
Il Diario di Euro 2024: Spagna campione
Luglio 15, 2024Atto conclusivo del Diario di Euro 2024, a cura di Alfonso Esposito.
La Spagna batte l’Inghilterra e conquista il suo quarto titolo europeo, con grande merito, vincendo tutte e 7 le partite giocate (una delle quali ai supplementari contro la Germania padrona di casa).
Trovate qui le puntate precedenti.
[ 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7 – 8 – 9 – 10 – 11 – 12 ]
Grazie di tutto cuore. A Nico, Cole e Mikel, che una sera di mezza estate – e dopo un primo tempo nel quale solo Foden ha dato un perché al fatto che Unai Simon fosse vestito diversamente dagli altri e giocasse più indietro di tutti – hanno deciso di dare la scossa ad un match che, fino ad allora, aveva consentito tranquillamente a chi cenava di non distogliere l’attenzione dal piatto.
Grazie di tutto cuore a Nico Williams, che ha portato in vantaggio la Spagna con un diagonale di sinistro che, però, è figlio del movimento sincronico di Dani Olmo e Morata, che hanno portato a spasso i tre centrali difensivi inglesi, con Stones che, addirittura, ha giocato all’autoscontro con Walker.
Iberici scatenati, finalmente, e tutta la prima linea – da Dani Olmo a Yamal, passando per Morata – che ha legittimato la supremazia della “invencible armada”.
L’Inghilterra, dopo i primi 45′ trascorsi a ranghi serratissimi, dove nessuno spazio era aperto al transito delle ‘furie rosse’, non si ritrovava più. Grazie di tutto cuore a Cole Palmer, gettato nella mischia da Southgate per cercare di raddrizzare la rotta, quella che è stata tracciata provvisoriamente dal neoentrato con un interno mancino secco e preciso, che fa invidia ad un virtuoso del biliardo.
Grazie di tutto cuore a Mikel Oyarzabal, uno della ‘vecchia guardia’ che Napoleone de la Fuente ha deciso di utilizzare rispondendo colpo su colpo al collega inglese, per fare capire che, pure quanto a milizie di supporto a disposizione in panchina, la sua Spagna non è seconda a nessuno. Oyarzabal, uno che di ruolo sarebbe ala – o esterno offensivo, fare voi – e che invece è riuscito dove in tanti, troppi, in questi Europei hanno fallito, pur se accreditati di un pedigree certificato di bomber: il nostro ha chiamato al triangolo, sulla sinistra, il moto perpetuo Cucurella e ne ha rifinito in rete il passaggio radente. Inghilterra in ginocchio, quello di Guhei, che per millimetri ha tenuto in gioco l’autore del gol decisivo.
E Spagna campione pure per due miracoli in extremis di Unai Simon e dello stesso Olmo, reinventatosi portiere aggiunto quando, di testa, ha ribattuto sulla riga bianca una zuccata di Guhei. Grazie di tutto cuore a Lamine Yamal, che ci ha provato due volte e, pur non essendo riuscito a segnare, ha dimostrato che il calcio ha ancora speranza di tornare ad essere un bel gioco se passa per i suoi piedi e per quella sua testa ricciuta e spensierata.
Grazie di tutto cuore a lui, ai suoi connazionali Dani Olmo e Nico Williams e ad Arda Güler, per la mia personalissima opinione è tra questi quattro che va diviso il podio, magari con un ‘ex aequo’, per i migliori attori protagonisti della competizione, col gradino più alto per il più piccolo d’età – Lamine, appunto – ma il più provvisto quanto a classe.
Bellingham? Ha talento e tempo per riprovarci, magari con qualche sbuffo in meno e qualche sorriso in più.
Infine, un grazie di tutto cuore a voi che, da un mese pieno, avete condiviso quanto di mio ho voluto parteciparvi: passione, riflessioni, ricordi, nostalgie. E, principalmente, emozioni.
Testo di Alfonso Esposito: Avvocato, docente di Diritto Penale alla scuola di specializzazione dell’Università Federico II di Napoli, ha appena pubblicato con la Urbone “LEGGENDAJAX: storia e storie di una svolta epocale”.
Di attaccanti che hanno fatto la storia azzurra ha scritto in “Napoli: segnare il tempo”.
A questo link trovate il suo libro “Il Mito che Insegna”, sul Napoli di Vinicio, edito sempre da Urbone Publishing, per la quale ha pubblicato anche “Alla Riscoperta dell’Est”.
Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons.