
Il Diario di Euro 2024, vol. 3: all’Italia di Spalletti non resta che pregare
Giugno 21, 2024Terza parte del Diario di Euro 2024, a cura di Alfonso Esposito.
Turchia – Georgia 3-1: la meglio gioventù
Ruba la scena di Euro 2024 la beata e meglio gioventù. Quella del talento, ancora discontinuo, di Kenan Yildiz e, soprattutto, di Arda Güler, che con un favoloso sinistro telecomandato all’incrocio dei pali mette in ginocchio la Georgia del tormentato Kvaratskhelia (ahi, le sirene di mercato…) e candida la Turchia (insieme a Svizzera e Romania) a possibile outsider del torneo. Si aggiorna l’antico “mamma li turchi!”, oggi i terribili corsari non sbarcano più dalle navi, ma dall’aeroplanino di Vincenzino Montella, in cerca di gloria sul Bosforo, anche grazie a Mert Müldür, un passato da cursore di fascia al Sassuolo ed autore dell’altro eurogol col quale la nazionale ottomana era passata in vantaggio.
Portogallo – Rep. Ceca 2-1: il gol del figlio d’arte
Ma è anche la gioventù predestinata di Francisco Conçeicão, figlio d’arte che il ct portoghese Martinez, nel finale, ha gettato nella mischia, sperando così di piegare la coriacea resistenza della Cechia. Al neoentrato è riuscito il colpo risolutore rimasto in canna a CR7, che comunque ci aveva provato, ed al nebuloso Leão. I lusitani, più che con i reclamizzati Bernardo Silva e Bruno Fernandes – confesso il mio peccato, non mi hanno mai fatto impazzire – hanno retto in mediana col moto perpetuo di Vitinha, brevilineo ma onnipresente. Quasi sicuramente passeranno il turno, ma per fare strada, forse, dovranno cavare dal cilindro altri conigli, rispetto a quelli visti in campo ieri dall’inizio.
Croazia – Albania 2-2: un pari che scontenta tutti
Visto l’inizio, poteva andarci meglio. Perché il pari tra Albania e Croazia non accontenta nessuno, soprattutto Modric e compagni, che ora giocheranno alla morte contro l’Italia. Occorrerà stare molto attenti. Il match di Amburgo è da manuale illustrato dello psicodramma, le aquile albanesi, dopo il non gioco contro di noi, vanno in vantaggio e disputano un ottimo primo tempo, ma dopo l’intervallo si rintanano e in un paio di minuti vanno sotto con un uno-due devastante, salvo ritrovarsi in pieno recupero con un acuto di Gjasula, lo stesso che con una fortunosa deviazione aveva favorito il sorpasso croato.
Germania – Ungheria 2-0: padroni di casa vincenti ma distratti
La Germania vince ancora, ma contro i magiari fa accademia e in due occasioni deve ringraziare Neuer se non si fa riacciuffare dopo il gol rapinoso di Musiala – quando si accende è proprio un bel vedere – che, tuttavia, ne condivide il merito con la caparbietà di Gündogän, lesto a tradurre in assist un pallone perso, per poi siglare il raddoppio della sicurezza. Havertz seguita a non convincere come ‘nueve’ vero o falso che sia, stavolta anche Wirtz non brilla, ma gli avversari non sono quelli delle ‘danze ungheresi’ di Brahms e non incantano i panzer.
Scozia – Svizzera 1-1: la Tartan Army risponde presente
La Scozia frana con i tedeschi ma frena gli svizzeri, mettendola sul terreno più congeniale alla ‘Tartan Army’, quello agonistico. In ogni caso i rossocrociati, salvati da un palo e da Sommer, ma che si son visti annullare pure due reti, il turno lo passeranno. Da urlo il pari di Shaqiri, che di prima intenzione ha fulminato Gunn con un sinistro andatosi ad incastonare esattamente nel ‘sette’. Con quel fisico tracagnotto mi ha sempre ricordato un lottatore di sumo, ma ieri, nella Colonia che ha dato i natali a Konrad Adenauer, uno dei padri ‘sognatori’ (col nostro De Gasperi) di un’Europa unita, mi è parso lieve e leggiadro come il vento di primavera.
L’Italia di Spalletti ha già perso la bussola – un autogol di Calafiori regala i 3 punti ad una Spagna dominante
La Spagna ha vinto perché l’Italia aveva già perso. Vero è che ci hanno dominato e si è giocato ad una porta sola, ma è fin troppo facile ridurre l’analisi alla sola ragione della superiorità tecnica e tattica delle ‘furie rosse’, che si sono confermate tali perché gli azzurri, in realtà, sono rimasti con la testa all’Albania. In pratica, al pari di Maramaldo, hanno ucciso un uomo morto.
Sarà pure poco elegante autocitarsi ma, a dispetto dell’ottimismo allegramente diffuso qua e là dopo il match d’esordio, al pari della ‘antipatica’ Cassandra avevo previsto guai contro gli iberici soprattutto per quel macchinoso espediente di alternare difesa a 3 e a 4, letale quando affronti avversari veloci di testa e di piede, capaci di fregarti mentre passi da uno schema all’altro. Così è stato.
Ed era prevedibile anche perché l’Italia di Spalletti – che non poteva non prefigurarselo – ha regalato loro un play come Jorginho che, lo ripeto dall’ultimo suo anno al Napoli, è un ‘passista’ del tutto inadeguato a fronteggiare una manovra impetuosa come quella spagnola. A questo si aggiungano Di Lorenzo e Di Marco che, com’era immaginabile, hanno denunciato senza appello tutti i loro limiti difensivi contro le ondate debordanti di Nico Williams e Yamal.
Per non dimenticare Scamacca, immolato a beccare botte e non palla nei duelli ad alta quota con Le Normand e Laporte, mentre Chiesa è stato ignorato dai compagni fin quasi al limite dell’emarginazione sociale. E ringraziamo toto corde Donnarumma se si è perso di un solo gol. Eppure… Eppure la Spagna ha vinto solo per un malcapitato autogol di Calafiori – che insieme a Barella è risultato, per me, l’unico a tentare di istruire un palleggio degno di tal nome – e, vuoi per lo svantaggio, vuoi per i cambi, dopo abbiamo cominciato almeno a giocare.
Danimarca – Inghilterra 1-1: danesi indigesti agli inglesi
Per carità, non abbiamo minacciato seriamente Unai Simon, ma almeno abbiamo evitato di passare per scrocconi che hanno assistito alla partita senza aver pagato il biglietto. Questo a conferma del fatto che, sì, loro hanno vinto, ma perché noi, smarriti e tremebondi, avevamo già perso. Nella testa e nell’animo.
Inghilterra-Danimarca: una sfida con più storia di quanto pensiamo
E ora? Ritroviamo uomini e, soprattutto, modulo giusti, magari prendendo esempio dalla Danimarca, che, pur inferiore tecnicamente all’Inghilterra, l’ha messa sul piano fisico ed ha serrato le fila di difesa e mediana, rubando a Bellingham e soci lo spazio per i loro virtuosismi stilistici. È finita pari, con Southgate che, per la disperazione, ha sostituito ben tre dei suoi quattro magnifici tenori ed il pubblico di fede albionica che ha fischiato impietosamente. Anche i ‘vichinghi’ danesi erano sfavoriti. Ma, a momenti, vincevano…
Testo di Alfonso Esposito: Avvocato, docente di Diritto Penale alla scuola di specializzazione dell’Università Federico II di Napoli, ha appena pubblicato con la Urbone “LEGGENDAJAX: storia e storie di una svolta epocale”.
Di attaccanti che hanno fatto la storia azzurra ha scritto in “Napoli: segnare il tempo”.
A questo link trovate il suo libro “Il Mito che Insegna”, sul Napoli di Vinicio, edito sempre da Urbone Publishing, per la quale ha pubblicato anche “Alla Riscoperta dell’Est”.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia.