
Il Diario di Euro 2024, vol. 11: le finaliste
Luglio 11, 2024Saranno Spagna e Inghilterra a contendersi il titolo di campione d’Europa per Nazioni 2024.
Nella puntata 11 del Diario di Euro 2024, vi raccontiamo le semifinali con un occhio alla strada che porta alla finalissima.
Qui le altre puntate [ 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7 – 8 – 9 – 10 ]
La Spagna elimina la Francia, storica rivale
L’estate, in Baviera, sa ancora di primavera. Quella del talento fresco e frizzante di Yamal e Dani Olmo, che hanno regalato alla Spagna una finale più che meritata.
Le etichette lasciano il tempo che trovano, una volta il match contro la Francia sarebbe stato presentato come una resa dei conti tra ‘tiqui-taca’ e ‘calcio-champagne’, ma il football cambia. L’undici di De la Fuente – unico in questa rassegna ad aver sempre vinto – predilige molto di più la verticalità rispetto al giropalla insistito ed estenuante, mentre i transalpini soffrono di scarsa finalizzazione e concedono il minimo sindacale allo spettacolo.
Lo dimostra il loro vantaggio dopo nemmeno dieci minuti di gara, Mbappé si rammenta della sua classe ed inventa un assist sul secondo palo che Kolo Muani deve solo sospingere in rete di testa. L’inizio sembra dar ragione a Deschamps, che rinuncia agli appannati Thuram e, soprattutto, Griezmann, per puntare sulla verve di Dembele e, appunto, Kolo Muani.
Ma è solo un fuoco di paglia, la Francia, in pratica, si esaurisce lì e cede il passo agli iberici, con Rodri e Fabian Ruiz che salgono in cattedra e dettano i tempi della riscossa. Detto fatto, il fanciullo terribile Lamine Yamal spodesta Kylian dal trono regale e, con una mezza finta, manda fuori asse tutta la retroguardia francese, quel tanto che basta per intravedere il sette e centrarlo con un sinistro pennellato che, per quanto è delicato e preciso, avrebbe fatto schiattare d’invidia perfino Giotto.
Per non parlare di Dani Olmo, che in piena area volteggia con la grazia leggiadra di un ballerino di flamenco, lascia sul posto il reclamizzato Tchouameni (che delusione il suo europeo!) con un palleggio tanto elegante quanto irridente e beffardo, che nemmeno Koundé, nel tentativo disperato di frapporsi, riesce a vanificare.
L’Uefa ci ha pure provato a classificarla come autorete, ma mi piace credere che più che l’ininfluenza del tocco sia stata la bellezza del gesto tecnico a restituire la segnatura al suo naturale creatore.
E dire che sarebbe una riserva… La Francia, come l’Orlando furioso, si smarrisce nella fitta selva delle trame spagnole, non sa uscirne nemmeno richiamando in servizio il reprobo Griezmann e passando al 4-2-3-1, solo l’ultimo dei suoi marescialli, lo stoico Koundé, lotta ancora per imbrigliare lo scalpitante Nico Williams.
Più che una vittoria, è un vero passaggio di consegne. Son trascorsi giusto sei anni dalla finale di Mosca, ma della Francia campione del mondo restano solo istantanee scolorite ed allori incartapecoriti, sui quali ci si è cullati fin troppo. Adieu, Didier? Deschamps, incrocio tra Luigi XIV e Napoleone, non ha più l’aria tronfia di chi pensa “la France c’est moi”, il suo ciclo sembra, ormai, all’epilogo, incombe il colpo di mano (o di testa, suggerirebbe maligno Marco Materazzi) di Zizou Zidane.
La Spagna, invece, sogna di rinverdire l’epopea aurea che, in quattro anni (dal 2008), la portò a primeggiare sia in Europa (due volte consecutive) che nel mondo. Per la finale a Berlino, quindi, riecheggerà la “Marcha real”. La “Marsigliese”, ormai, non si porta più.
l’Inghilterra torna in finale a tre anni da Wembley
C’è della follia in questa logica. Shakespeare mi perdonerà se cito a rovescio il paradosso che si legge nel suo “Amleto”, ma questo è il commento lapidario adatto a sintetizzare la semifinale tra Inghilterra ed Olanda.
Perché può essere del tutto conforme alla ‘logica’ del protocollo arbitrale sanzionare con la massima punizione l’entrata imprudente di Dumfries su Kane, ma è altrettanto vero che l’azione si era ormai conclusa con un tiro fuori dallo specchio e non si trattava nemmeno di fallo intenzionale – in tali casi, a gioco fermo, da regolamento ci starebbe perfino l’espulsione – ma, al più, di condotta colposa (pardon, ma il penalista che è in me proprio non si rassegna al silenzio…), appunto perché imprudente. Insomma, un rigore formalmente plausibile, ma al contempo sostanzialmente discutibile.
Fatto sta che lo stesso Kane ha potuto, così, pareggiare dal dischetto i conti aperti ben presto da Xavi Simons, lesto quanto mai ad approfittare del letargo nel quale era caduto Rice, rubandogli palla ed involandosi a trafiggere Pickford.
E qui sta l’altra palese incongruenza, perché, andato ko Depay, il buon Koeman non escogita di meglio che sposare la ‘logica’ che gli impone di compensare l’imprudenza di Dumfries con un eccesso di prudenza, infoltendo il centrocampo con un mediano (Veerman), accentrando in avanti il fumoso Malen ed emarginando al suo posto, sull’out destro, proprio Xavi Simons che aveva dimostrato di poter mandare in crisi gli avversari fluttuando al centro tra le linee inglesi.
Risultato? Ha donato ancora più spazio e gioco agli albionici, con Mainoo che imperversava indisturbato e Foden, soprattutto, a tenere in ansia Verbruggen, con un palo centrato in pieno.
E qui, a cascata, giù un’altra stramberia, perché a rendere identico anche il conteggio dei quasi gol ha provveduto lo stesso Dumfries, colpevole, sì, del penalty regalato, ma anche autore di un colpo di testa stampatosi sulla traversa e, per di più, salvatore della patria quando, in precario equilibrio, ha stoppato sulla linea di porta un filtrante di Foden, che aveva traforato le gambe del portiere olandese.
Il gioco dei contrasti mica finisce qui, perché ad un primo tempo scoppiettante ha fatto seguito una ripresa quasi soporifera. Ed a questo punto il buon Ronnie persevera nell’eccesso di ‘logica’ cautelare e ne fa un’altra delle sue, poiché, ottenuto (un po’ a scoppio ritardato) l’effetto di inaridire Mainoo con la marcatura a tutto campo di Veerman, non ha trovato il coraggio di osare, magari levando Reijnders e piazzando di nuovo Xavi Simons al centro, al fine di innescare al meglio il neoentrato ariete Weghorst. Così l’Olanda ha ripreso quota, ma senza vibrare il fendente decisivo, salvo, poi, un tardivo pentimento con gli innesti simultanei di Zirkzee e Brobbey quando, ormai, non c’era più tempo per rimediare.
Invece, il coraggio (stretto parente dell’incoscienza) non è certo mancato a Southgate, che, all’80’, in un colpo solo ha estromesso dalla contesa i migliori fino a quel momento, ossia Kane e Foden. L’intrepido Gareth non è nuovo a colpi di scena così contrastanti col comune ‘buonsenso’, se si rammenta che nel secondo tempo supplementare degli ottavi contro la Slovacchia aveva sostituito contemporaneamente sia Bellingham che, ancora, Kane.
Pure stavolta i fatti gli hanno dato ragione, dal momento che, in pieno recupero, proprio i due rincalzi (quanta ironia si può celare in questa definizione!) Palmer e Watkins confezionano la rete che spedisce i bianchi dritti dritti a Berlino. Watkins, chi è costui? Un po’ il Carneade manzionano, un po’ lo Schillaci di Southgate, che, in pratica, ha dato scacco al re d’Olanda non con l’alfiere Jude o con la torre Harry, ma con un semplice pedone.
Ora, al pari di Mosè, divide in due il mare delle critiche (in parte meritate) che gli si erano riversate addosso. E, con perfetto aplomb inglese, a ciglio asciutto lo attraversa ed aspetta la Spagna. Genio o fortunello il nostro Gareth? Anche questo paradossale dilemma è la prova di quanto, in barba a presunte e presuntuose verità pallonare, possa essere labile il confine tra logica e follia.
Testo di Alfonso Esposito: Avvocato, docente di Diritto Penale alla scuola di specializzazione dell’Università Federico II di Napoli, ha appena pubblicato con la Urbone “LEGGENDAJAX: storia e storie di una svolta epocale”.
Di attaccanti che hanno fatto la storia azzurra ha scritto in “Napoli: segnare il tempo”.
A questo link trovate il suo libro “Il Mito che Insegna”, sul Napoli di Vinicio, edito sempre da Urbone Publishing, per la quale ha pubblicato anche “Alla Riscoperta dell’Est”.
Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons.