Diego Fabbrini: un talento alla continua ricerca della squadra giusta
Dicembre 19, 2023Diego Fabbrini è attualmente svincolato, dopo aver cambiato qualcosa come sedici maglie nella sua carriera. Un dato che forse è alla base delle motivazioni di un talento mai del tutto espresso. Abbiamo avuto il piacere di parlare direttamente con lui, dopo la sua ultima esperienza alla Lucchese. Un calciatore, classe ’90, ancora integro e in attesa della chiamata giusta. Arriverà, alla soglia dei 34 anni da compiere a luglio 2024?
Ciao Diego e grazie per il tempo che hai accettato di condividere con i lettori di F&L.
Nel corso della tua carriera, hai avuto modo di incrociare calciatori di alto livello.
Ciao a tutti! Beh, devo dire che, se posso fare un nome, senza dubbio Totò Di Natale è stato il migliore con cui abbia giocato. L’ho vissuto da vicino a Udine, ed era un calciatore di altra categoria. Lo ha dimostrato a più riprese, come capocannoniere del campionato di Serie A, perennemente sopra quota 20 gol in stagione. Avrebbe meritato maggior sorte in Nazionale e, forse, maggiore riconoscimento per il calciatore che era.
Farei anche un altro nome: Luis Muriel. Del resto è sotto gli occhi di tutti, ancora oggi è capace di colpi spettacolari.
Non a caso Muriel a inizio carriera veniva paragonato a Ronaldo Fenomeno. Ma Diego Fabbrini che calciatore è?
Sono cresciuto in quello che al tempo era il miglior vivaio d’Italia, l’Empoli. E non arrivi all’Empoli se non hai talento. Io, nativo di San Giuliano Terme (provincia di Pisa ndr), come tanti ho dovuto sgomitare parecchio per tenere il pallone incollato ai piedi.
Fra assist, dribbling e passaggi smarcanti, forse è mancato lo spunto negli ultimi sedici metri per fare qualche gol in più, in un calcio che stava cambiando in fretta. Che aveva deciso di fare a meno del trequartista a sostegno di un gioco più di gamba, potenza, fisico.
Ma Diego Fabbrini riesce ad esordire nei preliminari di Champions contro l’Arsenal, e in Europa League ad Anfield.
Ricordi indelebili. Quando arrivi a certi livelli sogni di calcare quei campi tutti i giorni. Un lusso che pochissimi possono permettersi. Sono state certamente belle esperienze. Ma l’Udinese in attacco era fortissima, per un giovane di belle speranze lo spazio era il giusto, diciamo così. Era un contesto diverso da quello di oggi. I Pozzo volevano anche mostrare i progressi del proprio progetto a tutta l’Europa. C’era la voglia di dare fastidio alle grandi.
Diego Fabbrini arriva persino in Nazionale. L’apice della tua carriera?
Penso sia il massimo per un calciatore. Arrivare in Nazionale ed esordire. Ferragosto, 2012, a Berna. Amichevole Italia – Inghilterra. Sono entrato al posto di Balotelli che aveva accusato un infortunio. Devo dire grazie a Prandelli. Quella era un’Italia vice-campione d’Europa, sconfitta solo dalla Spagna. Poteva contare ancora su Balotelli e Cassano al massimo delle loro capacità calcistiche. Ho provato a ritagliarmi uno spazio alle loro spalle, per Cesare avrei potuto rappresentare uno dei calciatori del nuovo corso della Nazionale.
Torniamo ai Pozzo: nell’estate del 2013 voli in Inghilterra, che nella tua carriera sembra il Paese di destinazione. A Londra, ovviamente sponda Watford.
La famiglia Pozzo era dieci, venti anni avanti. Oggi ci sono le multinazionali che controllano diversi club in giro per il Mondo (City Group, Red Bull), al tempo già avere la proprietà di due o tre club in diversi Paesi era una novità.
In Inghilterra mi sono trovato benissimo, è un altro calcio. Spettacolare, fisico, rapido. Soprattutto, è un altro modo di intendere e di vivere il calcio. Ho avuto la fortuna di giocare in club di grande tradizione, non posso che essere soddisfatto di quello che ho dato e di quanto ho ricevuto. Watford, Millwall, Birmingham City, Middlesbrough.
Negli anni ’90 altri calciatori italiani di grande talento avevano fatto da apripista: Zola al Chelsea, Di Canio al West Ham, Benny Carbone…
Eravamo ancora visti quasi in maniera “esotica”. Stranieri, latini. Gli italiani in Inghilterra sono sempre stati un discorso a parte. C’era l’idea conformista di calciatori di grande talento, forti tecnicamente, in grado di inventare la giocata, ma incostanti e meno portati fisicamente. Col mio fisico longilineo e l’andatura agile e dinoccolata rappresentavo perfettamente lo standard che i tifosi si aspettavano. Intonavano cori alla Maradona (altro spauracchio del calcio inglese ndr) – “Diego Diego ooh”. Insomma, penso mi abbiano voluto bene.
Nell’estate del 2017 Fabbrini sbarca in Spagna, al Real Oviedo, nelle Asturie. La città che ha dato i natali a Fernando Alonso, uno dei più grandi piloti della storia della Formula Uno, e nel club che ha visto sfondare nel calcio che contava Isidro Langara, uno dei calciatori baschi più forti degli anni ’30 e ’40, nonché Santi Cazorla. Insomma, non un club qualunque.
In Spagna ho avuto tanta sfortuna. Mi sono infortunato durante la preparazione e sono rientrato solo a gennaio. In pratica, ho giocato a calcio per quattro mesi, per il resto non ho potuto contribuire quanto avrei voluto. Quell’esperienza poteva rilanciare le mie ambizioni, è stato invece il momento in cui sono sceso dal treno del calcio ad altissimi livelli, che frequentavo ormai da quasi 8 anni.
Da lì mi sono trasferito in Romania. Prima al Botsani e successivamente alla Dinamo Bucarest. In mezzo, un’esperienza in Bulgaria nel CSKA Sofia. Ho la fortuna di essere seguito sempre dalla mia famiglia ovunque vada. Per me è molto importante, senza di loro non andrei da nessuna parte.
Sono sempre stato considerato un giovane di belle speranze. Forse non ho ricevuto dal calcio quanto avevo promesso di offrire in cambio. Ma oggi che molto è cambiato, una cosa è rimasta uguale, almeno in Italia: la disabitudine a dare spazio ai giovani. A questi ultimi sento di dare un consiglio: il calcio può diventare un lavoro, anche se non per tutti; finché si gioca bisogna divertirsi, è un gioco. Non bisogna perdere mai il lato “fun” dello sport, a discapito del denaro. Solo se giochi a calcio con la passione e la voglia di emergere sempre avrai qualche chance. Là fuori ci sarà sempre gente più affamata, più forte, più veloce. Per restare competitivi bisogna amare ciò che si fa.
Grazie ancora Diego, vorrei chiudere, da pisano, con una domanda: perché non si è mai concretizzato un tuo passaggio al Pisa, un ritorno a casa?
Guarda, mi sarebbe piaciuto. Ormai il treno è passato, ma sono stato più volte vicino a vestire la maglia nerazzurra della mia città. Sarebbe stato un onore e un piacere. Ma sono comunque felice della carriera che ho fatto. Dopo la Lucchese ora sono svincolato. Vedremo.
Ringraziamo ancora Diego Fabbrini per il tempo che ci ha dedicato.
La redazione augura a Diego di continuare a coltivare i suoi sogni, dentro e fuori dal rettangolo di gioco.
Intervista a cura di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia.
Complimenti, bell’intervista!
Grazie per il riscontro Simone, continua a seguire le nostre storie e le interviste di F&L!