Il Diario di Euro 2024, vol. 10: la preview delle semifinali

Il Diario di Euro 2024, vol. 10: la preview delle semifinali

Luglio 9, 2024 0 Di Alfonso Esposito

Continuiamo il nostro viaggio all’interno della massima competizione continentale per Nazionali, con la puntata n. 10 del Diario di Euro 2024, con la preview delle semifinali.

Qui il link alla puntata 9.

Francia – Spagna: scontro fra le nazionali più vincenti degli anni Duemila

Per la gloria si allea con la storia. Deschamps crede nei “corsi e ricorsi” teorizzati da Giambattista Vico e, così, spera che la semifinale contro la Spagna ripeta l’esito della guerra franco-spagnola, voluta a suo tempo dal cardinale Richelieu per fare della Francia la principale potenza europea. D’altronde si gioca a Monaco, già sede del famigerato accordo col quale, nel 1938, fu data mano libera ad Hitler per espandersi in Europa.

Nel suo piccolo Didier si accontenterebbe di prendersi gli Europei, per riabilitare la propria immagine, alquanto sbiadita dopo le recenti prestazioni dei ‘galletti’, che, certo, non hanno brillato per capacità di inventare gioco e, soprattutto, gol.

Ai blu d’oltralpe mancano come il pane un vero regista ed una torre d’attacco a tempo pieno, tipo Giroud. Le trame ordite a centrocampo da Tchouameni, Kanté e Rabiot (o Camavinga) sanno di ingessato e monocorde, per non fare naufragio il c.t. transalpino non può contare solo sulle disgrazie iberiche – al suo collega mancherà per squalifica mezza difesa ed anche Pedri, messo fuori combattimento dal declinante Kroos, dovrebbe marcar visita – perché, invece, deve augurarsi che funzioni a dovere la sua arma migliore, la M2, con Maignan a fare prodigi tra i pali e Mbappé, naso malmesso permettendo, a ritrovare il fiuto del gol.

Da parte sua, la Spagna si è dimostrata senza dubbio l’undici più convincente, meno ‘tiqui-taca’ lezioso e più vertiginosa verticalità, servirà capire quanto incideranno nel complesso i forfait annunciati, specialmente quelli di Le Normand e Carvajal per la tenuta difensiva. Minori grattacapi crea la sostituzione di Pedri con Dani Olmo (se questa è una riserva…), non solo uomo della provvidenza contro la Germania, ma anche capace di notevole sintonia con le frecce acuminate – Yamal e Nico Williams – che il c.t. delle ‘furie rosse’ ha a disposizione nella propria faretra. Senza tralasciare che, in mediana, la coppia Rodri-Fabian Ruiz è, probabilmente, la migliore per assortimento tra quelle viste all’opera finora.

Insomma, Deschamps crede in Vico e fa gli scongiuri, sperando che, in barba a Goethe, i ‘dolori del giovane Kylian’ diventino solo un ricordo, mentre de la Fuente, forte pure di maggiori e migliori risorse alternative da poter utilizzare a march in corso, fa assegnamento su una certezza che, a tutt’oggi, i rivali vanno ancora cercando: il gioco.

Inghilterra – Olanda: la grande favorita contro l’outsider

Tra Scilla e Cariddi. Novello Ulisse, il povero Southgate a Dortmund non sa cosa temere di più e a quale santo votarsi, anche perché, se è protestante, ai santi ed alla loro protezione nemmeno crede. Da un lato l’incudine della leggenda, dall’altro il martello del mito. Infatti, il leggendario ‘Olandese volante’ era un vascello fantasma, terrore di chiunque solcasse i mari.

Kane e Bellingham dovrebbero essere muniti del carisma o dell’astuzia di corsari celeberrimi come Francis Drake o Henry Morgan per scampare all’arrembaggio della ciurma olandese di Ronnie Koeman, che non sarà come quei terribili capitani di piratesca fama, che incutevano paura solo che se ne pronunciasse il nome, ma la quadra della squadra, alla fine, l’ha trovata, esprimendo, soprattutto tra ottavi e quarti, un livello di gioco convincente.

Proprio quello che difetta agli inglesi, che nell’ultimo match son tornati alla difesa a tre – con Stones centrale e la coppia Walker-Konsa a spalleggiarlo -, hanno riproposto il giovane Mainoo (senza dubbio almeno più vivace di Gallagher ed Alexander-Arnold) a far da complemento a Rice in mezzo al traffico ed hanno accentrato Bellingham e Foden alle spalle del totem Kane. Nonostante tutto questo, con la Svizzera sono andati sotto e si son salvati solo per una botta estemporanea di Saka, messo a far razzie su tutta la fascia destra, evitando di tornare scornati in patria.

Ma l’altro spauracchio per il c.t. inglese è il mito dell’Olanda musa ispiratrice del calcio totale, quella irripetibile generazione di fenomeni alla quale gli attuali oranje sicuramente non sono paragonabili, anche se qualcosa di quella mentalità vincente scorre ancora nel sangue delle nuove leve, se è vero che sono state capaci di rialzarsi dopo il ko (meritato) con l’Austria, di polverizzare i romeni agli ottavi e di rimontare i turchi ai quarti, denotando uno spirito di gruppo considerevole. Proprio quello che difetta all’Inghilterra, più banda di paese che orchestra filarmonica (come imporrebbe la gloriosa tradizione degli ‘inventori’ del football).

L’undici bianco può contare su un tasso tecnico di maggior caratura, sempre che Kane sia messo in condizione di fare danni grazie al nugolo di trequartisti che smania alle sue spalle e che l’ispirazione giusta sembra cercarla al momento, senza esserne già provvisto.

Trippier avanzato sulla linea di centrocampo come quinto a sinistra può tenere bassi sia Dumfries (tipo dalle scorribande pericolose) sia chi, tra Bergwijn o Malen, dovesse vincere gli amletici dubbi del selezionatore olandese; lo stesso dicasi per Saka, che può imbrigliare non poco le discese offensive di Aké.

Ma la difesa albionica rischia di rivelarsi fin troppo compassata di fronte alle sfuriate di Depay e Gakpo – specie se quest’ultimo dovesse puntare sulla velocità contro Walker – e, ancor più, è sull’asse mediano che per gli uomini di Southgate potrebbe essere notte fonda: il terzetto di sostanza e fantasia Schouten-Reijnders-Xavi Simons è, almeno sulla carta, di una buona spanna inferiore ai vari de Jong, de Roon e Koopmeiners che, alla vigilia del torneo, sono stati inchiodati a casa dai loro acciacchi.

Eppure, nonostante assenze di tale e tanto peso, gli arancioni hanno veleggiato fino alla semifinale. Questo vuol dire che sicuramente non saranno l’Olandese volante o l’Arancia meccanica, ma gli inglesi dovrebbero star ben desti. “Nessun dorma!”, fosse stato sulla loro panchina, Pavarotti li avrebbe di certo ammoniti così col suo vocione squillante.

 

Testo di Alfonso Esposito: Avvocato, docente di Diritto Penale alla scuola di specializzazione dell’Università Federico II di Napoli, ha appena pubblicato con la Urbone “LEGGENDAJAX: storia e storie di una svolta epocale”.

Di attaccanti che hanno fatto la storia azzurra ha scritto in “Napoli: segnare il tempo”.

A questo link trovate il suo libro “Il Mito che Insegna”, sul Napoli di Vinicio, edito sempre da Urbone Publishing, per la quale ha pubblicato anche “Alla Riscoperta dell’Est”.

Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons.