Dolce giugno: c’era una volta il calcio d’estate

Dolce giugno: c’era una volta il calcio d’estate

Giugno 9, 2024 0 Di Davide Morgera

C’era una volta il calcio d’estate, quello che non mandava ancora nessuno in vacanza, il tifoso, il calciatore, la società. Era il football del dopo campionato e quello prima dei ritiri estivi, era il pallone che continuava a rotolare in assolati pomeriggi o in serate con luci fioche ma con una sola costante, i pochi spettatori. Raramente, infatti, in quei giorni di giugno e luglio le anime sugli spalti superavano le 20.000 unità, cifre basse anche per il San Paolo di quei tempi. Era la Coppa Italia, con una formula ormai messa in naftalina, che dominava la scena calcistica italiana del dopo campionato e che riusciva spesso a soppiantare qualche bomba di mercato o le chiacchiere da bar.

Un torneo che poteva anche vedere giocare atleti che da lì a pochi giorni avrebbero finito le gare di Coppa per andare a fare il ritiro con una nuova società. Erano decine, infatti, i trasferimenti che venivano sanciti (e successivamente ratificati nella sede del calciomercato) proprio in quelle calde giornate di giugno durante la fase finale del torneo nazionale. La norma, però, soprattutto se nel girone conclusivo non avevi più chance di vittoria, era che i titolarissimi volevano partire per le vacanze per il meritato riposo ed in campo ci andava qualche giovane della Primavera. Chi si ricorda di Qualano al posto di Clerici avrà buona memoria….

Sono trascorse appena due settimane dalla fine del campionato e sembra essere passato un secolo. Ripensare alla settimana prima di Napoli – Lecce ci fa ripiombare in un incubo che difficilmente si dimenticherà. I dubbi, la non qualificazione alle coppe europee, la contestazione dei tifosi, gli striscioni polemici, le poche certezze da confermare, i mal di pancia di qualcuno, i primi pruriti di mercato, lo sfogliare la margherita del nuovo allenatore, l’Europeo alle porte. Poi la grande delusione di un ennesimo pareggio casalingo e tutti mestamente a casa. Tra i fischi e nessun giro di campo. Lo scudetto è stato conquistato solo un anno fa, sembra una vita. Cala il sipario finalmente, il Napoli è fuori da tutte le competizioni europee ed inizierà la prossima Coppa Italia in estate. Si sapeva, inutile anche appigliarsi, per improbabili alchimie, alla Fiorentina, al Torino o all’Atalanta, squadre molto più regolari degli azzurri.

La folla del Maradona, dopo la grande delusione, scema, si avvia mestamente alle macchine, ai parcheggi, lancia strali a chi ha avuto un rendimento al di sotto del suo standard, discute animatamente del futuro, magari dopo aver mangiato l’ultimo panino dagli ambulanti nel piazzale antistante il Tempio. Il giorno dopo i giornali annunciano già la volata a tre. Sarà Conte, Pioli o Italiano a risollevare le sorti di una squadra in agonia e demotivata? De Laurentiis aspetta e medita prima di buttare in pasto ai supporter napoletani il nuovo tecnico. Aspetta ma non arriva Godot, arriva Antonio Conte, anche questo un coup de theatre. E quando si giunge alle firme, la foto che ritrae presidente e nuovo allenatore sembra avere questa didascalia: “Tenete, questo è solo l’anticipo di quello che verrà”. Incrociamo le dita, allora.

Il Napoli e il ciclico crollo di una stagione, come nel 1976-77

Nella stessa settimana, passata la prima fase di euforia per Conte, incredibile ma vero, è iniziata la “depressione” post campionato del tifoso. E adesso che facciamo senza campionato? Come trascorreremo i week end? Parleremo esclusivamente di una cosa effimera e spesso non veritiera come il calcio mercato? Peccato, non c’è niente di niente.

Dove lo andiamo a beccare un po’ di calcio? Personalmente mi sono tuffato nello spareggio di serie B tra Cremonese e Venezia e quello di serie C tra Vicenza e Carrarese pur sapendo che, prima o poi, sarebbe finita. E sarei rimasto a digiuno. Ed eccoci di fronte all’ “astinenza” da calcio, a quel periodo dell’anno in cui, tra le prime cose che vai a vedere, è la data di quando il Napoli sale a Dimaro e scende a Castel di Sangro. Ohibò, rispettivamente 11 e 25 luglio, dicono i siti. Dopo che la rassegnazione è subentrata ed ha preso possesso del nostro cervello, siamo andati a curiosare e a rivedere un po’ di almanacchi, perché spesso gli azzurri hanno affrontato partite indimenticabili della loro storia proprio in periodi che vanno tra giugno e luglio.

È pur vero che quando i campionati si sono protratti o le finali di Coppa Italia sono arrivate a toccare date in cui oggi normalmente ci si riunisce per ripartire con la nuova stagione, erano annate in cui non c’erano Europei o Mondiali, ma questo fa capire una volta di più come il calcio sia profondamente mutato. Oggi le stagioni iniziano molto più presto, le tournée portano soldi e fanno gola, i ritiri sono duplici (prima nel deputato luogo di montagna e poi in sede), diverse le amichevoli. Avete messo già in agenda che il campionato di serie A quest’anno inizierà il 17 agosto? Mi raccomando non prenotate case ed alberghi in quel periodo, non fittate bungalow e campeggi. Non fatevi abbagliare dal nuovo villaggio visto sui cataloghi, non date caparre per week end a Procida o Ischia. 

Spesso nei campionati italiani la stagione è terminata entro il mese di maggio, un po’ come accade oggi, ma qualche volta si è andati anche oltre giocando a giugno e a luglio. Così ci siamo messi alla ricerca di curiosità ‘estive’ ma ufficiali, di partite che hanno avuto la loro importanza nella storia del Napoli. Abbiamo scovato gare che hanno evidenziato come, di questi tempi, si stava ancora parlando di ‘stagione ufficiale’ con match decisivi e fondamentali per la vita dei club di serie A.

In questa cavalcata a spasso nel tempo abbiamo stilato una classifica che mettesse insieme sia l’importanza della gara del Napoli sia la data in cui è stata giocata. È emerso che la Coppa Italia, grazie alla vecchia formula, è la competizione che ha totalizzato maggior punteggio (cinque). Seguono gli spareggi (due), una Coppa dell’Europa Centrale, il campionato di Serie A diviso in due gironi e la gara decisiva per andare in Serie A nel 1965. Ecco il dettaglio.

Il Napoli festeggia la Coppa Italia nella stagione dell’accoppiata col Primo Scudetto, 1986-87

13 giugno 1987, Atalanta Napoli 0-1 (finale di Coppa Italia, ritorno)

È la nostra squadra ‘asso piglia tutto’, Maradona e Giordano sono incontenibili. Gli azzurri vincono la Coppa Italia inanellando una serie ininterrotta di 13 vittorie consecutive. Anche qui la Storia, il ‘double’, scudetto e Coppa, roba da raccontare ai nipotini. Segna Giordano, il trasteverino, ed ammutolisce Bergamo.

19 giugno 2005, Avellino Napoli 2-1 (finale playoff Serie C, gara di ritorno)

Una delle pagine più amare della nostra storia recente. Lo spareggio che vale la serie B, dopo appena un anno di inferno in C, è vinto dai verdi irpini e l’urlo di risalita è smorzato in gola. Segna Sosa, Reja vuole lasciare, gli unici a rimetterci le cuoia sono i tifosi, già stanchi di rivedersi un’altra volta il Chieti, il Manfredonia ed il Lanciano.

20 giugno 1965, Parma – Napoli 1-3 – partita decisiva per la promozione in A (immagine di copertina con Pesaola e Fiore in panchina)

Canè ci porta diritto in Serie A e diventa il beniamino del popolo partenopeo dopo una splendida doppietta in quel di Parma che significa ritorno nel calcio che conta. La serie cadetta viene definitivamente abbandonata e solo 33 anni dopo si ricadrà nel baratro. Il calcio è strano. Si perde con lo stesso punteggio con cui si era vinto nel 1965 ma stavolta Cannavaro e Taglialatela escono dal campo in lacrime.

Il Napoli schierato prima della finale di Coppa Italia 1962 contro la Spal

21 giugno 1962, Napoli Spal 2-1 (finale di Coppa Italia)

È la prima Coppa Italia vinta da una squadra di serie B che, ingorda, sale anche in serie A. Apoteosi romana con le reti di Corelli e Ronzon, il comandante Lauro sventola il suo fazzoletto bianco, viene portato in trionfo e promette uno squadrone per l’anno dopo. Purtroppo non sarà così.

23 giugno 1929, Napoli – Lazio 2-2 (spareggio per la permanenza in A)

Lo spareggio per rimanere in Serie A si gioca a Milano, nasce la prima radiocronaca di un incontro del Napoli. La cosa funzionò così: da Milano telefonava il testimone oculare, il segretario del Napoli riceveva i dispacci e questi venivano recapitati a Felice Scandone. Questi, dal balcone in piazza San Ferdinando, informava poi il popolo in ansia aggiornandolo sull’andamento della partita. Finì due a due ma Ascarelli convinse Arpinati, a capo della Federazione, a non far disputare lo spareggio bis. L’anno dopo ritrovammo sia il Napoli che la Lazio nella prima serie A, girone unico, per motivi ‘politici’. “Tarallucci e vino” si dice dalle nostre parti.  

Il Napoli schierato prima della finale di Coppa Italia contro il Verona

29 giugno 1976, Napoli Verona 4-0 (finale Coppa Italia)

Vittoria schiacciante, gli azzurri ci arrivano in condizioni psico-fisiche ottimali sotto la guida di Delfrati e Rivellino, i gialloblu veronesi rimangono asfaltati sotto i colpi della doppietta di Savoldi, di Braglia ed una autorete/papera di Ginulfi. Un pò di serenità dopo le dimissioni di Vinicio. Seconda Coppa Italia in bacheca.

1 luglio 1934, Admira Vienna – Napoli 5-0 (Coppa dell’Europa Centrale)

È a tutti gli effetti l’antenata della Europa League, l’intento è quello di far incontrare le migliori squadre europee. Questa partita, giocata con un’andata ed un ritorno chiuso in pareggio (non valevano i gol in trasferta), ha il suo epilogo con la ‘bella’ di Zurigo dove gli austriaci seppelliscono il Napoli sotto 5 reti.

5 luglio 1972, Milan Napoli 2-0 (finale di Coppa Italia) 

Si arriva in finale dopo aver superato un girone eliminatorio, un girone finale e ben 10 squadre. Il Milan, però, telecomandato da Rivera, è troppo superiore. Panzanato fa harakiri e Rosato (uno stopper!) chiude la pratica. La gara rimane nella storia perché il Napoli gioca in maglia azzurra ma con un inedito pantaloncino nero schierando Pincelli, Macchi, Perego, Vianello e Andrea Esposito. Cinque riserve.

13 luglio 1958, Palermo-Napoli  5-1 (Coppa Italia, girone eliminatorio) 

Nel girone eliminatorio gli azzurri ne beccano cinque dai rosanero, segna Gasparini. Squadra scarica e demotivata, è arrivata quarta in campionato, Vinicio è l’idolo incontrastato della folla napoletana. “O’ Lione” ha chiuso a 21 reti, un assatanato della porta.

28 luglio 1946, Napoli-Juventus 1-1 (Campionato Nord Sud)

Il Napoli si congeda dal suo pubblico e pareggia in casa con la Juventus, rete di Busani, dopo un lungo campionato iniziato ad ottobre. Sarà l’unico in cui, causa la guerra, ci saranno gironi misti e poi un girone finale stravinto dal Grande Torino. Non osiamo immaginare che caldo facesse in quel fine luglio…

 

Testo di Davide Morgera. Professore e scrittore, cultore della storia del calcio e del Napoli. Ha pubblicato quattro libri:

Cronache dal secolo scorso: atti unici nella storia del Napoli (con Urbone Publishing).

Napoli, sfumature d’azzurro: beffe e belle partite, vittorie e sconfitte. Tutte le sfide nazionali ed europee dal 1909 ad oggi.

Azzurro Napoli. Iconografia inedita di una passione infinita.

Volevo essere Sergio Clerici. Memorie e storie di calcio.

L’immagine di copertina e la foto del testo sono tratte dall’archivio personale di Davide Morgera e utilizzate su autorizzazione dell’autore.