Coppa d’Africa 2023, temi e protagonisti: ne parliamo con Vin Lacerenza
Gennaio 6, 2024Torna la Coppa d’Africa per Nazioni, edizione 2023, ma da giocarsi nel 2024 in Costa d’Avorio, dal 13 gennaio all’11 febbraio.
Ne parliamo in questa intervista esclusiva con il giornalista Vincenzo Lacerenza, che ringraziamo. Protagonisti, temi e previsioni su un’edizione che si prospetta estremamente interessante.
Vin, come sempre la vigilia della Coppa d’Africa viene preceduta dalle solite polemiche eurocentriche. Cominciamo quindi da ciò che tutti si chiedono: non c’è altra soluzione per la CAF, se non una coppa a cadenza biennale, giocata nel bel mezzo dei campionati? Ci sono club, non solo in Francia, che vengono privati di alcuni dei loro migliori talenti, con i proprietari che talvolta fanno le barricate per costringere i calciatori a non partire.
“Purtroppo è una questione che si ripropone ogni due anni, è il manifesto di un pensiero eurocentrico. Leggevo negli ultimi giorni un post dell’amico Val Moggia, con cui sono d’accordo. Bisognerebbe distaccarsi da questa mentalità secondo la quale l’Europa è al centro del mondo e sono “gli altri” a doversi adattare al nostro calcio e al nostro calendario. Quella di giocare in estate è chiaramente un’opzione che è stata anche percorsa diverse volte dalla CAF, ma per ragioni climatiche non sempre è possibile. La stessa edizione in Costa d’Avorio avrebbe dovuto inizialmente tenersi la scorsa estate.
Per l’incolumità dei calciatori bisognerebbe sempre giocare in Sudafrica, e non sarebbe corretto. Una soluzione potrebbe essere quella di giocare ogni quattro anni, evitando un dispendio di energie supplementare più frequente per i calciatori convocati dalle nazionali africane. Del resto, i club sanno perfettamente quando si tiene la Coppa d’Africa quando acquistano un calciatore e hanno tutto il tempo per organizzarsi. Nella scorsa stagione il calcio per club si è fermato per i Mondiali in Qatar. Ovviamente questo, per la Coppa d’Africa – ma anche per la Coppa d’Asia – non sarebbe possibile.
Pertanto la trovo una polemica sterile, spinta anche da uno sfondo di velato razzismo e scarsa considerazione per il calcio africano e, soprattutto, per le nazionali.”
D’altronde, a proposito di quest’ultime, si sente parlare di fastidio anche quando c’è una qualsiasi pausa nazionali, per Nations League e qualificazioni Mondiali ed Europee. Quello che percepisco seguendo molto il calcio per nazionali è una certa avversione dei club per questo mondo. Nella scorsa stagione, la Nigeria non giocò in Qatar per non essersi qualificata, ai playoff, contro il Ghana. Questo consentì ad un calciatore importante come Osimhen, spesso al centro di critiche per le sue fughe in Nigeria – e come hai giustamente ricordato, il presidente De Laurentiis è uno dei più loquaci “nemici” della Coppa d’Africa – di riposarsi. Osimhen non giocò la scorsa edizione in Camerun per infortunio: stavolta, da calciatore africano dell’anno in carica, sarà uno dei protagonisti insieme alla sua nazionale?
“Peseiro ha dovuto lasciare a casa tanti attaccanti, come Terem Moffi e Gift Orban. La Nigeria davanti non ha problemi: oltre a Osimhen – capocannoniere delle qualificazioni, pallone d’oro africano e ottavo nella lista generale di France Football – c’è gente come Victor Boniface del Bayer Leverkusen che è primo in Bundesliga; c’è l’attaccante esterno del Milan, ex Villarreal, Chukwueze. C’è Lookman che sta facendo molto bene all’Atalanta. I problemi sono dietro, sia in difesa, numericamente, ma soprattutto in porta. Il titolare dovrebbe essere ancora il criticatissimo Uzoho, ma c’è un ballottaggio con Ojo Olorunleke, portiere del club più famoso in patria, l’Enyimba (la squadra dove è nata la stella dello storico portiere Vincent Enyeama), l’unico convocato autoctono.
