse o meno dovuto all’autogol, come in genere si tende a pensare.

Chi ha ucciso Kirsty MacColl?

La prima volta alla BBC di Kirsty MacColl non era stata per cantare una sua canzone a ‘Top of the Pops’ o qualche programma simile. Parecchi anni prima, nel 1966, era apparsa a ‘The Problem With Gifted Children’, “il problema coi bambini prodigio”. Lei lo era. Anche senza essere praticamente andata a scuola per gravi problemi di salute, era prodigiosamente intelligente. In famiglia si accorsero che sapeva leggere quando, ad appena quattro anni, finì da sola il libro di fiabe. Nell’intervista, durante il programma sui bambini prodigio, aveva definito la sua poca esperienza scolastica come “horrible”. Era timida, ma già sicura di quel che diceva, e decisamente schietta. Non cambierà mai.

Aveva un talento musicale non comune, fu lei per esempio (come racconterà Bono in un’intervista) a compilare la scaletta definitiva del capolavoro degli U2 ‘The Joshua Tree’. Non ebbe mai il successo commerciale che meritava, sebbene scrivesse splendide canzoni pop, genere scelto quasi di sicuro per rinnegare il padre Ewan, leggenda del folk delle isole britanniche, che aveva lasciato la famiglia quando era molto piccola, e infatti i suoi rapporti con gli uomini furono sempre problematici, come chiaro dai testi delle sue canzoni.

La cosa per cui la si ricorda di più è la straordinaria interpretazione vocale, in duetto con il recentemente scomparso Shane MacGowan, in ‘Fairytale of New York’ dei Pogues, la più improbabile (e bella) canzone di Natale mai incisa.

Negli anni novanta aveva vissuto a lungo in Sud America e a Cuba, e questo influenzò decisamente il suo ultimo disco, uscito nel 2000, quando già la attendeva il tragico incidente in cui perse la vita.

Poco prima di Natale, accidenti alle coincidenze, aveva portato i figli in Messico per fare immersioni subacquee. La uccise un motoscafo che andava a velocità folle dove non doveva. Lo possedeva, e con ogni probabilità lo stava conducendo un anziano, ricchissimo e potente miliardario. Si prese la colpa un suo dipendente che la “giustizia” messicana “condannò” a risarcire ai figli, che avevano assistito alla morte della madre, la somma di 61 (sessantuno!) sterline. Sessantuno sterline: questo valeva la vita di Kirsty MacCall, bambina prodigio, grande musicista, donna sensibile, madre di due adolescenti, per la “giustizia” messicana.

Inghilterra 2, Colombia 0

Dunque la protagonista della canzone di Kirsty MacColl pare così lieta per l’invito dell’uomo appena conosciuto: vanno a un pub in Belsize Park, zona residenziale nel nord-ovest di Londra, lì nei dintorni c’è Hampstead Heath, insomma posto molto fico dove stanno attori, musicisti, ci ha vissuto Carlo Marx. Con gli altri avventori guardano Inghilterra-Colombia del mondiale del 1998.

La partita, giocata a Lens, decide la qualificazione al turno successivo: entrambe han battuto la Tunisia e perso contro la Romania. All’Inghilterra basta un pareggio, perché ha migliore differenza reti.

Al solito la Colombia si sta complicando la vita, e trova modo di complicarsela ulteriormente perché dopo mezz’ora sta sotto di due gol nonostante il portiere Mondragón, ancora lontano anni dal diventare il più vecchio giocatore di un Mondiale (record che farà nell’edizione del 2014 e perderà quattro anni dopo).

Il secondo gol glielo segna un giovane Beckham, per la prima volta titolare dopo le accuse del manager Hoddle di non essere sufficientemente concentrato sul torneo. Il fuoriclasse batte una punizione delle sue, l’Inghilterra si qualifica, lui troverà modo di passare in pochi giorni da “eroe” a “traditore della patria” quando si farà buttare fuori nel successivo incontro con l’Argentina, per un fallo di reazione su Diego Simeone (già, e dire che il gentleman tra i due non è di sicuro El Cholo).

Inghilterra 2, Colombia 0: il punteggio non cambia più fino alla fine, soprattutto per le grandi parate di Mondragón, consolato dal collega David Seaman a fine partita, quando i colombiani, subita un’altra precoce eliminazione, si disperano.

Intanto, lì nel pub di Belsize Park, lei ha scoperto tutte le bugie di lui, provvidenzialmente svenuto (troppo alcol, immaginiamo) poco prima che la notte diventasse d’amore. Invece la aspetta una solitaria notte di disperate lacrime, che non smettono nemmeno il mattino dopo, d’altronde “non sono quella che sceglie la squadra vincente, finisco per scegliere sempre un bastardo”, tema ricorrente nelle canzoni di Kirsty, che non ha mai superato l’abbandono paterno,  come detto.

Lei sa bene come si sentono i colombiani, insomma.

E lo sappiamo tutti noi, no?

Testo di Beppe Giuliano Monighini, che per Football&Life ha scritto anche:

“Armando Picchi e lo Scudetto dell’Inter, accadde di maggio 1971”;

“Remo Sacco e Umberto Lenzini: intrecci calcistici tra Alessandria e Lazio”.

“Le mille vite di Bernard Tapie, il Berlusconi di Francia”.

Monighini ha collaborato con La Stampa di Alessandria. Ha scritto insieme a Nicolò Vallone e altri autori “Portabandiere, storie di donne a cinque cerchi” per Urbone Publishing.

Ha scritto inoltre il bellissimo “L’estate della gioia e del terrore: i giochi di Monaco”, edizioni Ultra.

Il suo ultimo libro è “Miss Joni Mitchell: vita e musica di una grande artista”, edizioni Arcana.

Immagine di copertina: screenshot tratto dal video del programma della BBC citato nel testo.