Carlos Gurpegui: ho pagato il prezzo
Aprile 25, 2024 0 Di Lodovico MonoliA 21 anni, il 31 marzo 2002 Jupp Heynkess lo fa debuttare con l’Athletic nell’once inicial contro il Villareal in Liga, giocando tutta la partita nonostante la sconfitta per 5-2. Giocherà ancora tre volte in stagione, di cui due da titolare. Il giocatore è un chaval, corre per tutti i 90 minuti, recupera molti palloni, abile nel gioco aereo, con una forte dedizione al lavoro e un’intelligenza tattica fuori dal comune.
Heynckes, per la stagione successiva, lo conferma e alla prima di campionato, il 1° settembre, a Donostia contro la Real Sociedad. Gurpegui segna due gol ma la squadra perde per 4-2 e a fine partita sarà sorteggiato per l’antidoping.
Carlos ha la fiducia del mister, un suo gol contro l’Huelva regala la prima vittoria zurrigorri della stagione.
La positività al doping di Carlos Gurpegui
Il 4 dicembre all’Athletic viene comunicato che al controllo antidoping di tre mesi prima Carlos Gurpegui era risultato positivo al 19-Norandrosterone (19-NA), un metabolita del nandrolone, uno steroide anabolizzante con le stesse proprietà del testosterone che è anche presente naturalmente nel corpo umano in piccole quantità. La sua funzionalità è quella di aumentare la sintesi proteica e potenziare la massa muscolare, riducendo così i periodi di recupero naturali di un atleta.
È l’inizio di un’importante battaglia medica, giudiziaria e mediatica che segnerà per sempre la carriera di Gurpegui. L’Athletic ottiene la sospensione del giudizio e il giocatore può scendere in campo, ma è bersaglio delle tifoserie avversarie: «ho avvisato vari arbitri di quello che stavamo ascoltando, fui ignorato, uno addirittura mi disse “continua a giocare e chiudi la bocca!”». Ma Carlos, nonostante la giovane età, in campo non arretra di un centimetro e sopporta stoicamente.
Il calciatore si dichiara innocente ed è sicurissimo di non aver assunto alcun tipo di sostanza vietata. Il medico sociale dell’Athletic dal ‘95 è il dott. Sabino Padilla. Precedentemente era stato il medico del ciclista Miguel Indurain, vincitore di cinque tour de France, del maratoneta Martin Fiz e della tennista Arantxa Sanchez. Lo staff medico dell’Athletic sottopone Carlos a vari test, tutti in presenza di notaio, presso i laboratori dell’Università Complutense di Alcalá de Henares, all’Istituto Pasteur di Strasburgo e all’Università dell’Estremadura; in quest’ultima, purtroppo, i test vengono seguiti dal fisiologo Marcos Maynar, che verrà coinvolto in vari casi di doping, anche se successivamente verrà assolto.
I test evidenziano anomalie metaboliche da parte di Carlos: il suo apparato endocrino, in situazioni di sforzo fisico intenso, produce in maniera endogena il metabolita del nandrolone, cioè il suo copro produce naturalmente una quantità di nandrolone più alta. Il cestista dell’Estudiantes Asier Garcia fu assolto per un problema analogo attraverso analisi eseguite nello stesso laboratorio di Maynar, ma lo stesso trattamento non viene riservato a Gurpegui.
Una procedura viziata e un sistema fallace
L’Athletic non gioca solo la carta medica ma anche quella burocratica poiché la procedura resta sospetta: innanzitutto la società lamenta che l’esito sia stato inviato in ritardo rispetto agli esami, sia per il limite imposto dalla legge di notificare la positività in dieci giorni, e soprattutto poiché non era più possibile raccogliere prove ed analisi a difesa del calciatore. L’Athletic sottolinea le incongruenze nelle procedure, con il campione di urine rimasto per due giorni dentro un furgone in un contenitore non refrigerato e la ricezione del campione da parte del laboratorio martedì 3 novembre, cioè 24 ore dopo il limite legale, visto che il ritardo avrebbe potuto provocare l’alterazione delle analisi. Il laboratorio ha eseguito due test: il 10 ottobre con un risultato di 5,3 ng/ml, il secondo l’8 novembre, quello comunicato all’Athletic, di 9,8 ng/ml, per poi distruggere i campioni. Era evidente che l’antidoping spagnolo fosse gestito da persone totalmente inadeguate ed incapaci.
La squadra, la società, la città e i tifosi credono nell’innocenza di Gurpegui, lo aiutano e supportano moralmente: «ero arrivato in prima squadra da sette mesi, ero uno totale sconosciuto ai tifosi e alla gente di Bilbao. È stato incredibile il modo in cui si sono rivolti a me e questo mi ha dato forza».
Carlos ripaga la fiducia, si allena il doppio ed Heynckes lo schiera regolarmente. Anni dopo racconterà «volevo ritirarmi, anche i miei genitori, persone umili, subivano pressioni mediatiche, ero in crisi, piangevo, sapevo di essere innocente e non capivo perché ero risultato positivo, non aveva senso buttare via il mio sogno, a soli 22 anni!».
Nel febbraio 2003 il Comité de Competición della Federcalcio spagnola (CC: Comitato della Competizione) sospnde provvisoriamente Gurpegui e il Comité de Apelación (CA – Comitato d’appello) conferma tale decisione. Il 10 maggio, durante l’incontro con il Valladolid, al San Mames scendono in campo 11 Gurpegui: i suoi compagni indossano la maglia 28 in segno di solidarietà a Carlos.
Successivamente, il Comité Español de Disciplina Deportiva (CEDD – comitato della disciplina sportiva spagnola) annulla la sospensione cautelare, così Gurpegui può tornare in campo dopo sei partite saltate.
Il CC vuole applicare la sanzione e a maggio sentenzia per Gurpegui la squalifica di due anni senza interpellare né il giocatore né la società. L’Athletic, basandosi sul fatto che Carlos generi questa sostanza naturalmente, si rivolge al CA riuscendo a sospendere la sanzione, definendo l’Antidoping spagnolo come «senza mezzi e poco qualificato» e «incompetente e pigro». Se molti giornalisti, ma non tutti, cavalcano la sentenza per attaccare l’Athletic, il DS Zubizarreta e il dottor Padilla, a sostegno di Gurpegui si affianca l’associazione dei calciatori spagnoli (AFE) e riceve il supporto di Iker Casillas e Xavi Hernandez, già colonne della nazionale e dei loro club di appartenenza.
A giugno il CA conferma la sospensione di due anni, ma il giorno successivo il CEDD blocca la decisione. L’Athletic ed il calciatore decidono di far ricorso al tribunale nazionale spagnolo, la Audiencia Nacional de España (ANE), che consente al giocatore di scendere in campo fino a che non verrà pronunciata una sentenza definitiva. Nello stesso periodo, muore il presidente dell’Athletic, Javier Uria, a causa di un cancro, primo sostenitore di Gurpegui contro l’ingiusta sentenza.
Alla fine della stagione 2002/03 Gurpegui ha giocato 27 partite tra campionato e Copa, segnando quattro gol, tra un appello e una sospensione. Carlos quella stagione viene convocato dall’Euskal Selekzioa per la partita contro l’Uruguay, mentre nel 2005 rappresenterà anche la Navarra.
Una prima stagione da professionista ai limiti dell’assurdo
Dare il 100% in campo è stata linfa vitale per Gurpe per sopportare tutto questo alla sua prima stagione da professionista. Sa di non essere il più dotato tecnicamente ma ha sempre cercato di dare il massimo.
Nella stagione successiva viene promosso Ernesto Valverde come allenatore. Gurpegui si prende il dorsal 18 ed è uno dei giocatori su cui si basa la squadra: è un leone, lotta e non si risparmia aiutando l’Athletic a terminare la Liga al quinto posto con la qualificazione in Coppa UEFA, in attesa di un verdetto sulla squalifica.
L’esordio in Europa avviene contro il Trabzonspor. In Turchia l’Athletic perde 3-2 con un gol di Gurpegui in trasferta che avrebbe permesso di ribaltare il risultato al San Mames, qualificandosi per il gironcino.
