Kuba Blaszczykowski: un giocatore straordinariamente normale
Settembre 15, 2024Corea e Giappone 2002: dopo sedici anni, la Polonia torna alle fasi finali di un Mondiale di calcio.
I giocatori più rappresentativi di quella nazionale erano il portiere Dudek, il difensore Bąk e l’ex Udinese e Brescia Koźmiński.
Dieci anni più tardi, agli Europei del 2012, le orzeł biały (aquile bianche), credono di aver trovato gli eredi di Deyna e Boniek: l’attaccante Robert Lewandowski e il capitano Jakub “Kuba” Błaszczykowski (bwaʂtʂɨˈkɔfski, oppure, con pronuncia più “terra terra”, buascikowski).
Sulle orme dello zio
Kuba, che è il diminutivo polacco di Jakub, nasce il 14 dicembre del 1985 a Truskolasy, non lontano da Częstochowa, a circa 100km da Katowice.
Si allena col fratello maggiore Dawid nel Raków Częstochowa, allenato dallo zio, Jerzy Jósef Brżęczek, campione di Polonia col Lech Poznań, campione d’Austria col Tirol Innsbruck, e medaglia d’argento alle Olimpiadi nel ’92.
Cresce con sua nonna Felicja, alla quale Jakub dedicherà tutti i successi della sua carriera.
Jakub è un’ala destra, dotato di buona tecnica, abile con entrambi i piedi, buon crossatore ma anche realizzatore. Esordisce in quarta serie nel 2004 col KS Częstochowa, le sue prestazioni vengono notate da vari club e, a febbraio 2005 il Wisła Kraków, campione di Polonia, batte la concorrenza del Lech Poznań, assicurandosi le prestazioni del giovane Błaszczykowski.
Il mister Werner Ličzka apprezza Jakub: a marzo, esordisce in coppa polacca, andando subito a segno. Quattro giorni dopo debutta in Ekstraklasa (il campionato polacco). In due anni e mezzo Kuba colleziona 67 presenze, vincendo il campionato nel 2004-05.
Nello stesso anno, esordisce in Under-21. La stagione successiva è già in nazionale maggiore, debuttando in amichevole contro l’Arabia Saudita. Segna il suo primo con la Polonia in amichevole contro la Russia, a Mosca nel 2007.
Da sconosciuti a campioni
Nel 2007 viene acquistato dal Borussia Dortmud, alla ricerca di talenti a basso costo da poter inserire in squadra. Blaszczykowski sulla maglietta si fa scrivere solo Kuba, così i tifosi possono riconoscerlo più facilmente.
È subito titolare nel nuovo Borussia di Doll che arriva alla finale di Coppa di Germania contro il Bayern. Ai supplementari, con i bavaresi in vantaggio per 2-1, il polacco viene espulso per la prima (e unica) volta in carriera.
Leo Beenhakker, CT della Polonia, deve rinunciare a Kuba per gli Europei del 2008, i primi nella storia polacca, per infortunio. Kuba aveva appena ricevuto il premio come miglior calciatore polacco del 2008 dalla rivista Piłka Nożna (tradotto “football/calcio”), riconoscimento che bisserà nel 2011.
Kuba recupera presto la condizione e, con i nuovi metodi del neo allenatore del Borussia, Jürgen Klopp, diventa uno dei giocatori chiave dei gialloneri. Intanto, si sposa con la sua fidanzata Agata nel 2010 e diventa padre di Oliwia. Nel 2014 nascerà anche la secondogenita, Lena.
Il Borussia acquista Łukasz Piszczek e Robert Lewandowski; per i tifosi diventa Polonia Dortumund, e i gialloneri vincono subito il campionato tedesco e nel 2012 fanno addirittura doblete: Bundesliga e coppa di Germania. Kuba è uno dei beniamini dei tifosi, segna e fa segnare e insieme Piszczek manda in gol ripetutamente Lewandowski.
La drammatica rivelazione di Kuba Blaszczykowski
Nel 2010 l’allenatore della Polonia, Franciszek Smuda, nomina Błaszczykowski capitano della nazionale che disputerà gli europei casalinghi del 2012. La sua popolarità è in crescita: poco prima del torneo, decide di rivelare la sua drammatica storia: Kuba, all’età di undici anni, ha visto il padre assassinare sua madre.
Jakub svela il suo segreto alla trasmissione Niepokonani (“imbattuti”), un programma dove personaggi famosi parlano delle loro tragedie personali: «Adesso ci penso più spesso, ma questo mi ha reso più resistente alle tragedie» – dichiara Kuba – «ho perso tutto ciò che era più importante, da un giorno all’altro. Inizialmente fuggivo e me ne vergognavo, non ho mai detto niente, volevo dimenticare, ma non potevo scappare, perché non ero responsabile.
Mi sono reso conto di cosa sia successo solo due anni dopo il fatto. Pensavo che mia madre Hanka si sarebbe rialzata. Solo da pochi anni ho capito che raccontare la mia storia può aiutare».
Kuba, ad ogni marcatura, rivolge un pensiero a sua madre, guardando il cielo.
Tutta la Nazione è scioccata e si stringe attorno al suo capitano, ma le aspettative sulla squadra polacca sono altissime.
Nella partita d’esordio contro la Grecia, Lewandowski, su cross di Blaszczykowski, porta in vantaggio i polacchi, ma nella ripresa, con la Grecia in dieci, prima Szczęsny e il difensore Wazilewski regalano il paraggio ai greci e, poco dopo, il portiere si fa espellere provocando un rigore, che Tytoń neutralizzerà, salvando i polacchi.
La seconda, contro la Russia, è più di una partita: oltre alla tensione sportiva, si aggiungono sentimenti storico-politico, con i tifosi russi che azzardano una marcia su Varsavia. I russi passano in vantaggio, ma la reazione polacca è veemente, ed è Blaszczykowski a siglare il pareggio, facendo impazzire i tifosi, con un gran gol, eludendo due difensori, controllo di destro orientato e tiro di sinistro dal limite dell’area, imparabile.
Nel terzo match contro la Repubblica Ceca, la Polonia perde per 1-0 e viene eliminata. Blaszczykowski chiede scusa ai polacchi per l’eliminazione. Ma una sua dichiarazione fa scalpore: «molte persone non hanno problemi ad entrare nello stadio, ma i nostri cari sì». Kuba polemizza con il presidente della Federcalcio, Grzegorz Lato, reo di non aver mantenuto la promessa sui tagliandi alle famiglie dei giocatori. «Non dovrei avere a che fare con cose del genere, prima di partite così importanti, con tutta l’attenzione su di noi» – si lamenta coi giornalisti – «i miei compagni, molto innervositi dalla situazione, sono venuti da me per chiedere aiuto, e, come capitano, farò sempre gli interessi della squadra. Sapevamo solo poche ore prima se i nostri cari avrebbero potuto entrare allo stadio, ovviamente pagando i biglietti, ma i dirigenti non potevano far nulla perché era deciso solo dal presidente che, invece di risolvere il problema, non lo affrontava».
La Champions sfiorata: la sconfitta nella finale tutta tedesca contro il Bayern
I tifosi del muro giallo lo adorano, il rapper tedesco M.I.K.I. gli dedica una canzone “Kuba! Kuba!” e il nostro decide di mettere il suo cognome sulla maglia, che non reca più semplicemente “Kuba”.
Il Bayern Monaco domina la Bundesliga con 91 punti, il Borussia si risolleva nella seconda parte di campionato terminando secondo con 66 punti, ma è la miglior stagione realizzativa di Blaszczykowski, con 14 gol in totale. Il Borussia è la sorpresa della Champions, vince il girone con quattro vittorie e due pareggi, superano nei primi due turni lo Shakhtar e il Malaga. In semifinale il Borussia sconfigge il Real Madrid, grazie ai 4 gol di Lewandowski all’andata, e sfiderà in finale gli acerrimi nemici del Bayern Monaco.
La partita di Wembley è bollente, il Borussia è più intraprendente, ma nella ripresa il Bayern passa in vantaggio con Mandžukić. Gündogan pareggia su rigore ma all’89° Robben segna un gol rocambolesco spezzando i sogni di Blaszczykowski e compagni.
Dopo aver perso la finale Kuba racconterà: «ho buttato via la medaglia. Qualche anno fa stavo guardando i trofei vinti in carriera e chiesi a mia moglie se sapesse dove avevo messo la medaglia. Mi risposte “Dopo 10 anni me lo chiedi? L’ho raccolta dalla spazzatura, ora posso restituirtela”. Se dopo la finale ero arrabbiatissimo per la sconfitta, avere quella medaglia, oggi, mi rende felice per il percorso intrapreso».
La fascia di capitano al braccio di Kuba Blaszczykowski
Kuba è voglioso di riscatto, ma a gennaio 2014 si rompe i legamenti del ginocchio sinistro contro l’Augusta. Senza Blaszczykowski, la Polonia fallisce l’accesso ai mondiali brasiliani, così la Federcalcio del neopresidente Boniek decide di aprire un nuovo ciclo, nominando CT Adam Nawałka.
Boniek, tramite il CT, assegna la fascia di capitano a Lewandowski, in assenza di Blaszczykowski. Nawałka attua un calcio più offensivo per esaltare il miglior giocatore polacco degli ultimi 30 anni.
Blaszczykowski rientra in campo col Borussia dopo oltre dieci mesi dall’infortunio, anche a causa di un problema muscolare durante la convalescenza.
Kuba però trova una squadra che ha perso i suoi migliori giocatori, tra cui il traumatico addio di Lewandowski, trasferitosi al Bayern.
Riconquista ben presto la nazionale, ma intuisce che non riavrà la fascia di capitano: «il presidente aveva promesso che ne avremmo parlato insieme, con il CT e Robert, ma credo sia ancora in volo», polemizzando con Boniek, che risiede a Roma invece di essere più vicino alla squadra e alla sede della Federcalcio.
Nel 2015 pubblica la sua autobiografia “Kuba. Autobiografia” (nel 2018 la seconda parte, “Kuba. Supplementari 2015-18”) scritto con Małgorzata Domagalik. Uno dei temi principali sarà la perdita della fascia di capitano, avvenuta alle sue spalle: «il problema è che l’ho scoperto tramite i media. Penso di aver fatto qualcosa di importante per la Nazionale e credo che avrebbero potuto comunicarmelo in maniera diversa». Kuba continua: «anche Robert era nervoso per questa situazione ambigua, che stava minando la serenità della squadra». I giornali insinuano di litigi tra i due giocatori, ma nella partita contro la Georgia, Kuba assisterà il terzo gol di Lewandowski prima di un abbraccio tra i due, che spedisce al mittente le critiche.
A Dortmund, Klopp si dimette e il nuovo tecnico Tuchel non vede Kuba tra i suoi piani, così il polacco si trasferisce alla Fiorentina in prestito, squadra allenata da Paulo Sousa. Blaszczykowski è spesso titolare ad inizio stagione, ma a novembre si infortuna in nazionale e Sousa, da lì in poi, schiererà Kuba con il contagocce. A Firenze segna 2 gol in 20 presenze.
La grande chance mancata in Nazionale
- La Polonia si qualifica per l’europeo francese nel 2016. La squadra ha delle imperfezioni ma è molto solida: in porta Fabianski è preferito a Szczęsny e Boruc, Glik comanda la difesa mentre a centrocampo il leader è Krychowiak. All’ala sinistra il veloce Grosicki, a destra Piszczek e Blaszczykowski sono una garanzia. In attacco Milik affianca Lewandowski. È probabilmente la miglior Polonia dal 1986.
All’esordio I polacchi battono 1-0 l’Irlanda del Nord grazie a Milik, nel secondo match pareggiano 0-0 contro la Germania. Si qualificano al turno successivo battendo l’Ucraina con un gol di Blaszczykowski. I Polacchi si trovano nella parte “giusta” del tabellone, primo avversario la Svizzera. È ancora Kuba a segnare per le aquile bianche, ma nel finale Shaqiri pareggia in rovesciata. Ai rigori, Xhaka sbaglia e gli elvetici sono eliminati.
Contro il Portogallo la Polonia fa la partita, dopo 2 minuti Lewandowski porta avanti i suoi, ma i lusitani pareggiano con Renato Sanchez. Anche questa partita si deciderà ai rigori: Lewa, Milik e Glik segnano i primi tre rigori, Blaszczykowski batte il quarto ma Rui Patricio intuisce e para. Sarà l’errore decisivo che spianerà la strada alla vittoria finale di Ronaldo e compagni. Nonostante le critiche per l’errore, Kuba viene votato dai tifosi polacchi come miglior calciatore della nazionale del torneo.
La Polonia non aveva una squadra così forte dall’82, probabilmente sprecando la possibilità di arrivare in finale, visto che molti calciatori erano all’apice della carriera. A Nawałka è mancato il coraggio di affrontare le partite in maniera più spregiudicata, visto il talento a disposizione.
Il ritorno in Germania e il rientro a casa di Kuba Blaszczykowski
Kuba si trasferisce al Wolfsburg e il 17 settembre festeggia la sua 200ª partita in Bundesliga. Torna a Dortmund da avversario e viene omaggiato dai suoi ex tifosi in grande stile. Il rapper M.I.K.I. incide Einer der letzten seiner Sorte – Danke Kuba (uno degli ultimi nel suo genere – grazie Kuba).
La stagione è costellata da infortuni, soprattutto alla schiena. Nel frattempo si laurea all’università di Czestochowa in un corso sul turismo.
Nel 2018 Kuba esordisce ai mondiali giocando la sua centesima partita in nazionale. I polacchi sono i favoriti del girone con Senegal, Colombia e Giappone, ma giocano male e, anche a causa delle condizioni precarie di Kuba e Grosicki, vengono eliminati.
La Polonia nomina CT Jerzy Brzęczek, lo zio di Kuba, e contro il Portogallo, nel nuovo torneo Nations League, Blaszczykowski segna il suo 21esimo (e ultimo) gol in nazionale.
Dopo due anni e mezzo a Wolfsburg, Błaszczykowski rescinde il contratto e a gennaio 19 torna al Wisła Cracovia, che versava in gravi condizioni finanziarie. Kuba si accolla il pagamento degli stipendi di giocatori e staff, il suo compenso (obbligatorio nel professionismo) viene devoluto in biglietti delle partite del Wisła da donare ai bambini degli orfanotrofi.
Blaszczykowski negli anni ha sostenuto varie associazioni benefiche e attività sociali in Polonia, fondando anche l’associazione “Ludzki Gest” (“gesto umano”) che aiuta bambini e ragazzi in difficoltà, anche con servizi telefonici aperti 24 ore, e ha donato una grossa somma di denaro in aiuto ai cittadini ucraini dopo l’invasione russa nel 2022. Questo gli è valso vari riconoscimenti pubblici e privati.
Salva il Wisła due volte: in campo con cinque gol in otto partite, e nel 2020 rilevando le quote del club, nominando presidente il fratello Dawid. Purtroppo, nel 2022 si infortuna e non può aiutare la squadra a salvarsi. Rimane al Wisła fino al 2023, chiudendo la carriera nella squadra che ha puntato su di lui dalla quarta serie quando aveva solo 19 anni.
Il 6 giugno 2023, il nuovo selezionatore della nazionale, il portoghese Fernando Santos, convoca Kuba per l’amichevole contro la Germania, come capitano, venendo sostituito al minuto 16 (il suo numero di maglia), per ricevere la standing ovation dallo stadio nazionale di Varsavia alla sua 109esima presenza, secondo all time per le aquile bianche. I tifosi hanno sempre riconosciuto in Kuba la grande determinazione e l’aver onorato la maglia in maniera esemplare.
Dopo un anno dal suo ritiro, nel 2024 Amazon TV produce un docu-film su Blaszczykowski, intitolato semplicemente “Kuba”, dove i temi più caldi riguardano, oltre la morte della madre, il rigore sbagliato ad Euro 2016 e la querelle sulla fascia di capitano, che ha diviso i tifosi.
A settembre il Borussia Dortmund ha organizzato una partita d’addio al calcio a Łukasz Piszczek e a Jakub Blaszczykowski: molti ex compagni di squadra e di nazionale erano presenti o volevano esserci, solo per un saluto, tra cui l’ex allenatore Klopp: «Ho avuto una partita d’addio con la nazionale e con il Wisła, Jürgen mi ha detto che ho giocato più partite d’addio che belle gare» ha commentato Kuba, con un sorriso.
A Kuba nessuno ha mai regalato nulla, si è dovuto arrangiare spesso da solo, affrontando la tragedia che la vita gli ha messo davanti, superando gli infortuni e le critiche che gli venivano mosse, rimanendo una persona umile, dai principi forti e fedele a sé stesso. Un giocatore talentuoso con un carattere molto forte, grazie al quale ha aiutato le sue squadre a raggiungere obiettivi che parevano impossibili.
E a cui il Borussia Dortmund ha mostrato tutta la propria gratitudine, dedicando a Kuba, alla sua partita d’addio, un ingresso allo stadio con tanto di murales.
Danke Kuba / Dziękuje Kuba.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia.