Il Diario di Euro 2024, vol.5: sul carro di Calafiori

Il Diario di Euro 2024, vol.5: sul carro di Calafiori

Giugno 26, 2024 0 Di Alfonso Esposito

Quinta parte del Diario di Euro 2024, a cura di Alfonso Esposito.

Qui il link alle puntate precedenti.

Francia – Olanda: pareggio ad occhiali

Pure tutta la Francia ci sbatte il naso. Contro la diga olandese e senza Mbappé i ‘galletti’ da combattimento si riscoprono un po’ polli, perché Griezmann si divora due gol, il primo da non credersi, quando, al contrario di Adriano Celentano, s’inventa un tango con casquè solo davanti al portiere, facendo imprecare malamente Rabiot, che non aveva trovato di meglio che passargli la palla. Avesse tirato…

Sia chiaro, l’Olanda si è difesa, ma senza barricate, anzi il primo acuto sotto porta è stato suo col frizzante Frimpong – uno che si chiama così dev’essere per forza di cose effervescente – e un gol l’aveva anche messo a referto con una rasoiata chirurgica di Xavi Simons, peccato che Dumfries non avesse trovato di meglio che passeggiare in offside nei pressi di Maignan.

Trovassero centravanti vero – magari shekerando gli estri (un po’ fumosi) di Depay e il fiuto per il gol di Weghorst – gli arancioni potrebbero anche fantasticare.

Slovacchia – Ucraina 1-2

Intanto, la Slovacchia cede di schianto nella ripresa e, così, si rilancia l’Ucraina, con Dovbyk ancora latitante e Sudakov in chiaroscuro, ma con Shaparenko sugli scudi (rete ed assist) ed un interessante Mudryk a scavallare sulla trequarti.

Austria – Polonia 3-1

La imita l’Austria, che non è certamente quella della ‘primavera danubiana’ dei tempi di Krankl, Pezzey, Prohaska e Schachner ma, intanto, Rangnick si fa bastare quel poco che gli passa il convento e sottomette la Polonia, che, con Lewandowski a mezzo servizio, diventa malinconica come nemmeno il più struggente notturno di Chopin.

Vincono Portogallo e Belgio

Il Portogallo si conferma e il Belgio si ritrova. Abbandonando Çalhanoğlou al proprio destino, Montella fa turnover e i lusitani gliene rifilano tre, il secondo con l’amichevole partecipazione della difesa turca, che confeziona un autogollonzo da antologia e spegne all’istante il nascente litigio tra CR7 e João Cancelo per un contropiede abortito.

Stavolta Martinez non ha avuto bisogno delle truppe ausiliarie della panchina, i suoi passeggiano sui resti ottomani e Cristiano, da vero leader, concede a Bruno Fernandes l’onore del tris finale.

È belga, si chiama Tielemans, non è Toots, il virtuoso e famoso solista che, soffiando nella sua armonica, duettò magistralmente con la divina Mina in “Non gioco più”; ma il centrocampista connazionale Youri le ha suonate lo stesso ai romeni, dopo appena due minuti, capitalizzando una sponda provvidenziale di Lukaku. Che, ormai, ha un conto aperto col var, sono già tre le reti invalidategli dalla Cassazione tecnologica del calcio.

Meno male che il portiere Casteels (affidabile anche quando usa le mani) s’inventa un assist dalla sua area e dritto per dritto a beneficio del redivivo De Bruyne, che sentitamente ringrazia ed archivia la pratica.

Belgi più convincenti con una mediana imperniata sul moto perpetuo di Onana e con il solito martellante Doku, anche se talvolta la retroguardia tende a farsi prendere d’infilata.

Georgia – Rep. Ceca 1-1

Georgia-Cechia? Uno ad uno quasi preannunciato, con i dolori (contrattuali?) del giovane Kvara a tormentarne il talento e l’ex blucerchiato e giallorosso Schick a pareggiare il conto. Ancora di Mikautadze dal dischetto il gol che aveva acceso le speranze della Georgia.

Germania – Svizzera 1-1

Poco c’è mancato. A Francoforte, città di Goethe, s’è sfiorato il dramma domestico. La Svizzera è passata meritatamente in vantaggio grazie ad un gol tutto in salsa bolognese, con Freuler ad innescare e Ndoye a far esplodere la bomba. D’altronde, in questo gli elvetici sono maestri, cioccolato amaro quasi al 100%, se non fosse stato il capoccione di Füllkrug – centravanti vero, altro che Havertz – a salvare, nel recupero finale, l’onore patrio. Elvetici solidi in difesa con Akanji e quadrati a centrocampo con Xhaka, Freuler ed Aebischer, mentre Ndoye, che poteva pure raddoppiare, è una spina nel fianco per chi lo affronta.

Nagelsmann passa per primo, ma ha il suo bel dilemma da sciogliere: più coperto, ma meno pungente, con Havertz pseudopunta centrale e Gündoğan a supporto, oppure più sbilanciato, ma sicuramente più efficace, col capitano arretrato in mediana (al posto di un Andrich che non fa mirabilie) ed Havertz maggiormente a suo agio a sostegno di Füllkrug?

Ungheria – Scozia 1-0

Intanto, tra Ungheria e Scozia il dramma s’è consumato per davvero, Varga crolla al suolo dopo un terrificante scontro col portiere scozzese Gunn, attimi di terrore e soccorsi non proprio tempestivi. Sul campo i magiari ci credono di più e ispirati da Szoboszlai (sorta di predicatore nel deserto) pescano il jolly con Csoboth, frenato in precedenza dal palo.

La truppa di Marco Rossi crede nel miracolo del ripescaggio, mentre alle cornamuse, silenziate dalla loro stessa mediocrità tecnica, tocca un mesto ritorno oltre la Manica.

Italia – Croazia 1-1: Calafiori inventa, Zaccagni pareggia all’ultimo respiro

Agli ottavi per grazia ricevuta. Perché quando, all’ultimo respiro, Zaccagni di destro ha aggirato Livakovic e lo spettro di una figuraccia inenarrabile, si è vista quella “valida man dal cielo” osannata da Manzoni ne “Il 5 maggio”.

Diciamocelo, soccombevamo meritatamente, Italia senza idee e senza grinta, livello qualitativo della manovra ben sotto la soglia del calcisticamente accettabile.

Il tocchettare pallido e assorto (oltreché sempre orizzontale) di Jorginho, gli smarrimenti di Pellegrini prima e di Frattesi (col suo sprovveduto tocco di mano in area) poi, Barella che non trovava la posizione giusta, Retegui e Raspadori quasi del tutto abbandonati a se stessi, Di Lorenzo e Dimarco con la loro corsa senza costrutto, Darmian sballottato da destra a sinistra, beh, se consideriamo tutto questo e aggiungiamo Donnarumma migliore in campo – non solo per il rigore parato a Modric – contro una Croazia leggermente migliore di noi, allora ci è andata di lusso.

Il nostro uomo più pericoloso? Bastoni, un difensore, e ho detto tutto. Inoltre, occorreva un’incursione corsara e disperata di Calafiori – mi ripeto, uno dei pochissimi in grado di partorire un fraseggio verticale – perché Zaccagni ci restituisse la speranza di un domani.

E mentre pure le seconde scelte spagnole primeggiavano con l’Albania, a noi tocca in sorte la Svizzera, che ha il suo punto di forza nella mediana, proprio il nostro reparto più problematico e vulnerabile. Spalletti, invece di impermalosirsi con i cronisti nel dopogara, pensi a rigenerare Chiesa – l’unico capace di rompere gli equilibri – e ad inventarsi qualcosa, magari tornando definitivamente alla difesa a 4, alla quale si è angosciatamente appellato ieri dopo l’iniziale ed infruttuoso 352.

Peccato manchi per squalifica Calafiori, altrimenti, la butto lì, lo avrei reinventato centromediano, deputato a proteggere due centrali come Buongiorno e Bastoni e a rilanciare l’azione. Ma parlo a vuoto.

Finché Luciano definisce irrinunciabile Jorginho (!), non ci rimane che trepidare e pregare. Sapendo che è davvero folle confidare in un nuovo miracolo. Perché, come insegnava Machiavelli, se la fortuna è messa a frutto, diventa un merito. Diversamente altro non è che un caso.

 

Testo di Alfonso Esposito: Avvocato, docente di Diritto Penale alla scuola di specializzazione dell’Università Federico II di Napoli, ha appena pubblicato con la Urbone “LEGGENDAJAX: storia e storie di una svolta epocale”.

Di attaccanti che hanno fatto la storia azzurra ha scritto in “Napoli: segnare il tempo”.

A questo link trovate il suo libro “Il Mito che Insegna”, sul Napoli di Vinicio, edito sempre da Urbone Publishing, per la quale ha pubblicato anche “Alla Riscoperta dell’Est”.

Immagine di copertina tratta da Wikipedia.