Andrea Fabri: da Terni a Caracas nel nome del fútbol

Andrea Fabri: da Terni a Caracas nel nome del fútbol

Giugno 1, 2024 0 Di Philip Supertramp

Da Terni a Caracas ci sono 8364 Km di distanza. Questo è il viaggio che ha intrapreso Andrea, dall’Umbria fino alla capitale del Venezuela.

Fabri, a 26 anni, ha iniziato a fare l’allenatore nei settori giovanili e l’assistente per le prime squadre. A 34 anni, da un giorno all’altro, viene chiamato da Vincenzo Conti, con il quale fino a qualche anno prima aveva allenato in Eccellenza, che gli suggerisce di raggiungerlo per il Sudamericano sub20 in Cile, in qualità di assistente della nazionale femminile venezuelana.

Andrea viene colto alla sprovvista: “ho un lavoro fisso, mi vuoi far venire dall’altra parte del mondo per un mese….e poi? Fammici pensare!”

Ma il ragazzo di Terni ci mette poco a decidere, “il treno andava preso subito se ami questo lavoro. Certe volte ti va bene, altre meno. L’importante è perseverare, continuare e imparare”.

Lascia tutto, fa le valigie, e parte all’inseguimento della sua passione: il fútbol.

In Cile, senza saper parlare lo spagnolo – “mi facevo capire a gesti”  – si presenta come assistente della nazionale femminile under 20 venezuelana di Vincenzo Conti.

“Non ci qualificammo al mondiale, ma rimane una bellissima esperienza”.

Tornati a Caracas, gli viene proposto un contratto di 3 anni come allenatore dell’under 15 e assistente dell’under 17 e della nazionale maggiore femminili.

Nella capitale del Venezuela s’immerge nel mondo della Vinotinto . “Facevamo try out per selezionare le varie calciatrici per la nazionale, il fine settimana andavo a vedere tutte le partite. Infine viaggiavo spesso a Miami, in Florida c’è una grande “colonia” di venezuelani e anche lì facevamo allenamenti con le varie ragazze per poi scegliere le migliori”.

“In Venezuela giocano tantissime ragazze, il calcio femminile sta crescendo in tutto il mondo. Non dobbiamo fare differenza tra calcio maschile e femminile, perché siamo tutti esseri umani. L’unica differenza può essere nell’intensità, ma ci sono ragazze che sono eccellenti atlete, dotate di una grande tecnica di base”.

Dopo due anni meravigliosi con la nazionale, dove ha avuto la fortuna di partecipare al Sudamericano U20, la Coppa America, i Giochi Bolivariani, viaggiare in Colombia e Cile e assistere a stadi pieni, con la gente che cantava l’inno del proprio Paese, decide di lasciare la nazionale femminile Vinotinto per gettarsi in una nuova avventura con il Deportivo Miranda.

I “Parroquiales” sono un club fondato nel 1948 a Caracas con il nome di Deportivo Italia da un gruppo di immigrati del Belpaese. Il club veniva soprannominato “Los Azules/trad: I Blu” per le origini e perché giocava con i colori della maglia della nazionale azzurra.

Oggi milita in Seconda Divisione. “Un campionato complesso: siamo divisi in due gironi, ovest ed est, da 8 squadre, le prime 4 fanno i play off per la promozione”, racconta Fabri.

Andrea, 37 anni, è l’allenatore più giovane tra Primera e Segunda, ma non si lascia intimidire e si presenta con un’idea ben chiara di gioco. Allo stesso tempo è bravo ad adattarsi a un Paese in cui, come racconta: “il fútbol sudamericano è fatto di transizioni e a me piace molto il possesso palla, avere il controllo del gioco. Nel club mi sono dovuto adattare, ma allo stesso tempo sono venuti incontro alle mie esigenze. I ragazzi in questi mesi sono stati bravissimi.

Certe volte, quando chiedo di fare un lancio mi guardano male e mi dicono che vogliono giocarla corto. Qui c’è un’altra cultura e il gioco è differente. Vedere la mia squadra che non prende gol ed è solida difensivamente per me è un onore. Sono molto felice per come viene interpretato il mio stile in campo. I ragazzi sono stati bravi a capire cosa voglio e stanno venendo fuori i risultati”.

Nelle prime dieci giornate, la squadra è riuscita per ben 7 volte a lasciare la porta inviolata e poco a poco, riferisce Andrea Fabri: “chiudiamo bene gli spazi e giochiamo come un unico blocco. Rispetto all’inizio, partendo dalla stessa idea, abbiamo un gioco più camaleontico e riusciamo ad adattarci agli avversari”.

Anche fuori dal campo, Fabri si è misurato con la diversa cultura calcistica locale: “ricordo la prima partita, entro nello spogliatoio, le ragazze ballavano, cantavano, la musica era ad alto volume, giocavano a calcio tennis. È una cultura fantastica, per loro è tutto divertimento e spensieratezza. Non tutti si concentrano solamente in silenzio, l’importante è che ognuno riesca ad entrare nel clima partita nei tempi giusti. C’è un momento in cui inizio a parlare e lì si spegne tutto. Però, ad essere sincero, questo loro modo di esprimersi mi rende più tranquillo e allegro”.

Intervista a Federico Turriziani, allenatore italiano in Canada

In un campionato dove la gran parte dei club ha calciatori colombiani, ecuadoriani o panamensi, il Deportivo Miranda ha condotta una politica fatta di tutti calciatori venezuelani, di cui tre sono di origini italiane.

Qualche mese fa, per l’amichevole tra Italia e Venezuela, riferisce Fabri: “mi hanno invitato a TeleVen, che è come la Rai qui, è stato entusiasmante, non tutti i giorni ti invitano in una televisione così importante. Durante i primi 60 minuti ho visto l’Italia in difficoltà. Il Venezuela pressava bene e aveva un buon possesso palla. Poi con i cambi l’Italia è uscita fuori e il Venezuela è calato fisicamente. Sapevo che per gli azzurri sarebbe stata una partita difficile, non è più come 15 anni fa dove si poteva vincere 4-0. Adesso è molto più complessa la gara, i giocatori venezuelani militano in campionati europei, sudamericani o MLS.

Anche se il baseball rimane lo sport più praticato e più seguito, gli stadi sono sempre stracolmi, ci sono grandi miglioramenti nelle infrastrutture calcistiche. Questo si sta riflettendo nell’evoluzione a livello calcistico del paese. La Vinotinto è quarta, dietro solamente ad Argentina, Brasile e Uruguay, nel girone di qualificazione ai prossimi Mondiali. Il Venezuela rimane sicuramente dietro a questi tre Paesi che vivono il calcio 24 ore al giorno, però a mio avviso è alla pari degli altri e forse, per la prima volta nella storia del Paese, si qualificherà a un Mondiale”.

Dalle sue parole si evince come Andrea sia felice e ben integrato in Venezuela. Chiedendogli se abbia voglia o meno di tornare in Italia, risponde: “a Caracas si vive molto bene, negli ultimi anni è migliorata tantissimo e c’è molta meno delinquenza. La gente è meravigliosa. L’unico problema è il clima, adesso siamo nella stagione delle piogge, ma al momento piove poco e dobbiamo allenarci alle 7:30 perché alle 11 ci sono 35 gradi e con questa umidità tropicale capite che non è fattibile allenarsi a mezzogiorno. Comunque non penso di tornare in Italia al momento. Voglio fare un percorso all’estero. Qui mi si è aperta una bella opportunità. Sono dell’idea che se l’Italia non ti apre le porte, devi fare le valigie e cercare strade nuove. Voglio migliorare passo dopo passo. So che è un percorso difficile, ma spero prima o poi di poter arrivare ancora più in alto”.

All’età di 34 anni, Andrea Fabri, come un discepolo del calcio, è stato chiamato a lasciare tutto e seguire il “Dios Fútbol”. Ma non quello che siamo abituati a vedere e che conduce ai soldi e alla fama, quanto quello puro e vero, fatto di passione per lo sport che amiamo. Tre anni più tardi, con una carriera in Venezuela avviata e nuovi traguardi all’orizzonte, non c’è nessuna ruga di pentimento sul suo volto: solo una smorfia, che nasconde il sorriso di chi sa di essere felice per aver trovato la sua strada e il suo posto nel mondo.

 

La redazione ringrazia Andrea Fabri per il tempo che ha concesso a Philip e ai nostri lettori.

Intervista a cura di Philip Supertramp – Instagram @ilsignoredellaliga.

Immagine di copertina riadattata dal profilo Instagram di Andrea Fabri.