Nostalgicalcio: Tutto il calcio minuto per minuto
Maggio 11, 2024Sto invecchiando. La prova lampante è la sempre più crescente nostalgia che provo del tempo in cui le partite non le vedevo in tv, ma le ascoltavo accomodato sul divano del salotto insieme a papà.
La radio era l’altare sacro dove si celebrava quel rito esclusivamente domenicale. Di ‘spezzatino’ nel weekend delle gare di una giornata di campionato nemmeno a parlarne.
La radio e i “sacerdoti di Tutto il Calcio Minuto per Minuto”
Roberto Bortoluzzi, Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali e tanti altri ancora erano i ‘sacerdoti’ che avevano il compito di svelarci l’arcano di quell’evento lontano, ma non inaccessibile.
Il messale era composto dalle loro parole, ognuna di loro doveva essere in grado di guidare la nostra fantasia nel comprendere quanto stavano raccontando.
Non era un caso se, mentre seguivo attentamente le radiocronache di Tutto il calcio minuto per minuto, sfogliavo in fretta le pagine dell’album Panini, per riprodurre nel mio piccolo mondo fantastico ciò che mi veniva narrato.
Così la partita diventava figlia della mia immaginazione e la ricostruzione dell’ascoltatore era tanto più fedele quanto maggiore era la cura del cronista nella scelta dei vocaboli giusti.
Amavo soprattutto Ciotti, e glielo confidai quando, giovane corrispondente da Sorrento, lo conobbi perché era seduto proprio dietro di me per assistere ad una gara di Coppa Italia e con la sua voce inconfondibile commentava qualche fase di gioco con l’allora presidente del club rossonero, suo amico di vecchia data.
Gli rivelai che, proprio grazie a lui, avevo avuto dieci in un tema di Italiano dove avevo scritto “febbricitante”, termine che lui aveva adoperato durante una radiocronaca per descrivere le imperfette condizioni di salute nonostante le quali Luciano Castellini, portiere del Torino scudettato nel ’75-’76, si era presentato in campo, risultando poi il solito ‘giaguaro’ decisivo.
Sandro Ciotti: la “voce” per eccellenza
Ciotti era Ciotti, la “ventilazione inapprezzabile” e gli “spalti gremiti fino al limite della capienza” erano un suo modo raffinato, giammai spocchioso, di far comprendere che anche la radiocronaca di un evento sportivo aveva una dignità letteraria.
Lui e gli altri colleghi di quella troupe irripetibile erano circondati da un alone di leggenda e di mistero, i loro volti apparivano proprio di rado in tv, se non quando, tutti insieme, cantavano gli auguri di buona fine e buon principio al termine di ogni anno solare.
Esatto, li cantavano, con Ciotti che, imitando il pianista Sam del film Casablanca, liberava sulla tastiera le dita leggere e rapide, intessendo una melodia che fluttuava armoniosa ed elegante proprio come le sue cronache.
Era un calcio tecnologicamente meno evoluto, questo è fuor di dubbio, se vogliamo anche meno preciso rispetto alle attuali telecronache, dove, tra Var e vivisezione al microscopio di ogni sequenza, la verità, avallata o meno dagli arbitri di turno, ti viene sbattuta impietosamente in faccia. Senza possibilità di errore. Senza scampo.
Ruud Krol: il Profeta e la classe operaia azzurra nella stagione 1980-81
Quello proposto oggi è un calcio più spietato e molto meno romantico, che non concede spazio alla fantasia e, volendo, anche alla raffinata ironia. Che ti strappava sempre un sorriso, come quando da Como ancora Ciotti, commentando la trasferta lariana del Napoli di Marchesi, in lotta per lo scudetto nella stagione ’80-’81, irrompe col classico “scusa Ameri” per segnalare il gol allo scadere del partenopeo Palo, aggiungendo subito che “evidentemente il nome non pregiudica il rendimento di questo giovane giocatore”.
Lo stesso humour che, poco prima, nonostante si giocasse il 10 maggio, lo aveva spinto ad affermare che “la giornata è di tipo invernale, quando Loretta Goggi ha inciso Maledetta primavera evidentemente sapeva quel che si faceva”.
Oggi di calcio raccontato ed urlato in video ne abbiamo tanto, anche troppo, appartiene ai ricordi del secolo scorso la messa in onda, dopo 90’ minuto, di un solo tempo dell’incontro più significativo del turno e si doveva pazientare fino alla seconda serata, con i “riflessi filmati” (si diceva così…) della Domenica Sportiva, per verificare se quanto avevamo immaginato con l’ausilio delle radiocronache era più o meno corrispondente alla realtà.
Sono sempre seduto sul divano, stavolta in compagnia del mio giovane uomo, ma non è più come allora, a predominare incontrastato è il modello di comunicazione televisiva, che ruba il posto alla fantasia e la intimidisce con toni e commenti non sempre garbati ed imparziali.
Paradossalmente, perché, visto il supporto delle immagini, dalla telecronaca non si pretende che sia esaustiva come una radiocronaca. Ma tant’è, siamo prepotentemente sommersi dal ‘vero’, che ricaccia in soffitta il fantastico ed il suo mondo da favola, sussurrata alle orecchie di grandi e piccini.
Testo di Alfonso Esposito: Avvocato, docente di Diritto Penale alla scuola di specializzazione dell’Università Federico II di Napoli, ha appena pubblicato con la Urbone “LEGGENDAJAX: storia e storie di una svolta epocale”.
Di attaccanti che hanno fatto la storia azzurra ha scritto in “Napoli: segnare il tempo”.
A questo link trovate il suo libro “Il Mito che Insegna”, sul Napoli di Vinicio, edito sempre da Urbone Publishing, per la quale ha pubblicato anche “Alla Riscoperta dell’Est”.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia.