Fermín López: il futuro uomo in più del centrocampo blaugrana
Agosto 7, 2024 0 Di Philip SupertrampNella tournée americana del Barcellona e del Real Madrid, nel pacchetto estivo a stelle e strisce non può mancare il “Classico”. Un match che molti definiscono un antipasto della Liga, ma che alla fine è più che altro uno show per gli americani, il cui significato è relativo. Un anno fa a Dallas, in un tardo pomeriggio di mezza estate, nell’AT&T Stadium, si stava giocando la prima sfida tra merengues e blaugrana della stagione.
Dopo il gol di Dembele, fu la squadra di Ancelotti a prendere il pallino del gioco, ma i cinque pali (tre di Vinicius) fermarono l’attacco del Real Madrid. Al minuto 65, Xavi decise di mettere in campo Fermín López.
Il giovane di El Campillo (Huelva) era cresciuto nel settore giovanile del Betis, per poi, nel 2016, con un anno di differenza, ricalcare lo stesso percorso del suo amico Gavi. Dopo aver bruciato tutte le tappe della Masia, nel 2022 fu mandato in prestito al Linares in 1RFEF (terza divisione spagnola) e, a nemmeno vent’anni, con la maglia numero dieci della squadra andalusa, alla prima stagione tra i grandi, aveva segnato 12 gol in 37 partite.
Il biondo ragazzino, mingherlino e alto 1 metro e 74, tornato al Barcellona, era stato convocato da Xavi per la tournée americana. All’esordio in un Classico, dopo venti minuti, prese palla da fuori area e fece partire un mancino (lui che è destro), che non lasciò scampo a Courtois. Al 90esimo, su un rinvio di Ter Stegen, fermò il pallone con il petto a centrocampo e con personalità partì in mezzo alle maglie merengues. Poi, con uno scavetto, superò la difesa avversaria e mise Ferran da solo davanti al portiere, che segnò il 3-0. A fine partita, il Classico a stelle e strisce si era trasformato nella “Noche de San Fermín”.
Durante la stagione, Fermín gioca, ma rimane nell’ombra, forse perché non ha la spavalderia di Gavi o il tocco magico di Pedri, ma ogni volta che viene messo in campo risponde con ottime prestazioni. A gennaio rinnova con il Barcellona e cambia numero di maglia, dalla numero 32 alla numero 16. Un cambio di numero importante, che forse per noi italiani non significa niente, ma in Spagna, dove i numeri della Liga vanno dall’uno al venticinque, vuol dire addio al settore giovanile o al Barça Atlètic e finalmente la realizzazione di un sogno con un contratto con la prima squadra.
Come detto, Fermín non è né Pedri né Gavi, ma sembra la fusione dei due. Il centrocampista può giocare in tutti i ruoli in mezzo al campo e Xavi l’ha impiegato anche come esterno d’attacco. Ha la corsa e la grinta di Gavi, ha il tiro di Pedri, come visto nel Classico con entrambi i piedi, e ha una facilità nel segnare, anche di testa, grazie a un ottimo tempismo nell’entrare in area o nel rompere le linee avversarie.
Non a caso, a fine stagione con 11 reti (8 in Liga, 2 in Champions League e 1 in Coppa del Re), risulta essere il secondo miglior marcatore di tutta la squadra, dietro solamente a Lewandowski. Soprattutto, non gli tremano le gambe nei match complicati; anzi, i due gol e il palo nelle tre sfide contro il Real Madrid, il gol contro l’Atlético Madrid e il gol in Champions League contro il Napoli sono segnali di come il biondo andaluso si esalti nelle sfide più difficili.
A giugno, quando la gran parte dei calciatori era andata in vacanza, per lui è iniziata una lunga estate. Prima l’Europeo in Germania e ora le Olimpiadi di Parigi. Due impegni difficili a cui ha risposto: “Rappresentare la Spagna è fantastico. Ora sono all’Europeo, dopo andrò alle Olimpiadi, per me è un sogno che affronto con molte aspettative”. Il doppio impegno estivo tre anni fa toccò al suo compagno di squadra Pedri con le Olimpiadi di Tokyo e l’Europeo in Inghilterra. Molti attribuiscono a quell’estate i numerosi infortuni del calciatore canario. A Fermín hanno chiesto se avesse dubbi o paure rispetto al doppio impegno fisico, anche qui ha risposto: “No, non ho paura. Quello che è successo a Pedri penso sia stata sfortuna. Non è qualcosa a cui penso e non mi preoccupa”.
Le Olimpiadi di Fermín López dopo la vittoria degli Europei
Se nella spedizione vittoriosa di De La Fuente è stato più che altro una comparsa, in questi Giochi Olimpici è il vero e proprio leader di questa squadra.
Santi Denia l’ha fatto partire sempre dal primo minuto, tranne nella sfida contro l’Egitto, dove la “rojita” era già qualificata. Il centrocampista ha aperto le marcature alla seconda giornata contro la Repubblica Dominicana, ma è stato ai quarti e in semifinale dove si è trasformato in trascinatore delle giovani Furie Rosse, vincendo in entrambi i match il premio MVP.
A Lione, ai quarti contro il Giappone, Fermín, 367 giorni dopo il gol a Dallas nel Classico statunitense, ha segnato con lo stesso mancino e quasi dalla stessa zolla il gol dell’1-0 contro i nipponici e nel secondo tempo, con un tiro da fuori area su calcio d’angolo, ha raddoppiato. Mentre in semifinale a Marsiglia contro il Marocco, in un Velodrome che sembrava il futuro stadio Re Hassan II di Casablanca (un terzo degli abitanti di Marsiglia è di origini marocchine o algerine), Fermín si è ripetuto.
Dopo il gol del vantaggio dei Leoni dell’Atlante, il numero undici ha provato più volte a sorprendere Munir. Poi, al 65esimo, da dentro l’area, sempre di mancino, ha segnato il gol del pareggio e, venti minuti dopo, quando sembrava che il match sarebbe finito ai supplementari, si è inventato un passaggio d’esterno sinistro, semplice quanto astuto, per tagliare la difesa marocchina e che poi Juanlu trasformerà in rete.
Venerdì, per le furie rosse, c’è l’ultimo scoglio per l’oro olimpico, alle 18:00 al Parco dei Principi di Parigi. Tre anni fa a Tokyo, l’Under 23 di De La Fuente perse contro il Brasile l’oro ai supplementari con un gol di Malcom. Come detto prima, in quella nazionale giocava un instancabile Pedri, e per lui quel match rappresentò la 73esima partita della stagione.
Ora, la Spagna si appresta a concludere una stagione che difficilmente verrà dimenticata con la doppietta dell’Europeo, con la nazionale maggiore e con l’under 19, e con una medaglia d’oro o d’argento al collo. E con Fermín che, dopo un anno, da personaggio sconosciuto in Texas, è diventato eroe di questa Spagna.
Testo a cura di Philip Supertramp – Instagram @ilsignoredellaliga.
Immagine di copertina tratta dal”account IG di Fermín López.