
Stanotte a Firenze
Maggio 28, 2024Stanotte, al principio dell’alba, quando anche gli ultimi tifosi, ormai svociati, faranno ritorno alle loro case per presentarsi al lavoro con due ore di sonno, potrà capitarti, camminando a Firenze lungo Ponte Vecchio, di imbatterti in un anziano signore.
Avrà indosso la maglia della Viola stagione 1981-82, quella dello scudetto perso all’ultima partita nell’anno Mundial, e ti chiederà di fermarti.
Avrà una storia da raccontare.
Tu rimani ad ascoltare.
Regalagli il tuo tempo.
“Il Dio del calcio, maledetto a lui!! Ce l’ha giurata da sempre !!Siamo una città maledetta. Ci ha detto “icche tu voi, fiorentino dei miei stivali ? La gloria nel pallone ?? Tu che sei circondato dalla bellezza, che hai la città con più opere d’arte al mondo per metro quadro, tu che ti vedi i tramonti da Piazzale Michelangelo e fai colazione guardando la cupola del Brunelleschi, oh che ci fai con gli scudetti? Con le coppe europee?”
Ho visto centinaia, migliaia di giocatori vestire questa maglia sventurata (oh tu guarda se il viola che porta sfiga a teatro non nasce dalla nostra maglia).
L’uccellino Hamrin, che era l’idolo di Paolo Rossi da bambino.
Picchio De Sisti, capitano dell’ultimo scudo.
Giancarlo Antognoni, campione mondiale senza aver mai vinto nulla di serio con la Viola, che rischió di morire in campo.
Socrates e Dunga, capitani del Brasile.
Passarella capitano dell’Argentina Mundial.
Robibaggio giovane, forse al suo meglio di sempre. Batistuta con la sua mitraglia. E Rui Costa che era bello da vedere come un dipinto di Giotto.
Ogni volta la storia era la stessa
“Ce l’avete già la bellezza, da tutte le parti, le vittorie del pallone lasciatele ad altri.”
Facile per lui, il Dio del pallone.
Ma noi tifosi ci si consolava poco leggendo le terzine di Dante o visitando gli Uffizi.
Guardando Albertazzi a teatro o addentando una bistecca delle nostre.
Noi ci si sentiva sempre tifosi normali, come gli altri.
Non dico barattare la nostra bellezza con i trionfi di Juve e milanesi, ma qualcosina di più suvvia…
E invece niente, sempre finali senza vincere, perfino in Europa.
C’era solo un modo per sconfiggere la maledizione.
Giocare contro un’altra città meravigliosa, ricca di storia e d’arte, anche lei incompiuta nel pallone.
Non in patria ma in Europa.
Firenze contro Atene. Fiorentina contro Olympiakos.
La culla dell’arte e quella della civiltà.
Si poteva fare.
Si doveva vincere.
Non sarebbe stato facile, perché la coincidenza sfigata portava a giocare proprio ad Atene, anche se in uno stadio diverso da quello di casa.
Ma le energie in campo erano finalmente alla pari.
Rompere l’incantesimo e far alzare la nostra seconda coppa Europea (dopo la defunta Coppa delle Coppe, edizione 1960-61) da Biraghi…
Ma si può?
Coi fior di capitani che abbiamo avuto, guarda un po’ chi ti alza la Coppa.
Vabbè dai, pure alla Roma mica l’ha alzata Di Bartolomei o Giannini, o Totti…no, l’ha alzata Pellegrini, il meno forte.
Che poi per noi dietro di lui ci sta sempre un’ombra, una grande ombra.
Non ti dico un angelo, perché non ci si crede più, ma insomma l’ultimo capitano davvero amato si è addormentato in albergo con la maglia viola addosso e non si è più svegliato.
Io ho visto tutte queste cose, due scudetti vinti, uno sfiorato, campioni di passaggio ma sempre innamorati della città, calciatori vivi per miracolo e morti in modo assurdo.
Mi mancava un’ultima gioia.
Ma nessun lieto fine.
E ora sono stanco, più di prima
Però ti dico una cosa.
Hai un figlio?
Lo stai aspettando? Bene…crescilo con l’amore per la nostra storia.
Raccontagli di una bellissima principessa che aveva ricevuto un incantesimo.
Del ragazzo che giocava guardando le stelle.
Di quell’altro che entrava in porta col pallone al San Paolo dopo aver scartato tutta una squadra.
Della Florentia Viola in C2 con 18.000 abbonati e della trasferta in casa della Sangiovannese.
E raccontagli che il giorno che l’incantesimo stava per finire tu c’eri.
E il tuo primo pensiero fu per tuo figlio che stava nascendo.
E il secondo…per il capitano che non si era più svegliato.
Stanotte, al principio dell’alba, potrà capitarti, camminando a Firenze lungo ponte Vecchio, di imbatterti in un anziano signore.
Avrà una storia da raccontare.
Tu rimani ad ascoltare.
Sarà in ogni caso una storia bellissima.
Testo di Paolo Palazzo. Autore del podcast “Anni Mondiali” insieme alla moglie Dina Curione.
Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons.