
Iñaki Williams e una scelta di cuore
Gennaio 11, 2024Da Iñaki a Kweku è un po’ come dire da Accra a Bilbao. Ci sono più di 5000 km di distanza, un deserto da attraversare e un muro (Melilla) da saltare. Questo è il viaggio che affrontarono Maria Arthuer e Felix Williams. Partiti dal Ghana, dentro un camion con altre 40 persone, stipati uno sull’altro. Poi lasciati nel Sahara, senza acqua né cibo, con davanti giorni e giorni di cammino sulla sabbia che raggiungeva 40/50 gradi.
La gente cascava, i bambini morivano, poi il muro di Melilla. Sembrava quasi fatta, nell’ignoranza di chi non sapeva cosa l’avrebbe atteso dopo, di chi aveva investito tutti i suoi risparmi per poter realizzare questo viaggio, ma scavalcato il muro vennero fermati dalla polizia e arrestati. In carcere, un avvocato della Caritas dette loro un consiglio che gli avrebbe cambiato la vita: “L’unica cosa che potete fare è dire che arrivate da un Paese in guerra”.
Presero i loro documenti, li distrussero e chiesero asilo politico come cittadini della Liberia. Attraverso la Caritas vennero mandati a Bilbao, dove alla stazione del treno c’era Don Iñaki Mardones, che li accolse prima in una pensione e poi trovò loro una casa. Nel frattempo, Maria scoprì che aveva fatto tutto il viaggio incinta e, due mesi più tardi, nacque il piccolo Iñaki, proprio in onore del prete che da subito li aveva accolti nei paesi Baschi.
L’esordio di Iñaki Williams nell’Athletic
Tutto questo, Iñaki lo scoprì solamente a vent’anni. Fino a quel momento i suoi genitori gli avevano sempre raccontato che erano arrivati a Bilbao in aereo. Iñaki, quando nel dicembre del 2014 Valverde lo fece esordire in prima squadra, diventò il secondo giocatore di colore della storia dell’Athletic (il primo fu Jonas Ramalho, padre angolano e madre basca) e, il 19 Febbraio 2015 nel 2-2 di Europa League contro il Torino, fu il primo “africano” a segnare con la maglia dei leoni baschi.
Tutto questo lo rese un personaggio pubblico e la stampa, incuriosita, chiese delle sue origini. Iñaki sapeva che, dopo essere nato a Bilbao, si era trasferito a Pamplona dove era cresciuto ed aveva vissuto fino all’ingresso nella cantera dell’Athletic. Sapeva che sua mamma non aveva mai smesso di lavorare per lui e suo fratello Nico (8 anni più piccolo). Che suo padre, dopo aver lavorato come pastore in Navarra e uomo delle pulizie, da dieci anni viveva a Londra per lavoro, dove puliva tavolini in un centro commerciale vicino a Stamford Bridge e i giorni delle partite dei Blues distribuiva volantini per i tifosi di casa.
Sapeva che rimanere in prima squadra e avere un nuovo contratto voleva dire un futuro migliore, ma soprattutto significava il ritorno di suo padre a casa e, finalmente, una figura paterna, che non fosse lui, per suo fratello Nico. Non conosceva, però, la vera storia di Felix e Maria. Sua madre capì che era il momento di dirgli la verità, non poteva continuare a mentire. Iñaki, ascoltando sua madre, decise che, durante tutta la sua carriera calcistica, avrebbe lavorato e si sarebbe sacrificato in onore dei suoi genitori che avevano rischiato la vita per dare un futuro migliore ai loro figli.
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Sempre presente
Gli sforzi si videro fin dall’inizio: la “Pantera di Bilbao”, dall’aprile del 2016 giocò sempre, con o senza problemi fisici, e nel gennaio del 2023 ha stabilito un record di 251 partite di fila, senza mai fermarsi. Da due anni Iñaki ha raggiunto il sogno, fin da quando era bambino, suo e di suo fratello: di giocare insieme nell’Athletic. Il fratello maggiore sulla destra e Nico sulla sinistra rappresentano le due frecce sulle ali dei leoni baschi. Maria Arthuer non può che esserne orgogliosa. Come nella semifinale di Supercoppa di Spagna del 2022 a Riyadh: grazie a un gol di Nico, i baschi hanno battuto l’Atletico Madrid e, a fine partita, i due fratelli si sono avvicinati alla rete, dove c’era Maria in lacrime, emozionata, ad aspettarli.
Mentre Nico gioca con le furie rosse, Iñaki, dopo aver fatto tutta la trafila con l’Under 21 spagnola e aver esordito nel 2016 con Del Bosque contro la Bosnia Erzegovina, ha deciso di giocare con il Ghana. All’inizio l’attaccante rifiutò la prima proposta del presidente ghanese, perché si sentiva spagnolo e, allo stesso tempo, perché non voleva ingannare nessuno e togliere il posto a qualche giocatore che veramente sognava di giocare con le “Black Stars”. In seguito, nell’estate del 2022, tutto è cambiato.
La scelta del Ghana
La famiglia Williams ha deciso di andare a trovare i familiari ad Accra e Kumasi. All’arrivo con l’auto, tutta la città si è riversata ad aspettare il numero 9 dell’Athletic e, in quel momento, ha capito quanto avrebbe fatto felice un intero Paese scegliendo la maglia della nazionale africana. Quando è andato a trovare suo nonno Richard di 90 anni, al comunicargli che avrebbe potuto giocare per il Ghana, la sua dell’anziano è stata: “Ora posso morire contento”.
Iñaki non ha avuto più dubbi. Ha deciso di chiamare i tre capitani Ayew, Thomas Partey e Daniel Amartey per conoscere la loro opinione. Pochi giorni dopo Asamoah Gyan ed Essien lo hanno contattato per congratularsi della sua scelta. Iñaki sapeva di aver fatto la cosa giusta.
Nei paesi del Golfo di Guinea i nomi delle persone vengono sovente dati in base al giorno di nascita. La Pantera di Bilbao è nata mercoledì 15 Giugno 1994 e, per tutti i ragazzi delle “Black Stars”, è diventato Kweku.
Perché da Iñaki a Kweku non ci sono “solamente” 5000 km di distanza.
Ma intercorre il viaggio – andata e ritorno – nell’anima di un uomo: “Io non dico di essere ghanese, ma il Ghana è nel mio cuore”.
Testo di Philip Supertramp, redattore per F&L e autore della pagina Facebook Il Signore della Liga.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia.