
Il Centenariazo: quando il Depor rovinò il compleanno del Real Madrid
Marzo 5, 2024Nominando il Deportivo La Coruña immediatamente vengono in mente il Super Depor e le serate di Champions League nel Riazor, quando nessun rivale faceva paura alla squadra gallega. Purtroppo, quelle partite mitiche sono solo un lontano – anche se bellissimo – ricordo: il club è infatti sprofondato in una spirale negativa che lo ha portato in Primera RFEF, la serie C spagnola, dalla quale sta facendo fatica a riemergere.
Tuttavia, la tifoseria branquiazul – capitanata dai Riazor Blues – non ha mai smesso di seguire in massa la squadra, riempiendo ogni domenica il proprio stadio e invadendo i vari campi di provincia per le trasferte. A volte con mezzi di trasporto non proprio d’ordinanza, come lo scorso anno, quando arrivarono a Ferrol in traghetto.
Le memorie dei bei tempi servono in parte ad alleviare la tristezza di veder il Deportivo sfidare l’Osasuna B, il Sestato o il Tarazona, quando invece una volta i rivali si chiamavano Barcelona, Manchester United o Milan.
Per questo ogni tanto, ancora oggi, sulle tribune si può ascoltare un vecchio coro – “Dale Depor, dale de, al compás del tamboril; la Copa del Centenario, se la ganamos al Madrid” – che fa riferimento ad una delle più grandi imprese del Depor, ovvero quella del “Centenariazo”.
Il compleanno del Real Madrid
Nel 2002 il Real Madrid festeggiò un secolo di vita. Per celebrare l’evento vennero organizzati eventi di tutti i tipi, e persino la Vuelta ciclistica di Spagna terminò all’interno dello stadio Bernabéu, con una cronometro vinta da Aitor González. Proprio grazie a quel successo, il corridore basco riuscì a superare in classifica Roberto Heras e conquistare la sua prima e unica Vuelta.
Il Real Madrid fu ufficialmente fondato il 6 marzo 1902 come Madrid Foot-ball Club – dal 1920 in poi con il titolo di Real -da un gruppo di dirigenti, fra cui Julian Palacios e i fratelli Carlos e Juan Padrós. Per onorare il compleanno, venne quindi deciso di anticipare la finale di Coppa del Re proprio al 6 marzo 2002, con lo stadio Santiago Bernabéu scelto come sede, ovviamente.
I blancos conquistarono la finale dopo un cammino relativamente semplice, anche se Gimnàstic Tarragona negli ottavi e Athletic Bilbao in semifinale misero un po’ di spavento, costringendo Raúl e compagni agli straordinari nelle gare di ritorno.
Mentre i madrileni rispettarono comunque il pronostico, dall’altra parte del tabellone la sorpresa fu il Figueres, squadra catalana di Segunda B che avanzò a suon di scalpi importanti. Il primo a cadere fu nientemeno che il Barcelona, sconfitto al Municipal de Vilatenim per 1-0, poi toccò all’Osasuna, al Novelda – un’altra sorpresa – e al Cordoba.
I catalani provarono ad entrare nella storia, ma in semifinale il Deportivo La Coruña rispettò le consegne, anche se il Figueres fece lo stesso bella figura, e dopo aver perso l’andata per 1-0, tenne alto l’onore pareggiando 1-1 al Riazor.
L’ascesa del Super Depor
Giocando in casa, il Real Madrid partiva ovviamente con i favori del pronostico, anche se fra gli avversari che potevano capitargli il Deportivo di Jabo Irureta era senza dubbio il peggiore.
Rinata sulle ceneri del primo Super-Depor – quello creato dal mitico Arsenio Iglesias che aveva sfiorato la Liga nel 1994 – la squadra aveva finalmente vinto il campionato nel 2000 e si era mantenuta ai vertici, conquistando il secondo posto nel 2001. Nella stagione 2001-02 stazionava invece al terzo posto, a soli due punti dal Real e a tre dalla capolista Valencia, che terminò vincendo la Liga.
Il Deportivo non solo aveva scalato le gerarchie del calcio spagnolo, ma si era imposto come forza emergente pure in Europa.
Le trasferte al Riazor erano diventate un incubo per tutti i grandi club, mentre gli uomini di Irureta possedevano talento e personalità tali da permettergli di espugnare diversi stadi mitici come Parco dei Principi, Old Trafford, Highbury, Olympiastadion, San Siro o Delle Alpi.
In quella stagione il Deportivo aveva già battuto il Manchester United sia in casa che fuori nella prima fase a gironi, mentre, una settimana prima della finale di Coppa del Re, Diego Tristán e soci avevano liquidato 2-0 la Juventus di Marcelo Lippi.
I guastafeste e il click che diede vita al Centenariazo
Entrambe le squadre si presentarono all’appuntamento in pompa magna, con tutti, o quasi, i titolari in campo. Il Real, schierato col solito 4-2-3-1 a trazione offensiva, presentò César fra i pali – il portiere aveva giusto in quei mesi scalzato Iker Casillas dai titolari – mentre Irureta rispose con un modulo identico nel quale utilizzò il solo Diego Tristán in avanti, lasciando in panchina sia l’olandese Roy Makaay che il fantasista Djalminha, sostituito nel ruolo di mezzapunta da Juan Carlos Valerón.
