Il grande Bologna e quella maledetta monetina in Coppa Campioni

Il grande Bologna e quella maledetta monetina in Coppa Campioni

Settembre 21, 2024 0 Di Simone Rinaldi

Un urlo di gioia atteso sessant’anni….“e il Karma a volte é un “Saraffo”!

“Ze Ciempionssss!!!!” 

Il logo della competizione al centro del campo. Le squadre schierate. L’inno e trentamila persone che all’unisono urlano questa frase. Così come è scritta, con la “z” e la “z” sibilate all’infinito, con uno sforzo di petto tale che si è sentito fin lassù al Colle dove magari, Međugorje permettendo, anche alla Madonna di San Luca è scesa una lacrimuccia. E non potrebbe essere altrimenti, visto che ad emetterlo sono in massima parte bocche abituate a “biascicare” ragù e besciamella.

A qualcuno è sembrato eccessivo, i soliti provincialotti un po’ ingenui, ridanciani e col colesterolo a mille proposti sul grande schermo da Gigi e Andrea o da Gino Cervi.

Di certo non lo è stato per chi, come scrive, sanguina in rossoblu, specie se hai meno di sessant’anni e ti è toccata una squadra affetta da bipolarismo, che nei tuoi quarant’anni di tifo ti ha fatto patire tra retrocessioni ed Europa (quella “piccola”) sballottandoti tra Palazzolo sull’Oglio e Marsiglia, tra Baggio e Signori e la tua squadra a guardare altre realtà regionali più piccole sfidare le grandi in serie A e in Coppa, e tu a dividerti tra la B e la C.

E in vacanza quando ti chiedono se ti piace il calcio e per chi tifi e tu, orgoglioso, “Bologna”, “Okay, e poi?”. Per noi la partita con lo Shakthar è stata il sogno di un sogno, al di là di quanto visto in campo.

Il Bologna in Coppa Campioni sessant’anni fa

Ad occhio e croce, mercoledì sera allo stadio, il tifoso medio tra i trentamila presenti apparteneva a quella fascia d’età, anche se non mancavano certo i mitologici “Umarèls”, quelli che sessant’anni fa all’esordio del Bologna in Coppa dei Campioni c’erano. Assenti supergiustificati, invece, quelli che si sono goduti i successi in Coppa Europa Centrale (antesignana della Champions) o la prima storica vittoria di un’Italiana su una britannica in un torneo internazionale, anche se di sicuro, ovunque essi siano (pace all’anima loro, poi in fin dei conti la Certosa è vicinissima allo stadio), hanno in qualche modo presenziato all’evento.

Ma come andò in quel mercoledì di tanti anni fa nel quale i miei genitori non solo non si conoscevano ma tra di loro c’era, letteralmente, il mare?

Altri tempi, altro calcio. Coppa dei Campioni, eliminazione diretta, partecipano solo i campioni nazionali e, eventualmente, i detentori. Il Bologna ci arriva dopo aver vinto un incredibile Scudetto ai danni dell’Inter di Herrera, che la settimana prima aveva vinto proprio quel trofeo (e l’avrebbe rivinto anche in quella stagione).

Il Presidentissimo Dall’Ara purtroppo è scomparso ed il nuovo Patron Luigi Goldoni (sì, proprio quello dei…prodotti medicali) non vuole essere da meno. Confermato Fulvio Bernardini in panchina e tutti i titolari, il mercato riguarda solo le seconde linee: via Franzini, Corrado e Demarco arrivano Turra, Bui, Muccini, Maraschi e Fara. L’inizio del campionato è un po’ altalenante ma l’ambiente aspetta una cosa sola: conoscere l’avversario da affrontare in Coppa.

Ed ecco che dall’urna esce il nome dell’Anderlecht. Bene ma non benissimo. La compagine belga ha vinto il decimo titolo consecutivo, e nella stagione precedenti si era fermata ai quarti della Coppa Campioni. Vanta un campione indiscusso, un vero fuoriclasse: Paul Van Himst, classico numero 10 dal grande talento dei “Diavoli Rossi ” della Nazionale.
All’andata allo stadio Emile Versé, sotto gli occhi della Famiglia Reale, il clima è piuttosto ostile soprattutto per l’atteggiamento del padre padrone dei “Paars-Vit” (o Blanc et Mauve, fate vobis) Roosens che mal sopporta quegli “italiani mangiapasta, carne da miniera” e dell’allenatore Sinibaldi, un Corso che certo ai “Taliani” non le manda a dire.
Il Bologna pensa soprattutto a non subire goal e per poco non ci riesce, poi però proprio Van Himst si infila nell’unica falla concessa dalla difesa rossoblu e segna.

Sconfitta di misura, ma con la consapevolezza di potercela fare. Un mese dopo, in un Comunale tutto esaurito, la partita è nervosissima. Nielsen ammacca le costole al mediano Hanon, Van Himst si rifà poco dopo sul povero Fogli, la tensione sale tanto che uno sventurato spettatore ha addirittura un infarto.

Doppio vantaggio nel secondo tempo, prima Pascutti, poi Nielsen. Sembra davvero fatta anche perché Negri chiude la saracinesca ed i Felsinei mancano di poco il punto del 3-0. E invece a un giro di lancette dal triplice fischio arriva la beffa: un tiro sporco di Stockman si infila nella rete bolognese decretando il pari (i goal in trasferta non valgono doppio) e per decidere chi affronterà il Liverpool al turno successivo si dovrà giocare uno spareggio a Barcellona.
Al Camp Nou il Bologna domina in lungo e in largo, sbaglia lo sbagliabile soprattutto con Nielsen, colpisce una traversa con Pascutti ma il risultato non si schioda, nemmeno dopo due supplementari.

La monetina elimina il Bologna dalla Coppa Campioni

Non sono previsti i calci di rigore, l’arbitro basco Ziriquiegui chiama a centrocampo i capitani Juron e Pavnato. Testa o Croce? Le squadre stazionano a centrocampo, ci sono tutti, compresi i rispettivi presidenti. Goldoni si avvicina al suo omologo Roosens ed in nome del fair play gli dice: “Le meilleur va vaincre”.

“Mais oui, ça va sans dire”  – risponde l’altro.

La moneta si alza nell’aria e….accidenti! si conficca dritta nel terreno. Tutto da rifare. Secondo lancio, l’arbitro apre la mano: Juron salta ed esulta abbracciato dai compagni, Pavinato cade in ginocchio. Passano loro.

Goldoni porge la mano a Roosens che per tutta risposta gli fa il gesto dell’ombrello.

La sera in albergo finisce un’epoca. Il tedesco Haller, la cui solidità psicologica è inversamente proporzionale alla classe calcistica, in un salone pieno di giornalisti (ovviamente senza chiedere di non scriverlo), vomita insulti all’indirizzo di Nielsen palesando ed esasperando le rivalità all’interno dello spogliatoio. “Quello scansafatiche di un danese non segna nemmeno a porta vuota. Io in Nazionale gioco con gente come Seeler e Overath, qui ho quello là che scatta sempre a vuoto e non so mai come vuole la palla”. L’indomani queste parole sono su tutti i giornali, lo spogliatoio si divide e va in malora, Bernardini viene giubilato a fine stagione senza troppa riconoscenza e da lì in poi non si parlerà più di scudetto.

Helmut Haller con la maglia scudettata del Bologna 1964-65 (Wikipedia)

Helmut Haller con la maglia scudettata del Bologna 1964-65 (Wikipedia)

Epilogo

Sei anni dopo ancora Anderlecht contro Bologna, Coppa UEFA. Roosens non è più il Presidente, è andato in fallimento e la società brussellese, per riconoscenza, gli ha dato l’ incarico di responsabile dell’accoglienza della squadra ospite. Al seguito del Bologna ci sono alcuni giornalisti che a Barcellona c’erano. “Venez avec moi les italiens, asseiez-vous” dice lui facendoli accomodare in tribuna stampa.

Risultato: l’Anderlecht domina, colpisce pali e traverse, il Bologna tira in porta due volte per sbaglio e fa due goal. In tribuna stampa i giornalisti bolognesi ritrovano Roosens e lo salutano col braccio sinistro a metà di quello destro piegato. “Ma che male vi ha fatto quel vecchietto?” chiederà poi Edmondo Fabbri in albergo.

Alba degli anni 2000, (e qui sono testimone oculare) dopo aver perso un’incredibile semifinale contro l’Olympique Marsiglia il Bologna ci riprova. Su pressione del DS Cinquini, il Presidente Gazzoni ha cacciato Mazzone (contro il parere dell’ambiente) ed ha affidato la squadra al tecnico della primavera Sergio Buso definito “l’enciclopedia del calcio”. La squadra pare involuta e dopo un inizio tentennante il tecnico è già in discussione. Di nuovo Anderlecht contro Bologna in Coppa. Loro hanno una bella squadra coi vari Koller, Baseggio, Zetterberg.

Al Park Astrid non c’è partita, e meno male che Signori mette dentro il golletto dell’1-3, si può ancora sperare. Al ritorno Buso non c’è più, sostituito da Guidolin. La squadra non ha ancora assimilato i cambiamenti voluti dal tecnico ed è ancora estremamente confusionaria.

Nonostante tutto il Bologna fa tre goal, uno più brutto dell’altro, ma che importa. Al turno successivo andiamo noi!

Eh si, amici Brussellesi, il Karma a volte é proprio un “Saraffo!” (*)

(*) La traduzione in Francese e Fiammingo alla prossima occasione…

 

Testo di Simone Rinaldi. Tifoso del Bologna e della Virtus, Simone vive lo sport a 360 gradi. Pubblica quotidianamente contenuti sui suoi gruppi “Calcio Caraibi” (con Davide Tuniz) e “Sportsaround” (con Luca Sisto). Per passione scrive su Football&Life.

Immagine di copertina tratta da Wikipedia.