Le espulsioni dei fratelli Salvatore e Antonio Albano

Le espulsioni dei fratelli Salvatore e Antonio Albano

Marzo 6, 2024 0 Di Davide Morgera

Fratelli di sangue, fratelli nella buona e cattiva sorte, fratelli con destini paralleli. Salvatore, classe 1950 ed Antonio, classe 1952, sono divisi da soli 17 mesi eppure c’è chi li confonde tanto da inserire i dati dell’uno nella biografia dell’altro.

È successo spesso ma il primo era un terzino, mastino del Napoli di Chiappella e l’altro era un più che promettente centrocampista degli azzurri di Vinicio. Vite parallele, l’amore per la maglia della propria città, la volontà di sfondare e prendersela, quella camiseta. Purtroppo non fu così ma entrambi pagarono l’inesperienza e l’aver davanti a sé giocatori molto più forti, più affermati.

Salvatore guardava Monticolo e Nardin in allenamento e pensava “ma quando giocherò mai?”, mentre Antonio, a cui Vinicio concesse molta fiducia facendolo giocare 15 volte in due anni, ammirava gli olandesini volanti che giravano intorno a ‘Totonno’ Juliano. Le colonne Esposito ed Orlandini, Mascheroni che scalpitava, l’inamovibile Massa, il Rampanti regista. Spazio poco ma nel primo anno agli ordini del ‘Lione’ giocò spesso al posto di un Cané agli ultimi spiccioli di carriera sia prendendone il posto a gara in corso e sia dal primo minuto. “Vai, ti do la 7 e fai la fascia destra come Faustinho”, i 90 minuti interi tutti nelle ultime tre giornate del campionato 1973-4.

I fratelli Albano, più napoletani di così non si può.
Debutto choc per Salvatore che, insieme a Florio, Cavallino, Oliva e Berardi faceva parte di quel quintetto della Primavera azzurra che spesso Chiappella allertava per schierarli al fianco di campioni come Zoff, Panzanato, Bianchi, Altafini, Juliano, Barison ed altri. Giovani giocatori che avevano fatto anche il ritiro precampionato con la prima squadra confermando le loro doti anche agli occhi di D’Alessio, il vice di Chiappella.

È un fosco novembre del 1969 ma a Napoli ci si allena sotto il sole di Fuorigrotta e c’è una diffusa euforia perché la settimana precedente gli azzurri hanno battuto la Juventus in casa con un beffardo rigore di Josè Altafini. Goduria per il popolo partenopeo, fiducia riacquistata dopo la ‘scoppola’ subita dal Cagliari futuro campione d’Italia. Due reti di Giggiriva e tutti a casa.

Il mercoledì, per la Coppa delle Fiere (poi Coppa U.E.F.A.), il Napoli aveva affrontato la difficile trasferta di Stoccarda dove era riuscito a portare via un prezioso 0 a 0 in vista della gara di ritorno. La squadra è in emergenza, mancano diversi titolari in difesa. Chiappella pensa e ripensa e dà fiducia ad uno dei suoi giovanotti. Lo chiama da parte, “Salvatore, farai il terzino, tu su una fascia e Gigi Pogliana sull’altra”. Al sicuro “Obbedisco” seguì la tremarella del diciannovenne terzino. Esordio nel Napoli ed in campo europeo, ad Albano non sembra vero. La gara è dura ma il grintoso difensore se la cava egregiamente su Weidmann, è un mastino che non lascia scampo al temibile puntero tedesco. Promosso a pieni voti.

Anche alla vigilia di Milan – Napoli a San Siro, tre giorni dopo l’esordio internazionale, Chiappella deve risistemare tutta la squadra per le assenze di diversi titolari. La formazione è un ibrido mai visto con il debutto di Salvatore Albano a numero 2, Monticolo in mediana al posto di Bianchi infortunato, Montefusco con la maglia di Juliano ed un attacco che sembrava l’armata Brancaleone o della disperazione.

Avete presente quando l’allenatore butta dentro tutti gli attaccanti che ha a disposizione per risolvere i problemi di sterilità offensiva? Ebbene, a destra c’è Bosdaves, al centro l’ariete Barison, Altafini diventa un ‘falso nueve’ ante litteram con la maglia numero 10 e il giovane Improta, notoriamente trequartista, giostra sulla sinistra. Il Milan è forte con ‘Cudicini, Anquilletti, Schnellinger…’ snocciolato come un rosario anche se quel giorno non c’è sua maestà Rivera. Prati e Combin in attacco sono una forza della natura e fanno paura.