La squadra è in difficoltà. I pareggi nelle qualificazioni mondiali contro Lesotho e Zimbabwe hanno attirato ulteriori critiche sulla gestione del portoghese Peseiro. Nella scorsa edizione la Nigeria non superò lo scoglio Tunisia perdendo 1-0 agli ottavi. Quest’anno dovrebbe fare meglio, essendo una delle più serie candidate alla vittoria. Ma, come detto, deve superare i problemi difensivi.”
A proposito di favorite: Marocco 1976, è arrivato finalmente il momento del bis?
“Chiaramente ha tutte le carte in regola. Parliamo della prima africana semifinalista ai Mondiali, nonché la più alta nel ranking FIFA. Gran parte dei giocatori marocchini gioca in Europa, ai Mondiali c’erano addirittura 16 binazionali convocati da Regragui. A proposito delle ultime chiamate, ci sono state poche novità ma la stampa marocchina è rimasta un po’ perplessa. Boufal che gioca in Qatar è infortunato e non gioca da quattro mesi, ma è stato convocato lo stesso. Regragui ha ammesso che, se la lista non fosse stata a 27, non l’avrebbe chiamato.
Ci sarà Tarik Tissoudali fra gli attaccanti che sta facendo benissimo in Belgio col Gent. E fra i difensori, il capitano dell’Under-21 Riad è forse la novità principale. In Belgio gioca anche il giovane centrocampista offensivo Bilal El Khannous che è molto interessante, ha 19 anni e sta facendo faville al Genk, e ha esordito proprio nel corso degli ultimi Mondiali, dopo aver svolto parte della trafila giovanile col Belgio, Paese in cui è nato.
Il Marocco nell’ultima Coppa d’Africa è stato eliminato ai rigori dallo ‘spauracchio’ Egitto, ai quarti di finale. In quella precedente addirittura agli ottavi dal Benin. Insomma, rapporto non positivo con questa coppa, ma è arrivato il momento di invertire la rotta. Giocatori di livello assoluto come l’ex portiere del Siviglia Bonou, il terzino del PSG Hakimi, il centrale difensivo del West Ham Nayef Aguerd, il mediano del Man Utd Amrabat, sono lì a testimoniare che, da grandi giocatori, derivano anche pressioni e responsabilità”.
La maledizione del Marocco con l’Egitto, il golpe militare burkinabé e non solo
Parliamo per un attimo del gruppo di ferro di questa Coppa d’Africa: Senegal campione in carica, Camerun, Guinea e Gambia. Un nome da tenere d’occhio per ciascuna di queste nazionali?
“Partiamo dai campioni in carica del Senegal: in questo caso è facilissimo fare un nome, Lamine Camara del Metz. Principale indiziato a vincere il premio come best young player di questa edizione – succederebbe ad un altro senegalese come Krepin Diatta (che ha vinto nel 2019 e che negli ultimi anni ha avuto però qualche problema fisico e si è un po’ perso) e al burkinabé Issa Kaboré (2021) – ed è abituato ad ottenere questo tipo di riconoscimenti, essendo già stato nominato come MVP della Coppa d’Africa under-20, vinta ovviamente dai suoi, e dell’ultimo CHAN, il campionato africano per nazioni relativo ai giocatori che militano nei tornei locali.
Prodotto della Génération Foot come Sadio Mané, sta già dimostrando in Ligue 1 tutto il suo valore, in qualità di mezzala dinamica, con tiro da fuori, corsa, tecnica e capacità d’inserimento. Prototipo del centrocampista moderno e con un valore di mercato già fuori scala quasi per chiunque.
Per quanto riguarda il Camerun, sono curioso di vedere all’opera il centravanti del Bodø/Glimt Faris Moumbagna, classe 2000 nativo di Yaoundé, giocatore ben strutturato fisicamente e leader offensivo dei campioni di Norvegia in carica, con 28 presenze, 15 gol e 8 assist. A breve lo vedremo certamente in uno dei Big 5. La Norvegia, del resto, è ormai un trampolino di lancio per questo tipo di attaccanti moderni.
Sul Gambia vorrei segnalare un calciatore che farà certamente una grande carriera, a prescindere da queste convocazioni (che non sono state ancora diramate dal CT belga Saintfiet al momento in cui scriviamo): si tratta di Adama Bojang, classe 2004, che con i suoi gol ha portato la selezione under-20 in finale (persa contro il Senegal) ai campionati africani e agli ottavi ai Mondiali di categoria. Un giocatore che per l’attacco alla profondità e per la potenza ricorda Victor Osimhen, un vero uragano quando punta la porta.
Il Reims l’ha prelevato in agosto dallo Steve Biko FC, un club/accademia che in Gambia è noto per formare calciatori di livello, e gli sta facendo svolgere una sorta di apprendistato nella squadra II (che milita nel National III, quinta divisione francese), dove Bojang appare davvero come un calciatore fuori scala. Magari è un po’ prematuro – e anzi sarei sorpreso se venisse già convocato e gli fosse concesso minutaggio – ma Bojang è davvero la next big thing del calcio africano in fatto di attaccanti, nonostante una tecnica ancora grezza, tant’è vero che pare già essere nei piani futuri del Chelsea.
Sulla Guinea, oltre al bomber Guirassy, segnaliamo finalmente un difensore, Saidou Sow dello Strasburgo. Potrebbe sfruttare la Coppa d’Africa come un’occasione di progressione nella carriera, attirando l’interesse di club di prima fascia. Parliamo di un centrale molto forte e abile nel duello corpo a corpo. Forse, ha il difetto di essere ancora un po’ lento nella copertura della profondità. Classe 2002, a 22 anni dovrà dimostrare presto di essere pronto per il grande salto. E in questo gruppo C così competitivo, certamente dovrà fronteggiare dei centravanti di alto livello”.
Senegal e Marocco sono quindi le due principali favorite. Chi può essere il terzo incomodo?
“Concordo su Senegal e Marocco. Sono decisamente le migliori per ranking e per storia recente. Il Senegal ha vinto tutti gli ultimi trofei continentali sia a livello maggiore che u-20 e u-17. Il Marocco è giunto in semifinale ai Mondiali, com’è noto. Volendo fare un nome di una nazionale che non ha mai vinto e neppure mai partecipato ai Mondiali, punterei sul Mali. Una selezione giovane, di ottima caratura, allenata da Eric Chelle , che si è sempre distinta a livello under-17 e under-20 facendo incetta di tornei continentali e faville ai Mondiali di categoria. In Coppa d’Africa vanta una finale nel 1972, persa contro il Congo-Brazzaville, edizione in cui si segnalò il leggendario Salif Keita.
Probabilmente è uno dei Paesi più grandi dell’Africa a non aver mai vinto la Coppa, e questa potrebbe essere una buona chance, da outsider. L’ossatura di squadra è buona, soprattutto a centrocampo. Ci sono assenze importanti per infortunio, come quelle dell’attaccante dell’Almeria Ibrahima Koné e del centrocampista del Crystal Palace Cheick Doucouré.
Ma ci sono diversi elementi di caratura internazionale, come Nene Dorgeles, attaccante dell’RB Salisburgo; Amadou Haidara dell’RB Lipsia e Kamory Doumbia del Brest, giovane centrocampista che, di recente, ha addirittura realizzato quattro gol in una sola partita.
La maggior parte dei calciatori si è formata nella JMG Academie di Bamako, le cui fondamenta sono state gettate da Jean-Marc Guillou, lo stesso architetto della generazione d’oro della Costa D’Avorio.”
Sempre a proposito di Costa d’Avorio, come stanno i padroni di casa?
“Diciamo che se il Mali è il terzo incomodo dietro le big (Egitto, Nigeria, Algeria, Tunisia, Ghana), la Costa d’Avorio è il terzo incomodo reale. Innanzitutto perché giocano in casa. In secondo luogo poiché hanno ricostruito molto bene dalle ceneri della generazione d’oro. Dopo la sconfitta contro il Camerun nelle qualificazioni ai Mondiali, gli Elefanti hanno saputo svecchiare la squadra e presentano una selezione di tutto rispetto.
L’allenatore è il francese Jean-Louis Gasset. In difesa hanno Odilou Kossounou del Leverkusen che sta giocando un campionato di altissimo livello in Bundes. C’è Ndicka della Roma, ex Eintracht, e hanno un calciatore che personalmente mi fa impazzire (con un valore di mercato già ampiamente oltre i 40 milioni) e che a 20 anni è una colonna dello Sporting Lisbona: parlo ovviamente di Ousmane Diomande.
A centrocampo non manca l’esperienza con Kessié e Seko Fofana. Davanti probabilmente c’è qualche problema in più del solito. Haller sta avendo altri guai fisici dopo essersi ripreso dal cancro. Kouame non ha mai reso fede al suo potenziale. Potrebbe quindi esplodere anche in nazionale Karim Konaté dell’RB Salisburgo, anch’egli cresciuto nel vivaio dell’ASEC Mimosas di Abidjan, tornando proprio al discorso di Jean-Marc Guillou. Convocato anche Simon Adingra, giovane ala del Brighton, nonostante un recente infortunio. Vedremo se riuscirà a giocare e in quali condizioni.