Il fatto che la partita si sarebbe disputata al Bernabéu favoriva da un lato il Real, ma essendo una finale lo stadio fu equamente diviso. E i tifosi del Deportivo non si fecero certo pregare. Nonostante si giocasse di mercoledì, oltre 25000 tifosi viaggiarono da La Coruña a Madrid.
Quando le due squadre entrarono in campo per il riscaldamento, i giocatori del Deportivo rimasero subito impattati da quel muro biancoceleste. Tuttavia, il click definitivo che fece scattare la molla nella testa dei giocatori galiziani arrivò dopo una conversazione fra i brasiliani del gruppo e il loro compaesano ed ex-compagno di squadra Flavio Conceição, che aveva giocato dal 1996 al 2000 al Riazor.
La Coruña non era certo la città più glamour in quanto a vita notturna, e Djalminha e soci volevano approfittare della visita nella capitale spagnola per godersi un po’ di fiesta come si deve. Ma Flavio Conceição rifiutò l’invito, visto che… avrebbe dovuto partecipare ai festeggiamenti organizzati dal Real Madrid per la vittoria della Coppa.
Vittoria della Coppa? Ma se ancora dovevano giocare…
Quella conversazione aggiunse una motivazione extra ai giocatori del Deportivo, che non erano certo venuti a Madrid a fare le vittime sacrificali. Avrebbero fatto di tutto per guastare la festa. E il Bernabéu se ne rese subito conto: al quinto di gioco una incursione di Sergio Gonzáles sorprese la difesa del Real, con il centrocampista che trafisse César per gol del vantaggio.
La partita del Centenariazo
La gara si scaldò immediatamente: Lionel Scaloni falciò Raúl ai bordi dell’area di rigore. Mauro Silva e l’attaccante madrileno vennero quasi alle mani, e sulla conseguente punizione Zidane centrò la traversa. Si prevedeva una bella serata ricca di emozioni…
Sergio, l’autore del gol, formò con Mauro Silva una diga insuperabile, un muro invalicabile che mandò in tilt il centrocampo madrileno, togliendo i rifornimenti a Luis Figo, Zinedine Zidane e Raúl, il tridente di mezzepunte che agiva alle spalle di Fernando Morientes.
Ma il Deportivo non era solo sudore e polmoni. Irureta poteva contare su giocatori di classe cristallina come Valerón o il capitano Fran, mentre Tristán stava vivendo il suo anno di grazia, e avrebbe terminato la stagione con 32 reti in tutte le competizioni.
Il centravanti andaluso durante la sua carriera fu accusato di incostanza e di fare una vita non proprio da professionista, ma nel periodo di massima forma fisica era un toro difficile da domare, visto che abbinava tecnica e forza fisica. E fu proprio Tristán a firmare il 2-0 dopo un taglio di Valerón e il successivo passaggio filtrante.
Davanti al proprio pubblico, era impensabile che il Real alzasse bandiera bianca senza lottare, e nella ripresa ebbe una reazione d’orgoglio, con Raúl che riaccese la miccia accorciando le distanze. Del Bosque rimescolò le carte, inserendo sia Santiago Solari che Guti, costringendo Irureta ad irrobustire il centrocampo.
Nonostante le folate offensive del Real Madrid, la difesa del Deportivo tenne duro, grazie alla tremenda prestazione del centrale marocchino Noureddine Naybet, insuperabile sui palloni alti e preciso nelle chiusure. Il Deportivo si portò a casa la sua seconda Coppa del Re dopo quella vinta nel 1995 contro il Valencia.
Di quella squadra il capitano Fran fu l’unico in campo nelle due finali, e proprio lui si presentò sul palco a ricevere la coppa da Re Juan Carlos di Borbone, sotto occhi invidiosi di Florentino Pérez e del resto della dirigenza madrilena, la cui festa era stata completamente rovinata.
Per aggiungere sale alla ferita, il Deportivo passò poi la nottata cenando nel ristorante che il Real aveva scelto per i festeggiamenti. Locale che dovette togliere tutte le bandiere bianche già presenti sui tavoli…
Quella sconfitta fu una bella batosta per il Real Madrid, che perse poi anche la Liga dopo un duro rush finale con il Valencia di Rafa Benitez. Tuttavia, nel suo terreno di caccia preferito – la Champions League – i blancos rispettarono il pronostico battendo il Bayer Leverkusen. Una finale passata alla storia per il golazo al volo di Zidane. Ma questa è un’altra storia…
Testo di Juri Gobbini. Autore della pagina Facebook Storia del Calcio Spagnolo, del libro “Dalla Furia al Tiki-Taka” (Urbone Publishing) e de “La Quinta del Buitre”.
Immagine di copertina tratta da X, account di David Mosquera.