Nelle stesse ore a Napoli la squadra Primavera, in cui milita Antonio, il fratello minore di Salvatore, gioca un match contro il Perugia. È un modo per mister De Lella di valutare qualche giovane in proiezione futura, magari di scoprire la next big thing, chissà.
Le partite di Milano e di Napoli iniziano rigorosamente alle 14:30, puntualmente di domenica. Nel tempio del calcio, S. Siro, gli azzurri affrontano i rossoneri in formazione rimaneggiata mentre a Napoli i ‘boys’ si trovano di fronte i piccoli grifoni umbri. La posta in palio è altissima nel primo caso, nel secondo conta poco visto che il torneo è iniziato da poco.

A Milano succede di tutto. L’arbitro Toselli concede un calcio di rigore al Milan che Zoff para a Fogli ma ne nega due al Napoli. Apriti cielo, un tifoso napoletano invade il campo e cerca di raggiungere prima Zoff e poi l’arbitro ma è prontamente bloccato dai carabinieri. Non contento, l’arbitro di Cormons espelle anche l’esordiente del Napoli. Sì, proprio lui, ‘Totore’ Albano.

Corre il terzo minuto della ripresa e le squadre sono inchiodate sullo 0 a 0. Prati è una furia e sfugge ancora una volta all’incerto esordiente, visibilmente emozionato, già ammonito nel primo tempo dopo tre falli consecutivi su ‘Pierino la peste’. Ma quello che sarà il quarto presunto fallo in realtà non lo è. Il terzino allunga il piede destro per toccare la palla e successivamente frana su Prati compromettendone l’equilibrio.

L’arbitro vede male, ritiene l’entrata di Albano cattiva ed intenzionale e lo espelle. Dieci minuti dopo, col Napoli in dieci, la partita la risolve un uomo del centrocampo, Fogli, con un tiro che beffa Dino Zoff, nettamente il migliore in campo. Il Mattino del lunedì esplicitamente titola “Più l’arbitro che il Milan – Le “bravate” di Toselli battono il Napoli”.

Negli spogliatoi le dichiarazioni al fulmicotone di Altafini : “Prati ha provocato Albano per tutta la partita e gli ha sferrato anche un pugno! Rosato, prima di essere ammonito, mi ha fatto sei volte fallo!”. Dal canto suo Albano, uscito in lacrime dal campo, si giustifica “Non ho fatto un fallo cattivo quando sono stato espulso. Ero entrato sul pallone, è stato il rossonero a buttarsi a terra”. Quella gara fu il suo ‘canto del cigno’ perchè Albano non giocò più in campionato, chiuso da giocatori più smaliziati e di categoria che, sfortunatamente per lui, furono sempre a disposizione di Chiappella.

Poi la parabola discendente tra Savoia, Sorrento, Livorno, Turris e Frattese, dove terminò la carriera a soli 33 anni. Oggi Salvatore si è stabilito nella penisola sorrentina e si occupa di varie scuole calcio, donando la sua esperienza ai ragazzini che vogliono imparare.


Quasi negli stessi minuti in cui Salvatore veniva espulso a Milano, a Napoli accadeva l’incredibile coincidenza. Anche Antonio Albano, che giostra da mediano, nella partita della Primavera contro il Perugia, viene espulso ad inizio ripresa. Essere fratelli anche di cartellini rossi, improbabile ma vero.

E sarà di novembre anche l’esordio nel Napoli di Tonino Albano, altra inverosimile coincidenza. È il 1973 e la squadra di Vinicio sta già mostrando il bel calcio che tutti gli riconobbero. Dopo la vittoria in casa contro la Sampdoria (rete di Braglia), gli azzurri si recano a Firenze per una delle partite clou della giornata, il campo viola è costantemente collegato con i microfoni di “Tutto il calcio minuto per minuto”, frequenti gli aggiornamenti.

Al Napoli manca ‘Ciccio’ Esposito, sostituito dall’oggetto misterioso Mascheroni che dovrebbe finalmente dimostrare di essere un ‘10’ all’altezza di una grande squadra. La gara si mette in salita per i partenopei dopo la rete a freddo di Roggi dopo due minuti, ma saranno 90 minuti al cardiopalma, non adatti ai deboli di cuore per come finirà. Il Napoli monta un continuo assalto alla porta di Superchi e le tenta tutte pur di raggiungere il pari.

A mezz’ora dalla fine Vinicio tenta la carta della freschezza e rileva uno stanco Cané con colui che chiama affettuosamente ‘Albanino’ e che ha sotto osservazione dai giorni del ritiro. Albano, per nulla emozionato, inizia a prendere confidenza con la palla, scambia, triangola, lancia i compagni ma soprattutto cuce il gioco tra il centrocampo e l’attacco. Il ragazzo ha i piedi buoni, una bella postura in campo, cerca di dare la palla al compagno meglio smarcato e alla fine il suo raccordo vale tanto anche ai fini dell’assalto finale del Napoli.

Fino a quando, al ’90 minuto, con un angolatissimo tiro di sinistro, Clerici non supera Superchi. È l’1 a 1 finale, ma che batticuore. Gli azzurri, in maglia bianca, corrono ad abbracciare Vinicio e quell’abbraccio è ancora oggi l’icona di ‘quel’ Napoli, di quella squadra. Ma non si può non parlare di ciò che accadde alla fine di quella partita. Albano, mentre gli altri si stringono intorno a Luis Vinicio, corre verso il fallo laterale dove è andato a finire il pallone dopo la fine del match.

Lo recupera, lo mette sotto il braccio, è la sfera del suo esordio in Serie A, lo vuole portare a casa assolutamente. Sulle scale che conducono agli spogliatoi, però, accade che un carabiniere glielo chiede e Albano, con la sua ingenuità, lo restituisce. Solo alla fine della partita si saprà che l’arbitro Michelotti lo aveva voluto per sé con tutte le firme dei giocatori. Albano non ci sta e negli spogliatoi fa sapere : “Lo voglio, sono disposto a pagarlo….”.

Alla fine del torneo Tonino totalizzerà 11 presenze a dimostrazione di quanto Vinicio tenesse a lui. L’ultima gara in azzurro nel campionato successivo, l’11 maggio 1975, quando in casa col Bologna giocò al posto di Juliano. Poi il cammino verso il basso tra Brindisi, Nocerina, Paganese, Frattese, Real Marcianise e Valdiano 85 (una squadra del Vallo di Diano).

Dopo il ritiro dal calcio giocato, a soli 31 anni, Tonino capisce che con i soldi che ha preso nelle serie minori non può andare avanti all’infinito e trova lavoro in una farmacia. Il caso vuole che questa sia frequentata dal medico sociale del Napoli di quell’epoca, Lino Russo. Siamo nel 1992, gli azzurri oscillano tra il flop Ranieri e Ottavio Bianchi salvatutti. Il dottore gli dice che c’è l’opportunità di lavorare come magazziniere nel Napoli, se vuole.

Albano accetta immediatamente, non resiste al richiamo del prato verde, del pallone, delle scarpette da pulire e le maglie da preparare. Così inizia la sua nuova avventura azzurra. È puntiglioso, preciso, ogni tanto tira qualche punizione per sfogarsi e segue gli allenamenti con gli occhi di chi ha giocato a calcio. Quando arriva Lippi ed il Napoli è ancora una volta in emergenza, gli dice “Mister, provate quel ragazzino, è nato per fare lo stopper”.

Mister Lippi gli dà retta, mette il giovanotto in campo. Quel ciuffo ribelle e quel sorriso smagliante sono quelli di Fabio Cannavaro. Tonino è fatto così, è rimasto nell’ombra fino agli anni recenti di De Laurentiis dove ha affiancato Tommaso Starace in quello che è stato il mestiere più bello del mondo dopo il ritiro dalle scene. Lui, il magazziniere del Napoli lo avrebbe fatto anche gratis.

 

Testo di Davide Morgera. Professore e scrittore, cultore della storia del calcio e del Napoli. Ha pubblicato quattro libri:

Cronache dal secolo scorso: atti unici nella storia del Napoli (con Urbone Publishing).

Napoli, sfumature d’azzurro: beffe e belle partite, vittorie e sconfitte. Tutte le sfide nazionali ed europee dal 1909 ad oggi.

Azzurro Napoli. Iconografia inedita di una passione infinita.

Volevo essere Sergio Clerici. Memorie e storie di calcio.

L’immagine di copertina e la foto del testo sono tratte dall’archivio personale di Davide Morgera e utilizzate su autorizzazione dell’autore.