Non ce l’ha fatta a rientrare nelle convocazioni Gervinho, mentre sembra tornato definitivamente in gruppo Nicolas Pepe, spentosi dopo che l’Arsenal aveva investito più di 80 milioni di euro per prelevarlo dal Lille. Hamed Traoré ha invece contratto la malaria e non ci sarà, mentre Wilfired Zaha non è stato convocato per scelta tecnica.”
Rispetto al passato, il ruolo delle accademie sta agevolando il passaggio dei calciatori africani in Europa. Ma si sta guardando anche al reclutamento di atleti nati e formati in Europa, in possesso della doppia cittadinanza grazie al Paese di nascita dei genitori. Qual è a tuo giudizio la chiave per rendere più competitive nel lungo periodo, a livello mondiale, le nazionali africane?
“Sicuramente un mix dei due aspetti inciderà a lungo andare. Sia che si propenda maggiormente per l’una o per l’altra strategia. Abbiamo parlato in queste righe delle grandi accademie calcistiche, come quelle fondate da Jean-Marc Guillou, o come la Mohammed VI di Salé-Rabat che sta aumentando a dismisura il potenziale del calcio marocchino, che pure basa molto della sua rosa su calciatori nati in Francia, in Olanda o in Belgio. Di certo le nazionali nordafricane sono fra quelle che fanno più largo uso dello scouting internazionale. Come detto, il Marocco ai Mondiali poteva contare su 16 calciatori binazionali, mentre in Africa Occidentale si lavora molto di più attraverso le accademie. Il vero volano per la crescita deve essere l’investimento sulle infrastrutture.
La CAF ha finanziato il Coach Program per la formazione di allenatori locali. Da qui, in passato, sono usciti i due top coach del calcio africano, Aliou Cissé del Senegal e Walid Regragui del Marocco (quest’ultimo nato in Francia).
Del resto, si sta un po’ perdendo il mito dello “Stregone Bianco” (come potevano essere in passato Claude Le Roy, Bruno Metsu, Herve Renard e tanti altri). In Coppa d’Africa 2017 c’erano solo 4 allenatori africani su 16. Nel 2022 furono ben 16 su 24, in questa edizione 13. Più della metà del pool di allenatori sarà africano.
Fra gli europei, restano 4 i francesi, 3 i portoghesi, due dei quali, Peseiro (Nigeria) e Rui Vitoria (Egitto), allenano nazionali non lusofone. Ci sono due belgi e un israeliano, Avram Grant.
In Africa si sono forse resi conto che si stavano sprecando troppe risorse su allenatori europei con un curriculum mediocre. In passato, si dava più credito agli Europei per due motivi. Erano anzitutto considerati dei veri professionisti a differenza dei coach africani. Inoltre, si riteneva potessero essere super partes in relazione alla questione delle etnie che compongono le varie nazionali al proprio interno. Gli europei venivano visti quindi come garanti di questo equilibrio etnico.”
Intervista a cura di Luca Sisto, direttore e co-fondatore di F&L.
Vincenzo Lacerenza è un giornalista freelance. Scrive di calcio per alcune delle principali testate online, in particolare quale esperto di calcio africano. Scrive di giovani talenti sulla sua pagina FB African Soccer Talents.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia: la cerimonia inaugurale della Coppa d’Africa 2021 allo Stadio Olembe in Camerun.
Volevo chiedere, se possibile, a Vincenzo cosa ne pensa dei tanti giocatori africani che giocano per le varie nazionali europee e della ricerca delle varie nazionali africani di convincere questi giocatori a giocare per le nazionali dei suoi genitori \ nonni. Il Marocco in alcuni c’e riuscito mentre con Yamal non è stato possibile o con Brahim Diaz non si sa ancora la sua decisione definitiva.
Molto dipende, quasi come nei club, da successi e progetto. Nel momento in cui si comincerà a pensare alle nazionali africane non come un plan-B per i calciatori B-nazionali, ma come una realtà d’approdo e consacrazione della carriera, le decisioni saranno molto più semplici e le nazionali africane potranno disporre di determinati calciatori al top della carriera e ancora giovani.