La retrocessione del Santos e la panchina della Seleção

La retrocessione del Santos e la panchina della Seleção

Gennaio 10, 2024 0 Di Alessandro Sanna

Poco più di un mese fa si è concluso il Brasileirão 2023. Un campionato che, dato l’exploit iniziale del Botafogo, sembrava decisamente chiuso. A sorpresa, invece, si è rivelato avvincente fino quasi all’ultima giornata. A spuntarla è stato il Palmeiras di Abel Ferreira, alla seconda affermazione consecutiva. Elemento di discussione, però, è stato anche il crollo del Santos il quale non è riuscito ad evitare la retrocessione.
Con Davide Tuniz abbiamo provato ad analizzare i motivi che hanno portato la storica squadra di Pelé a questo risultato sportivo così nefasto.

Ciao Davide, hai fatto ritorno in Brasile da poche settimane dopo più di un anno d’assenza. Che Paese hai ritrovato?

“Rispetto a un anno fa, ho trovato sicuramente un Paese meno polarizzato, più sereno e meno incattivito. Le persone ed anche la politica sembrano aver ripreso quel ritmo compassato che c’era prima dei quattro anni di governo Bolsonaro. Nel 2023, poi, la deforestazione è diminuita del 43% rispetto all’anno precedente e, per chi come me vive nel centro della foresta amazzonica, non può che essere un’ottima notizia.”

Si è concluso il campionato più avvincente degli ultimi anni. A cosa è stato dovuto questo equilibrio e tanta incertezza?

“In realtà il Brasileirão è sempre stato incerto e combattuto. Senza dubbio, però, quest’anno abbiamo vissuto un torneo elettrizzante. I motivi sono diversi: è un campionato lungo e faticoso, anche mentalmente. Il crollo del Botafogo ne è testimonianza. A un certo punto per le grandi si intreccia con impegni di Coppa, tra Libertadores, Sudamericana e Coppa del Brasile, molto ravvicinati tra loro.

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Tra le grandi qualcuno delude sempre. Stavolta è stato il turno di Corinthians, Internacional, in parte San Paolo e naturalmente Santos, lasciando spazio per le sorprese come il Bragantino e il neopromosso Gremio. In definitiva, si può affermare come il livello generale si sia sicuramente alzato, con allenatori che hanno il coraggio di sperimentare e che ormai per la maggior parte hanno studiato o studiano in Europa.”

Anche la lotta per la salvezza è stata appassionante fino all’ultima giornata. Come hai accennato una delle delusioni più importanti è stato proprio il Santos per il quale è addirittura arrivata la retrocessione. Che rilevanza ha nel panorama calcistico brasiliano questo risultato negativo?

“Certamente ha avuto grande impatto. È stata una sorta di estensione del lutto per la morte di Pelé avvenuta un anno fa. Purtroppo il Santos negli ultimi anni ha sofferto di gestioni societarie incompetenti e poco lungimiranti che hanno disperso un patrimonio tecnico di valore senza ritorni considerevoli. Non si tratta però della prima retrocessione illustre avvenuta nelle ultime stagioni.
Come hanno dimostrato tutte le grandi che hanno vissuto l’amarezza di una retrocessione, la Serie B rappresenta una grande occasione per eliminare ciò che non va e ricominciare nella giusta direzione. Palmeiras, Corinthians e, più recentemente, anche Gremio e Botafogo sono riusciti a riemergere proprio attraverso le sabbie mobili della Serie B.”

Solamente tre anni fa il club disputava la finale di Libertadores, poi persa, contro il Palmeiras. Cosa è successo in un periodo di tempo così breve?

“La colpa principale è da attribuire alla dirigenza, la cui gestione non è stata capace sia di valorizzare il patrimonio tecnico a disposizione, sia di usare al meglio i soldi incassati durante la competizione, dalle fasi iniziali fino alla finale. Provando a sintetizzare possiamo analizzare alcuni aspetti chiave.
Il valore della rosa, come riconosciuto dal DS Alexandre Gallo, era basso. Il Santos ha posto sotto contratto ventuno giocatori nell’arco della stagione. Praticamente quasi due squadre. Un via vai continuo che ha impedito agli allenatori di lavorare con continuità. Insomma molta quantità, poca qualità.
All’alternanza dei calciatori va sommata poi quella delle guide tecniche. Il Santos ha cambiato quattro allenatori in una stagione. Ciò non è un fatto raro per il campionato brasiliano ma rappresenta comunque un fattore di elevata instabilità. Guardando poi il tempo di permanenza dei vari allenatori, non è difficile capire perché la squadra non è mai riuscita ad avere una proposta di gioco degna di tale nome.
Infine, la fase difensiva si è rivelata totalmente inadeguata. Il reparto difensivo non può ritenersi il capro espiatorio di una situazione nata male e proseguita peggio. Tuttavia, gli ottantuno gol subiti in sessantadue incontri (quasi una rete e mezzo a partita) hanno contribuito al mancato ottenimento di risultati. Era dal 2000 che il club non registrava un dato così preoccupante, sintomo della fragilità della squadra.”

Recentemente ci sono state le elezioni ed è stato eletto il nuovo presidente. Se tu fossi al posto di Marcelo Texeira qual è la prima cosa che faresti per riportare il Santos in Serie A?

“Nonostante il Santos abbia un ottimo settore giovanile, Teixeira ha puntato sul fattore dell’esperienza. Sono stati, infatti, acquisiti calciatori con alle spalle diversi anni di professionismo: Gil (36 anni), Giuliano (33), William Bigode (37), Cazares (31) solo per citarne alcuni. Per imporsi in un campionato come la Serie B questa è, probabilmente, la strategia migliore nonostante ci sia il rischio, specialmente nella seconda parte di campionato, che le energie inizino a scarseggiare.
A differenza degli ultimi anni, però, la prossima Serie B non vede, ai nastri di partenza, nessun altro club oltre al Santos che può definirsi grande. Tra le partecipanti ci sono, però, tutte quelle squadre già abituate a lottare per la Seria A e che un tempo venivano battezzate con il termine “ascensore”, Goiás, Avaí, Coritiba, Sport, América MG. Infine, bisogna considerare che tutte le squadre che affronteranno il Santos giocheranno la partita della vita per poter dire di aver battuto il Peixe.”

Quindi è realistico aspettarsi un’immediata risalita?

“Ho in parte risposto prima, la Serie B è un campionato molto difficile, sicuramente il Santos si presenta come una delle favorite e realisticamente sembra improbabile che non riesca ad arrivare almeno tra le prime quattro.”

La rivoluzione filosofica del Fluminense di Fernando Diniz

In conclusione non possiamo non parlare di tutto il caos che nelle ultime settimane ha investito la Seleção, dal mancato arrivo di Ancelotti all’esonero di Diniz fino alla nomina, arrivata pochissimi giorni fa, di Dorival Júnior. Cosa pensi di tutta questa situazione?

“È tutto legato alla situazione confusionaria nella quale vive da mesi ormai la Confederazione Calcistica Brasiliana (CBF). Il Presidente Ednaldo Rodrigues, eletto nel marzo 2022, era stato destituito lo scorso dicembre a seguito di una sentenza del Tribunale di Giustizia di Rio, la quale sosteneva delle irregolarità nello svolgimento delle elezioni stesse. Pochi giorni fa, però, la Corte Suprema ha ribaltato questa sentenza reintegrando Rodrigues nella sua carica di Presidente. Nell’atto di ribadire il suo ruolo, Rodrigues, ha esonerato Diniz con effetto immediato appellandosi ai risultati scarsi ottenuti dall’allenatore del Fluminense da quando è stato scelto come selezionatore. La scelta di Dorival Júnior può ritenersi una sorpresa a metà. Nel senso che un anno fa, al momento di scegliere il sostituto di Titê, era uno dei nomi più gettonati. Ora, è stata decisiva la volontà dello stesso Dorival di lasciare il São Paulo concentrandosi quindi al 100% sulla Nazionale, come chiesto espressamente dalla Federazione.
Si tratta di un tecnico moderno, che ha fatto molto bene al Flamengo, vincendo una Libertadores, e anche al San Paolo, da subentrato, ha limitato i danni vincendo la Coppa del Brasile. Dorival è quindi abituato a lavorare sotto pressione e penso possa fare bene.”

Intervista a cura di Alessandro Sanna.

Davide Tuniz è giornalista e formatore nell’ambito dei diritti umani e della violenza contro le donne. Dai primi anni ’90 in cui si recò in Brasile per la prima volta non lo ha praticamente più lasciato. Dal 2007 vive a Manaus dove svolge la sua professione e si occupa, per passione, di storia e storiografia del calcio brasiliano.

Immagine di copertina tratta da Wikipedia.