Nella partita contro il Parma, al 6’ minuto Gurpe segna un bellissimo gol di controbalzo dai 25 metri. L’Athletic si qualifica ai turni ad eliminazione ma in Liga fatica molto. La prima vittoria arriva solo alla quinta di campionato, contro il Real Madrid. Purtroppo, a novembre arriva la decisione dell’ANE che conferma la squalifica per due anni, sospesa fino al termine del ricorso presentato dall’Athletic.
Carlos si concentra sul campo, in Europa il cammino si ferma troppo presto contro il modesto Austria Vienna, mentre nella Liga i giovani recuperano diverse posizioni, terminando noni. Sulle magliette dell’Athletic fa bella mostra di sé per la prima volta lo sponsor “Euskadi”.
L’agenzia Mondale Antidoping (WADA), nel 2005 modifica la lista dei prodotti dopanti esogeni, rimuovendo i metaboliti 19-norandrosterone e 19-norethiocholanolone, indicando «la possibilità di produzione endogena e raccomandando studi endocrinologici e fisiologici quando sono presenti livelli tra 2 e 10 ng/ml a causa della possibilità di urina instabile».
Incredibilmente in Spagna non modificano la lista.
La squalifica di Carlos Gurpegui diventa definitiva
Nonostante tutte le prove apportate e le evidenti falle dell’antidoping spagnolo, a luglio del 2006 l’ANE respinge il ricorso dell’Athletic e la squalifica di Gurpegui diviene a quel punto effettiva, includendo nella sospensione i periodi già scontati precedentemente.
Carlos sarebbe rientrato solo ad aprile 2008. Il ragazzo, in piena maturità calcistica, perno di una squadra importante della Liga spagnola, all’alba dei 26 anni, si ritrova con il suo sogno spezzato e la reputazione macchiata, con la sensazione di aver subito un torto enorme.
L’Athletic decide di mantenere il giocatore in rosa pagandogli lo stipendio: la società è certa dell’innocenza del giocatore, escluderlo sarebbe stato come dare il colpo di grazia.
Carlos si allena con i compagni ed i tifosi al campo di allenamento vogliono farsi fotografare con lui, che ricambia l’affetto, generando un’enorme empatia collettiva, attraverso la sua semplicità e gentilezza, elementi non facili da trovare in un mondo come il calcio professionistico.
Di quei momenti Carlos ricorda «sono diventato una persona più forte mentalmente, pensavo che non avrei sopportato così tanto. Ho superato tutto questo, sono molto orgoglioso di come ho gestito questo processo». Carlos non può fare nulla per aiutare l’Athletic che nel 2007 rischia di retrocedere dopo 110 anni di storia, salvandosi all’ultima giornata contro il Levante, una partita storica.
Il nuovo presidente dell’Athletic, Fernando Garcia Macua, nel 2007 rescinde il contratto con il dott. Padilla in accordo tra le parti (cioè un milione di buonuscita). In molti pensano che la positività di Gurpegui fosse un complotto ai danni di Padilla; Carlos negli anni successivi dirà «ero arrabbiato, sapevo di essere innocente, non ho mai preso nulla di proibito. C’erano molte polemiche attorno a Padilla ed io ne ho pagato il prezzo. Ritengo che se ci fosse stato un altro medico, la sentenza sarebbe stata diversa. Ero convinto della mia innocenza e che avremmo dimostrato che c’erano dei difetti nell’analisi. Il club ha fatto tutto il possibile, ma penso di essere stato condannato sin dal primo giorno!».
In quel periodo Madrid voleva di presentarsi come città candidata a ospitare i Giochi del 2012 e sullo stato spagnolo pesava l’ombra di essere uno dei luoghi più benevoli nei confronti del doping. Si mormora che Gurpegui fosse stato “il capro espiatorio” dell’antidoping spagnolo a dimostrazione dell’efficacia del sistema e della rigidità della pena. Si è invece rivelato un autogol perché l’antidoping iberico fu definito “una pantomima” ed “una barzelletta”. Nel 2012 il laboratorio di Madrid che aveva analizzato il campione di urina verrà sanzionato per irregolarità.
Paragonando la squalifica di Gurpegui, nel solo 2001 ci furono vari casi di positività e squalifiche, poi ridotte: Edgar Davids fu sospeso per 8 mesi poi ridotti a 4, Guardiola per 4 mesi, Couto 8 mesi ridotti a 4, Staam 5 mesi ridotti a 1, tutte con giustificazioni fantasiose, come quella di Borriello nel 2012.
Il 27 aprile 2008 termina la squalifica così Gurpe può tornare finalmente in campo contro il Real Madrid al Bernabéu. Casillas prima della partita dirà «sarà una giornata importante per lui, solo i suoi compagni sanno cosa ha sofferto, ma siamo tutti contenti che possa tornare a giocare» ed in campo tranquillizza Carlos mentre dalle tribune lo insultano.
La partita successiva al San Mames contro il Mallorca, lo stadio tributa un lungo applauso a Gurpegui e la società lo introduce con pasillo de honor. La verità è che Carlos Gurpegui è stato protagonista involontario di una storia di cui non ha avuto alcuna colpa, ma ha pagato per responsabilità altrui. «Después de vistos los huevos … toro!» dirà Carlos, come per dire “tutti sappiamo tutto dopo aver visto le cose come sono”.
Carlos è di nuovo a disposizione. La squadra è affidata da un anno a Joaquin Caparros, integralista del 4-4-2, per il mister Gurpegui è “la Ferrari parcheggiata” ma lo utilizza in vari ruoli sia a centrocampo che in difesa, addirittura come terzino. Una situazione che lo ha portato a pensare di poter cambiare squadra.
In campo non è tutto facile: oltre a dover recuperare la condizione e il livello agonistico, in trasferta alcune partite sono un incubo causa insulti che riceve dagli spalti, sempre ignorati dall’arbitro di turno. Inoltre alcuni avversari provano a provocare il Navarro nello stesso modo.
Gurpe è uno che non molla facilmente, l’anno successivo riconquista la fiducia di mister Caparros, i minuti aumentano e un bellissimo cabezazo al minuto 92 nel derby contro l’Osasuna permette all’Athletic di terminare al sesto posto finale con qualificazione all’Europa League del 2011/12.
Alle elezioni presidenziali del club verrà eletto l’ex centrocampista rojoblanco Josu Urrutia, il quale porta Marcelo Bielsa a Bilbao. L’attitudine di Carlos colpisce positivamente il tecnico di Rosario e il preparatore Bonini, che in una intervista al Mundo Deportivo afferma: «arrivati all’Athletic abbiamo capito subito che Carlos rappresenta l’anima e il profondo sentimento di cosa significhi giocare. È una persona con altissimi valori ed è per i compagni più giovani il modello di cosa significhi essere un membro dell’Athletic. Gurpegui è l’Athletic!».
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Gurpe ha 31 anni ma ad ottobre, contro il Valencia, si rompe i legamenti del ginocchio, infortunio simile ad un altro subito negli anni della cantera. Llorente, dopo un gol nella successiva partita mostra una maglia con la scritta “animo Gurpe – zurekin gaude” (forza Gurpe – siamo con te).
La morte di Iñigo Cabacas
Nel mentre la sera del 5 aprile 2012, dopo la partita di ritorno contro lo Schalke 04, la polizia locale, con una pallottola di gomma, uccide Iñigo Cabacas, un tifoso bilbaino.
La città è sotto shock, l’Athletic non rilascia dichiarazioni e obbliga i giocatori a fare altrettanto. Carlos Gurpegui ed Aitor Ocio, insieme la leggenda Angel Iribar, si recano al funerale di Iñigo. Carlos ha ricevuto il sostegno dalla sua gente quando ne aveva bisogno, con quel piccolo gesto ha supportato la famiglia Cabacas e dato ai tifosi quel sostegno di cui avevano bisogno.
Nella seconda stagione con Bielsa, Carlos si ristabilisce e torna finalmente in campo, come difensore centrale. La stagione sarà una brutta copia di quella precedente e il mister di Rosario lascia Bilbao. Al suo posto torna Valverde che conferma Carlos capitano e difensore titolare, terminando la Liga quarto, qualificando la squadra ai preliminari di Champions contro il Napoli di Benitez.
Dopo 1-1 dell’andata all’ex San Paolo, al ritorno l’Athletic fa la partita. Nel primo tempo Gurpegui solo in area sbaglia un gol già fatto, dopo il vantaggio partenopeo al ’60 su calcio d’angolo, Gurpegui blocca Britos e Maggio liberando Aduriz solo in area per il pareggio rojoblanco, dopodiché l’Athletic vince per 3-1 completando la rimonta e raggiungendo la qualificazione ai gironi.
La Txampions porta via energie mentali, la Liga non parte benissimo e durante la stagione Etxeita prende il posto di Gurpegui in difesa. Ma Carlos è un capitano vero, unsce la squadra e a marzo L’Athletic è di nuovo in carreggiata, battendo 1-0 il Real Madrid con cabezazo di Aduriz mentre Gurpegui è un baluardo difensivo. I rojiblancos raggiungono la terza finale di Copa del Re in 5 anni.
Sfortunatamente, a fine marzo, Gurpegui deve operarsi al ginocchio destro e la stagione per lui finisce lì, senza giocare la finale, persa, contro il Barça.
Carlos dichiarerà «non sapete quante volte ho visto altri correre con il trofeo per il campo. Poter vincere una finale per noi è qualcosa di inimmaginabile. Per quanto ci proviamo, non sappiamo cosa significhi vincere la partita e tutto ciò che vorrebbe dire per il club.».
La vittoria in Supercoppa nella rivincita contro il Barça e il ritiro
Carlos e l’Athletic si prendono subito la rivincita, nella Supercopa contro il Barça, una disfatta per i blaugrana: San José da centrocampo e tripletta di Aduriz sanciscono il 4-0 biancorosso dell’andata.
Il Barca tuona “remuntada” ma al Camp Nou non va oltre il pareggio 1-1. L’Athletic vince finalmente un trofeo dopo il 1984 e tocca a Gurpegui, ristabilito dopo l’operazione, sollevare la coppa.
“Il momento più bello della mia carriera è stato quando abbiamo vinto la Supercoppa” , dirà. C’è ancora chi vuole sminuire l’importanza del trofeo, ma la realtà è che a nessuno piace perdere. La possibilità di festeggiare con i tifosi è un altro dei momenti che resteranno impressi per sempre a Gurpegui, che solleva il trofeo dal balcone del municipio di Bilbao davanti ad una città in festa.
L’11 maggio 2016 annuncia il ritiro. Tre giorni dopo gioca l’ultima partita al San Mames contro il Sevilla e al minuto 86 Valverde lo richiama in panchina per ricevere la meritata standing ovation dai tifosi per un uomo che ha incarnato i valori dell’Athletic.
Gurpegui si ritira da one man club, 17 anni di cui 12 in prima squadra con 393 presenze, 22 gol e 6 presenze nella Euskal Selekzioa, giocando con atleti di generazioni diverse, ma con un filo unico: la maglia biancorossa con lo scudo dell’Athletic.
Il suo carisma e la sua competenza sono un importante valore per l’Athletic, così nel 2019 ritorna in società e dopo alcune esperienze come allenatore e sviluppatore delle giovanili, nel 2023 viene promosso allenatore del Bilbao Athletic.
Le prime parole in conferenza sono state: «il mio compito è quello di formare giocatori per il futuro dell’Athletic!».
“Il mondo cambia con il tuo esempio, non con la tua opinione”, un motto che calza a pennello per Carlos Gurpegui, uno dei giocatori più emblematici che l’Athletic abbia avuto nella sua era moderna.
Per Carlos la squalifica e gli infortuni alle ginocchia sono state vere discese agli inferi, ma il modo in cui ha lottato tornando in campo gli è valso, col tempo, il rispetto di tifosi e avversari, sia dentro che fuori dal campo. Eskerrik asko Gurpe.
Testo di Lodovico Moloni, socio fondatore dei Leones Italianos – Italiako Lehoiak
Immagine di copertina tratta da Wikipedia.