Ezio Vendrame e quei maledetti 64 minuti

Ezio Vendrame e quei maledetti 64 minuti

Gennaio 19, 2024 0 Di Davide Morgera

Arrivò a campionato già inoltrato dal Vicenza, nel mercato di riparazione di ottobre. L’estate fu quella dei nuovi e decisivi innesti di Favaro, La Palma, Massa e Rampanti, tutti giocatori che contribuirono a rendere quel Napoli spettacolare, a sfiorare lo scudetto.

Alla fine della stagione, la sua unica in azzurro, Ezio Vendrame collezionò solo tre presenze per un totale di 64 minuti giocati. La sua figurina non compare nemmeno nell’album Panini del 1974-75 e la sezione “Altri titolari” riporta di lui solo dei freddi dati, nemmeno una foto.

La storia di Vendrame a Napoli ha però avuto tanti risvolti che ci hanno lasciato col punto interrogativo fino all’arrivo del nuovo secolo, fino a quando non si è compreso il perché di un rapporto così controverso. Da una parte Vinicio, il suo allenatore, dall’altra la città, lui nel mezzo. Perché il tecnico di Belo Horizonte lo volle fortemente per sostituire il partente Troja nel parco attaccanti se poi lo ripudiò? Perché i tifosi a Napoli lo adoravano ma non giocava mai?

Poteva mai un ‘solista’ come lui adattarsi o servire ad una squadra che non voleva ‘prime donne’, tutta dedita al calcio totale? Cosa accadde in realtà?

Se mi mandi in tribuna godo

Questi tre punti sono correlati e ne avemmo la certezza solo nel 2002 quando Ezio da Casarsa delle Delizie (Pordenone) pubblicò il suo capolavoro, ”Se mi mandi in tribuna godo”, un titolo che rimanda chiaramente al suo rapporto con Vinicio ma che racconta anche un po’ della sua storia napoletana. Nel testo, infatti, basato su fatti veri e su frasi più che esplicite (potremmo dire colorite?), ci sono racconti legati alla città, a Ferlaino, alla furbizia dei napoletani, alla bellezza delle donne partenopee a cui non seppe resistere.

Resta di stretta attualità anche la commovente lettera che indirizzò a Juliano riconoscendolo come suo eterno capitano. Chissà se adesso stanno giocando in Paradiso insieme. Nutriamo qualche dubbio in proposito visto che il trequartista pordenonese scappava davanti alla visione di qualsiasi chiesa.

Eppure lo conoscevo bene, potrebbe iniziare così il nostro racconto. Avevo comprato tutti i suoi libri e me ne mancava uno dal titolo “Un farabutto esistere”. Così decisi di scrivere alla sua casa editrice che cordialmente mi diede addirittura il suo indirizzo privato. Che faccio? Mi chiesi. Ma sì, ci provo. Gli scrissi mandandogli un mio lavoro e chiedendogli una copia del libro che non ero riuscito a trovare. Mi rispose con estrema gentilezza dicendomi che il libro era purtroppo esaurito e mi fece una dedica su un altro suo testo. Da allora iniziò una corrispondenza, rigorosamente fatta di carta e francobolli, che durò fino a quando iniziò a stare male.

Mi fece molte confidenze, ci scambiammo pareri sul calcio dei suoi tempi e quello contemporaneo, ci stimavamo a vicenda. Poi capii che non stava più bene e non gli scrissi più, non volli più disturbare un mio giocatore ‘idolo’ che a Napoli non era stato ‘idolo’.

Lasciamo da parte per un attimo i luoghi comuni, i soliti paragoni con Meroni e Best, ad esempio. Vendrame era unico, come tutti quelli della sua specie. Fu fuoriclasse che in allenamento faceva ammattire i difensori ma giocatore che non riuscì a dimostrare quanto valesse veramente nelle partite ufficiali. O semplicemente non gliene fu data la possibilità. Per questo resta il grosso rammarico di ciò che avrebbe potuto dare e non diede mai.

Le partite di Ezio Vendrame al Napoli nel dettaglio

Andiamo, dunque, ad esaminare nel dettaglio tutte le sue presenze nel Napoli per capire come la sua parabola sia diventata discendente fino a portarlo alla cessione al Padova, in serie C.

Napoli-Fiorentina 1-0 (Clerici) – Entra al 62’ per Braglia, gioca dunque 28 minuti. Nel primo tempo Clerici aveva segnato bucando Superchi tra tre difensori viola. Poi una clamorosa traversa di ‘Ciccio’ Esposito e la buona prestazione di Albano a cui Vinicio aveva dato il 10.

L’indisponibilità di Rampanti rivoluziona la formazione con Orlandini terzino di fascia sinistra, Esposito mediano ed il giovane Albano a fare il regista.

Chiamasi calcio spettacolo, chiamasi Napoli all’olandese. Insomma chiamatelo come volete ma ci divertivamo un mondo. Nel caldo post partita, in cui a tutti i giocatori veniva chiesto qualcosa del match, Vendrame disse: “Chiedo comprensione, sono entrato a freddo e ho cercato di tenere palla per far scorrere il tempo…”.

Nella stessa pagina, le dichiarazioni di Vinicio : “Ho fatto giocare Vendrame perché oggi Braglia era in giornata negativa”.

Più che un messaggio negativo, una bocciatura vera e propria nei confronti del giocatore veneto che viene anche additato per non aver rispettato le consegne in campo.

È chiaro che a Vinicio non piacevano i giocatori anarchici. Purtroppo Ezio lo era. L’esordio di Vendrame, però, non passò inosservato. I giornali nei giorni successivi continuarono a parlare della ‘staffetta dei capelloni’, di lui e di Braglia. Di due giocatori che potevano somigliarsi per estro e fantasia oltre che fisicamente.

Entrambi avevano i capelli lunghi e la barba prima del comunista Sollier, entrambi più che ‘cavalli pazzi’ sembravano ‘cavalli sciolti’. Se Braglia passava per il quinto ‘Beatles’, vollero far passare anche Ezio come tale. In realtà c’era poco del gruppo di Liverpool in entrambi.

Nessuno dei due aveva la faccia pulita e il caschetto! Piuttosto avrebbero potuto essere dei Rolling Stones, diamine! Ma la definizione data dai giornali si riferiva forse ai loro gusti musicali, all’essere ‘beat’, liberi da schemi precostituiti.

Schemi che ingabbiavano la maggior parte dei giocatori dell’epoca. Vita rigorosa, matrimonio precoce, ritiri con la squadra, tutti ‘signorsì’.

Il fantasista pazzarellone era cosa rara, come si poteva accettare in un calcio bigotto un Vendrame o un Zigoni che si presentò in panchina con la pelliccia? Fatto sta che in una lunga intervista fatta a freddo, dopo la gara d’esordio con la Fiorentina, Ezio espresse tutta la sua riconoscenza per i napoletani : “Non riesco a capire che cosa possa aver fatto per farmi volere così bene dai tifosi del Napoli” si meravigliava.

Napoli- Bologna 1-0 (Clerici) – Entra al 67’ per Albano, gioca 23 minuti. Come con i viola, anche qui Clerici aveva sbloccato la partita nel primo tempo giocato a gran ritmo e sotto una pioggia battente.

Mancano Juliano e La Palma ma Vinicio fa rigiocare Albano ed il rosso Punziano che ne combina più di una delle sue. È l’ultima gara al San Paolo, il Napoli saluta il suo pubblico con fiori e giri di campo, lo spettacolo è tutto un mare azzurro di bandiere. E di ombrelli sotto il diluvio battente.

In quella stessa giornata la Fiorentina batte la Juve per 4 a 1 ed il margine di vantaggio dei bianconeri sul Napoli resta di sole due lunghezze. Nell’ultima di campionato la Juve ospiterà il Vicenza e gli azzurri andranno a Varese. È scontato tutto, a meno di un miracolo dei biancorossi veneti, tra l’altro già retrocessi.

Burgnich crede nella ‘bella’, le due squadre potrebbero finire a pari punti. Sarà, ahimè, pura utopia. E il nostro Vendrame? Nonostante abbia giocato solo una fetta di gara, Pacileo (sì, quello che diede 3 in pagella a Maradona!) gli concede un bel 6,5 motivando così la prestazione del giocatore veneto : “Se questo barbigero riuscirà ad acquistare ritmo e continuità di rendimento, sarà un titolare obbligato. Ha piedi eccezionali, fisico poderoso. I passaggi sono netti, i tiri rasoiate, la conoscenza degli effetti evidentissima”.

Dal canto suo l’anarchico ribelle dichiarò : “L’arbitro ha fischiato la fine proprio quando m’ero ‘riscaldato’ “, parole che sanno di partitella tra amici, tra sfide infinite a correre dietro una palla più che di campionato italiano.

Varese – Napoli 0-2 (Massa 2) – Entra al 77’ per Clerici, gioca 13 minuti col Napoli già avanti di due gol, doppietta di Peppeniello Massa. “El Gringo” si stira l’inguine destro, Vinicio è quasi costretto ad inserire Vendrame perché in panchina con lui ci sono solo Favaro e Punziano.

È la vittoria dell’orgoglio ma i bianconeri schiacciano il Vicenza e diventano campioni d’Italia per la sedicesima volta. Le due note stonate di quell’annata si fusero in quella amara domenica di maggio. La prima fu l’unica vittoria esterna degli azzurri, nell’ultima di campionato proprio a Varese. Sarebbe bastato un altro colpo esterno per andare allo ‘spareggio’ con i bianconeri.

E poi le due sconfitte contro la Juventus. Era sufficiente non perderne ma vincerne una per parlare ancora una volta di ‘spareggio’.

Chiuso il campionato, ci si chiese come impostare la squadra per l’annata successiva, quella del probabile assalto al triangolo tricolore. L’alba di quella campagna acquisti arrivò già a Varese quando i dirigenti biancorossi annunciarono “Sperotto è del Napoli”.

Ma ovviamente il rossiccio attaccante non avrebbe risolto tutti i problemi, era chiaramente una ‘seconda scelta’. E di Vendrame che ne sarebbe stato? Sarebbe rimasto anche lui una ‘seconda scelta’ nella rosa degli azzurri? No, si intuì subito che le due strade andavano a dividersi. Come lo capimmo? Da una foto apparsa su ‘Lo Sport’ prima dell’inizio del girone finale di Coppa Italia. L’immagine ritrae Vinicio a petto nudo dirigere l’allenamento al San Paolo e Vendrame, anche lui senza maglietta, correre per i fatti suoi.

Finì così l’amore mai sbocciato tra il tecnico brasiliano e l’anarchico e barbuto giocatore veneto.

 

Testo di Davide Morgera. Professore e scrittore, cultore della storia del calcio e del Napoli. Ha pubblicato quattro libri:

Cronache dal secolo scorso: atti unici nella storia del Napoli (con Urbone Publishing).

Napoli, sfumature d’azzurro: beffe e belle partite, vittorie e sconfitte. Tutte le sfide nazionali ed europee dal 1909 ad oggi.

Azzurro Napoli. Iconografia inedita di una passione infinita.

Volevo essere Sergio Clerici. Memorie e storie di calcio.

L’immagine di copertina e la foto del testo sono tratte dall’archivio personale di Davide Morgera e utilizzate su autorizzazione dell’autore.