Il Diario di Euro 2024, vol.2: viva l’ancien régime

Il Diario di Euro 2024, vol.2: viva l’ancien régime

Giugno 18, 2024 0 Di Alfonso Esposito

Seconda puntata del Diario di Euro 2024, con protagoniste Francia, Inghilterra e Olanda.

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L’Olandese volante

“Liberato, voglio rivedere la mia Olanda!”

Questo l’appello angosciato di un conoscente olandese di mio padre quando il suddetto Liberato, accortosi di essere in ritardo per il pranzo, coprì il tratto Battipaglia-Castellammare in un tempo irrisorio che avrebbe fatto rabbrividire perfino Niki Lauda.

La stessa frase mi torna in mente ogni volta che vedo in azione gli attuali oranje e mi struggo al pensiero di quella grande bellezza ammirata nel mondiale del ’74 e rinverdita proprio agli europei dell’88, entrambi in terra tedesca, come oggi. Solo che di acqua ne è passata sotto i ponti e si vede, se uno volesse minimamente azzardare un paragone rischierebbe il linciaggio pubblico.

Per carità, i ragazzi di Koeman hanno dominato e meritavano anche più di uno scarto minimo, né è semplice rinunciare a talenti come De Jong e Koopmeiners a centrocampo. Mi accontento che abbiano vinto al passo di carica sostenuto, finché è stato possibile, da van Dijk, che resta sempre un signor difensore, e da Aké, mio pupillo ai tempi del Chelsea.

Chi fermerà l’Inghilterra di Bellingham e compagni?

Per restare in terra d’Albione, i sudditi di S.M., in attesa d’intonare “God save the Kane”, si sono abbandonati all’ennesimo “Hey, Jude” di ringraziamento per osannare Bellingham il risolutore, che stupisce sempre non solo per quello che fa, ma soprattutto per la disarmante semplicità del come.

Con Mbappé e Musiala rappresenta, probabilmente, il top di questa competizione, mentre per i maestri inglesi, invidiabili dalla cintola in su, l’impressione è che debbano attaccare di continuo per non lasciar emergere i limiti di una mediana numericamente e tecnicamente esigua e di una retroguardia che, se pressata, potrebbe mostrare quanto sia corto il plaid col quale si copre Southgate, che per ieri sera deve ringraziare l’inconsistenza offensiva dei serbi.

Detto di Sesko, che non è niente male, e aspettando Dovbyk, entrambi attenzionati dal mio Napoli, chiedo di nuovo scusa per la nostalgia arancione, figlia di un amore che, ci scommetto, non assedia solo il mio cuore.

La Francia di Mbappé rispetta il pronostico e batte l’Austria

Mbappé ci rimette il naso ed anche la faccia, Lukaku litiga col gol e gli ucraini pagano la Lunin storta. Questa la sintesi all’osso dell’eurogiornata di ieri.

La Francia ha avuto bisogno di un autogol balordo per prevalere, lo ha propiziato proprio Kylian che, però, si è fratturato il naso e poi non ha trovato di meglio che inscenare un rientro in campo da farsa, accasciandosi subito al suolo, vai a capire perché, al netto di almeno un gol divorato clamorosamente.

I blues? Già prima di ieri avrei scritto che i loro destini sono intrecciati a filo doppio con quello del loro fuoriclasse, ora ancor di più perché dovranno fare i conti col suo infortunio e Griezmann, Dembelé e Thuram, sulla carta invidiabili, non hanno certo intonato la ‘Radetzky marsch’ contro i diligenti austriaci.

Calzona nel suo habitat: Slovacchia – Belgio 1-0

Da malinconico viale del tramonto, invece, la sconfitta del Belgio ad opera della Slovacchia nel derby italo-calabro delle panchine, Calzona, deludente e deluso curatore fallimentare del Napoli, la spunta anche perché ‘big Rom’ sembra, ormai, sempre più ‘little’, avviato verso un inesorabile ridimensionamento, e del Belgio che fu pure di Hazard, De Bruyne, Mertens e Courtois non v’è traccia tra i poveri ‘diavoli rossi’.

Lukaku, dal canto suo, ha emulato Kylian quanto a reti mancate – con un errore sotto porta degno di una sfida tra scapoli ed ammogliati – mentre due volte il Var ha infierito contro di lui con una perfidia di cui non sarebbe stato capace nemmeno un fantozziano direttore megagalattico.

Infine, gli ucraini, che, con un Dovbyk non pervenuto e al di là dei meriti rumeni, mi hanno ricordato l’amara verità cantata in una delle infinite varianti di “Quelli che… il calcio” da Enzo Jannacci, per il quale tutte le strategie tattiche e le qualità individuali non servono ad un cavolo “se in porta hai un pirla”. Citazione non proprio oxfordiana, ma utile per capirsi al volo.

 

Testo di Alfonso Esposito: Avvocato, docente di Diritto Penale alla scuola di specializzazione dell’Università Federico II di Napoli, ha appena pubblicato con la Urbone “LEGGENDAJAX: storia e storie di una svolta epocale”.

Di attaccanti che hanno fatto la storia azzurra ha scritto in “Napoli: segnare il tempo”.

A questo link trovate il suo libro “Il Mito che Insegna”, sul Napoli di Vinicio, edito sempre da Urbone Publishing, per la quale ha pubblicato anche “Alla Riscoperta dell’Est”.

Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons.