Filosofia e calcio, due concetti agli antipodi

Filosofia e calcio, due concetti agli antipodi

Maggio 12, 2024 0 Di Luigi Ottobre

Ci sarebbe tanto piaciuto essere epicurei, almeno nella versione raccontata da Luciano De Crescenzo nel suo famoso film «Così parlò Bellavista». “Gli Stoici amano i grandi obiettivi posti al di là della vita, e per questi obiettivi loro sono disposti a morire. Noi no, noi siamo epicurei. Noi ci accontentiamo di poco, purché questo poco ci venga dato al più presto possibile…”. Quel poco – che al contrario poco non è, anzi è tutto – c’è stato dato appena un anno fa.

Peccato però che “il professore” abbia ignorato come la filosofia e la razionalizzazione degli eventi non si confanno alla malattia del tifo. Quel senso di appagamento che ha pervaso ogni cellula dell’organismo partenopeo subito è evaporato, sostituito dai malanni del fegato. Sempre quel poco, non c’è stato dato subito, ma è stata necessaria un’attesa lunga quanto gli anni del Cristo Gesù e, a quanto pare e senza essere blasfemi, lo scotto del successo si è rivelato essere una stagione da Via Crucis.

Che poi, chiariamoci subito, se ad ogni scudetto dovesse seguire un’annata disgraziata, allora potremmo ragionarci su. Una sorta di patto col destino, in cui il pendolo di Schopenhauer oscillerebbe tra la gioia e il dolore.

La crisi del Napoli e il vilipendio del tricolore

Più si ascoltano e si leggono cose, più si ha la sensazione di parlare sempre degli stessi argomenti. Tutta colpa di un Napoli che ha concluso anzitempo la sua stagione, facendo già intravedere come sarebbe andata a finire, contraddicendo anche gli irriducibili ottimisti. Ma qualcosa bisogna pur scrivere sui giornali, qualcosa bisogna pur dire negli infiniti programmi tv e radio. E allora via a frasi ripetute a iosa, prese in prestito da qualcuno, come se non si avesse più voglia di pensare. E via anche alla diffusione dei luoghi comuni.
A Napoli tre ne circolano negli ultimi mesi.

1) “Antonio Conte non verrà mai, perché pretenderebbe un mercato costoso”. Posto che l’eventuale mancato arrivo dell’ex di Juventus e Inter potrebbe dipendere da fattori economici a cui De Laurentiis difficilmente deroga, ci si dimentica di come il patron partenopeo è colui che è riuscito a portare sulla panchina azzurra un certo Rafael Benitez e un certo Carlo Ancelotti.

Non c’è bisogno di sciorinare il palmarès per capire che la loro bacheca non ha nulla di inferiore rispetto a quella del leccese. Per cui, basterebbe spostare il punto di osservazione per capire che se Conte dovesse diventare allenatore del Napoli sarà perché, come i suoi illustri predecessori, ha accettato qualità e limiti del club. Senza dimenticare la bontà di una squadra che solo per colpa dei calciatori stessi sta facendo diminuire il valore di quanto fatto con la vittoria dello scudetto, con gli stessi giocatori alla stregua di mediocri miracolati.

2) “Sarebbe bastato prendere il sostituto di Kim.” Vero, ma in parte. Il Napoli è passato da un calciatore rivelatosi un grande difensore a uno che è scomparso dalla scena – Natan – e ad un altro che, come riserva, bene non ha fatto – Juan Jesus. Eppure, le cronache di chi frequenta Castel Voltuno raccontano di tecnici che hanno faticato ad allenare i cosiddetti meccanismi difensivi. In Serie A nessuno può permetterselo. Anche l’eventuale forte sostituto del sudcoreano avrebbe avuto le stesse difficoltà.

Basterebbe, come sempre e come di cui sopra, andare indietro con la memoria per ricordare come uno dei più grandi difensori degli ultimi anni – Koulibaly – era penalizzato dal gioco di Benitez e subito bollato come brocco, quando poi con l’arrivo di Maurizio Sarri (uno che sulla filosofia difensiva potrebbe tenere corsi all’Università) il senegalese s’è trasformato in un giocatore dal valore di un centinaio di milioni.

La panchina del Bologna è pronta ad entrare in campo per festeggiare la vittoria a Napoli, che porta i felsinei ad un passo dalla qualificazione in Champions League (foto di Luca Sisto)

La panchina del Bologna è pronta ad entrare in campo per festeggiare la vittoria a Napoli, che porta i felsinei ad un passo dalla qualificazione in Champions League, mentre gli spalti si sono già svuotati da alcuni minuti (foto di Luca Sisto)

3) “Rivoluzione, via tutti”. Reazioni a caldo, comprensibile. Cessione di tanti titolari usurati dall’esperienza partenopea e di tutti gli acquisti del mercato estivo e di gennaio. E Lobotka? Ricordate il “caso” dello slovacco, quello del “bidone ingrassato” che con Gennaro Gattuso andava ceduto e con Luciano Spalletti è diventato imprescindibile? Si può dunque valutare la qualità di un giocatore – per giunta nuovo arrivato e magari di giovane età – in un contesto in cui tutto va male? La domanda è retorica.
Si assiste dunque a una superficialità che quasi genera un malanno interiore.

Si parla tanto, sempre e di troppe cose messe insieme. Come se si fosse costretti ad avere per forza un’opinione, su tutto, e specialmente immediata, per mantenere quell’interazione social che non dà spazio alla riflessione, né all’approfondimento, quando non si è obbligati a dire sempre la propria. Bisognerebbe prendere a esempio Socrate e il suo “So di non sapere”. Per essere consapevoli che la conoscenza non definitiva diventa motivo fondamentale del desiderio di indagare, e quindi di conoscere.

 

Luigi Ottobre è laureato in Scienze del Turismo. Giornalista pubblicista dal 2019, ha scritto per il portale “Il Mio Napoli” ed è stato responsabile della sezione sport di GiornaleNews di Maddaloni, per il quale ha seguito il Napoli anche dal Maradona. Appassionato di tennis, pallavolo e Moto GP, fa parte della famiglia d F&L dal 2024.

Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons.