Il Diario di Euro 2024, vol. 6: gli ultimi verdetti della fase a gruppi
Giugno 28, 2024In questa nuova puntata del Diario di Euro 2024, ci concentriamo sul quadro degli Ottavi di finale e sui verdetti della fase a gruppi.
Qui trovate le puntate precedenti.
Magnifica Austria
Magnifico valzer a Berlino. Ammirato dalla capitale, il Danubio è bello e blu come quello magistralmente messo in musica da Strauss, l’arcigno Rangnick, vate del “Gegenpressing” o “pressing d’incontro”, dà lezione di calcio e, perché no, di spettacolo a Ronnie Koeman (non proprio un Napoleone della panchina) e, così, l’Austria, capolavoro di determinazione, rapidità e concretezza, mette alle corde i ‘miei’ cari ma poveri olandesi. La differenza è che gli austriaci corrono, gli arancioni rincorrono.
E pagano caro il prezzo del solito malinteso tattico, Depay punta centrale è praticamente inutile, infatti il provvisorio 2-2 nasce da una sponda del neoentrato ariete Weghorst proprio per Memphis, fosse possibile una clonazione per condensazione di entrambi, gli oranje sarebbero (quasi) a cavallo. Invece passano da terzi. I bianchi, trascinati da Sabitzer (da applausi il suo fendente vincente all’incrocio), Grillitsch, Prass (bella corsa il ragazzo), Posch ed Arnautovic (finché gli regge il fiato) si fanno beffe di tutti i pronosticatori di professione e, incredibile anche solo ad immaginarsi, si issano ridenti in vetta.
Pari deludenti per Inghilterra e Francia
Tanti saluti alla ‘grandeur’ della Francia, nella disfida dei bomber Mbappé e Lewandowski impattano dagli undici metri e pure i fieri (e un po’ spocchiosi) ‘coqs’ devono abbassare la cresta, bella mortificazione per i vicecampioni del mondo. Emozioni col contagocce e tanti sbadigli nel quarto raggruppamento, due risultati ad occhiali che fanno la felicità degli ottici e lasciano a bocca asciutta gli esteti.
I maestri (li chiamano ancora così…) inglesi, messi ferocemente alla berlina da pubblico e critica, non sfondano la ‘maginot’ slovena, nemmeno la vivacità di Cole Palmer, subentrato a Saka, dà la scossa agli uomini di Southgate e allo stesso Bellingham, apparso più ignavo di un liceale riottoso che deve riparare in Greco o Latino a luglio ed agosto. Insomma chiudono primi, ma senza convincere. La Danimarca, al terzo pari di fila, non piega la Serbia, ma passa ugualmente da seconda, agli ottavi dovrà vedersela coi tedeschi. E chissà che non ci scappi un altro irriverente sberleffo al ranking.
Slovacchia e Turchia: c’è un’altra Italia agli Ottavi
C’è un’altra Italia agli ottavi. Quella di Ciccio Calzona che, zitto zitto, nel girone tiranneggiato da un estremo equilibrio canta felice sotto la pioggia battente di Francoforte, perché passa da terzo con la Slovacchia e gli va pure stretto. Infatti il rigore col quale il romeno-empolese Marin fa pari e patta, vanificando la rete del veronese Duda, è occasionato da un contatto palesemente fuori area.
Ma è anche l’Italia di Mimmo, Tedesco di nome e di nazionalità, ma calabrese di origini, il suo Belgio, nella Stoccarda dove ha sede la Porsche, ingrana le marce basse e solo nel secondo tempo, con De Bruyne e Doku, si ravviva giusto quel tanto per tenere sulla corda l’Ucraina. Stavolta il var c’entra nulla, se Lukaku resta a secco è perché sotto porta è lento e loffio, meno male che Casteels frena sulla riga bianca della porta un corner del genoano Malinovskyi, altrimenti i diavoli ne sarebbero usciti rossi di vergogna, invece a tornare in patria è l’Ucraina di Rebrov, troppo tardivo l’assedio dei suoi disperati cosacchi.
L’altra Italia, stavolta all’ottomana, è pure quella di Vincenzo Montella e del suo capitano interista Çhalanoğlou, per quanto i turchi debbano ringraziare l’arbitro Kovacs per la superiorità numerica – il secondo giallo al fiorentino Barák è una svista – e il recupero per gioire con l’acuto risolutivo di Tosun.
La Georgia scrive la storia
Quanta Italia ieri, anche perché se la Georgia scrive la pagina leggendaria della qualificazione è pure grazie al napoletano Kvaratskhelia, che sigla il vantaggio dei suoi con una di quelle incursioni mortifere, culminata al solito in un diagonale ad incrociare il palo opposto, che tanto abbiamo agognato noi tifosi partenopei in quest’anno orribile appena archiviato.
Il Portogallo è letteralmente in riserva, le seconde scelte lusitane non imitano per efficacia quelle spagnole, Cristiano ha le paturnie, litiga col direttore di gara ed è inevitabile sostituirlo, solo i guizzi di João Félix non bastano, in più i georgiani contrappuntano il monologo portoghese con le ripartenze fulminee dell’imprendibile Chakvetadze (un vero incubo), del ritrovato Khvicha e di Mikautadze, a segno su rigore e capocannoniere solitario del torneo – fossi in De Laurentiis un pensierino ce lo farei, visto che il corteggiato e reclamizzato ucraino Dovbyk ha deluso alquanto – senza, poi, dimenticare Mamardashvili, piovra tentacolare travestita da portiere.
Georgia terza dietro Portogallo e Turchia, ma l’impresa, anche da ripescata, resta a dir poco epica. Ammettiamolo, tutti abbiamo esultato per loro. E siamo andati a nanna canticchiando “Georgia on my mind”. Da lassù mi perdoni Ray Charles, ma questa proprio non ce l’ho fatta a non scriverla.
Testo di Alfonso Esposito: Avvocato, docente di Diritto Penale alla scuola di specializzazione dell’Università Federico II di Napoli, ha appena pubblicato con la Urbone “LEGGENDAJAX: storia e storie di una svolta epocale”.
Di attaccanti che hanno fatto la storia azzurra ha scritto in “Napoli: segnare il tempo”.
A questo link trovate il suo libro “Il Mito che Insegna”, sul Napoli di Vinicio, edito sempre da Urbone Publishing, per la quale ha pubblicato anche “Alla Riscoperta dell’Est”.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia: tifosi georgiani in festa.