La crisi del Napoli e il vilipendio del tricolore
Gennaio 11, 2024È un film già visto. Con lo stesso sceneggiatore, regista e produttore. Uno e trino, come piace essere ad Aurelio De Laurentiis, onnisciente e onnipotente, attore di più ruoli. Quanto si sta assistendo in casa Napoli nel post Spalletti altro non è che la ripetizione di quanto accaduto nel dopo Sarri. Succede quando si danno per scontate le cose.
Il post scudetto ha rivelato una società che non è stata in grado di gestire un successo della portata del tricolore. Un club che nell’ego del suo presidente ha sottovalutato ancora una volta la mancanza di figure dirigenziali necessarie. Un’azienda nuovamente incapace sul piano imprenditoriale – e questo sorprende trattandosi di ADL – di essere lungimirante, di prevedere gli eventi, adottando le giuste soluzioni. Senza preoccuparsi più di tanto dell’umore della piazza.
Il patron azzurro, oggi come allora, ha smesso le vesti del presidente per indossare quelle del tifoso. Un giocattolo da non toccare, quando paradossalmente tra i partenopei le cose sono andate meglio smontando e rimontando, rivoluzionando – post Cavani, Higuain e con gli addii in un solo colpo di idoli come Insigne, Mertens e Koulibaly – anziché conservando. E pazienza se i tifosi non avrebbero compreso anche stavolta, scatenando malumori e pessimismi. Del resto dalle previsioni catastrofiche è nato il terzo storico scudetto della storia del Napoli.
Oggi De Laurentiis ha chiesto scusa ai tifosi, assumendosi le responsabilità dell’attuale situazione. Eppure continua a sbagliare: nessun centrale per una difesa che fa acqua da tutte le parti. Nessun centrocampista nonostante Elmas sia andato via poco prima di gennaio e con Anguissa impegnato in coppa d’Africa. Il solito mercato pieno di lungaggini di una società che pare improvvisare e che costringe la squadra a lavorare in emergenza.
I deliri di onnipotenza di De Laurentiis e la rivincita degli A16
La crisi del Napoli sembra non aver fine
Quello che fa più male è il “maltrattamento” del tricolore sul petto, che andava difeso con una dignità tale da rispecchiare il titolo di campioni d’Italia. Ogni sconfitta pesa il doppio, figurarsi le figuracce incassate a suon di prestazioni dolorose. Il capire come sia stato possibile passare da una squadra tritatutto, temuta e apprezzata in tutta Europa, a una paurosa e presa a pallonate, continua a tormentare i pensieri dei tifosi.
Sembra quasi che per i giocatori – che insieme al club saranno ringraziati in eterno e sono ormai nella storia azzurra – possa valere la spiegazione sopra data per la società: ovvero ragazzi non abituati a vincere e dunque a ripetesi. Sarebbe grave se a incidere sull’andamento fossero questioni economiche relative ai contratti, che darebbero vita a dinamiche di spogliatoio fatte di atteggiamenti individuali che minano il gruppo. Tutto ciò andrebbe a ledere quell’aura leggendaria conquistata la passata stagione. Vedasi l’ultimo episodio poco edificante, a distanza, che ha coinvolto Osimhen e il procuratore di Kvaratskhelia, Mamuka Jugeli.
Il compito di trovare la chiave di volta a una situazione in cui non si è smesso di toccare il fondo sembra tutto nelle mani di Walter Mazzarri. Al momento il cambio di panchina non ha prodotto i risultati sperati. Anzi, il Napoli ha intrapreso un’involuzione che pare non arrestarsi. E allora, invece di provare a riportare gli azzurri ai fasti dell’annata precedente nel nome degli studi effettuati sul calcio di Spalletti, tanto vale che il sanvincenzino si affidi al suo calcio, anche compiendo scelte forti. Il dubbio è: ma Mazzarri è ancora in grado di fare il Mazzarri?
Luigi Ottobre è laureato in Turismo per i Beni Culturali. Giornalista pubblicista dal 2019, ha scritto per il portale ‘Il Mio Napoli’ e scrive attualmente per GiornaleNews di Maddaloni, per il quale segue il Napoli anche dal Maradona. Appassionato di tennis, pallavolo e Moto GP, fa parte della famiglia di F&L dal 2024.
Immagine di copertina a cura di Luca Sisto.