L’esonero lampo di De Rossi a Roma non è una novità

L’esonero lampo di De Rossi a Roma non è una novità

Settembre 21, 2024 0 Di Philip Supertramp

Mercoledì mattina, tramite un comunicato, la Roma ha annunciato di aver sollevato Daniele De Rossi dall’incarico di allenatore della prima squadra.

Un addio inaspettato di una delle più grandi bandiere, che nemmeno dopo il pareggio beffardo contro il Genoa nell’ultima sfida, il popolo giallorosso si sarebbe aspettato.

Al suo posto è arrivato, in meno di 12 ore, Ivan Juric, che nelle ultime stagioni ha allenato il Torino.

La Stagione 2004-05: l’estate del “tradimento” di Fabio Capello

Nella storia della squadra capitolina, solo due volte un allenatore era stato licenziato prima della quinta giornata.
La prima volta fu nella stagione 2004-2005, l’estate del “tradimento” di Fabio Capello, che dopo cinque anni alla Roma, con uno scudetto vinto e la sua famosa frase “mai alla Juve”, decise di lasciare la capitale proprio per la Vecchia Signora. Insieme a lui, partirono Zebina ed Emerson, mentre Walter Samuel si trasferì al Real Madrid.

Al posto di Capello arrivò Cesare Prandelli, che dopo due ottime stagioni con il Parma, era pronto per una nuova avventura. Tra i rinforzi di quella stagione arrivarono Simone Perrotta dal Chievo Verona, Philippe Mexes dall’Auxerre, Matteo Ferrari dal Parma e, sul gong finale del calciomercato, Mido, dopo un’agguerrita competizione con la Juventus per Ibrahimovic.

Tuttavia, Prandelli fu costretto a dimettersi prima dell’inizio della stagione per motivi personali legati alla malattia della moglie. L’allenatore italiano venne sostituito da Rudi Völler, che dopo aver fallito l’Europeo di Portogallo pochi mesi prima, ripartì dalla città che lo aveva adottato dal 1987 al 1992. Dopo l’esordio vincente contro la Fiorentina per 1-0, grazie a un gol di Montella su uno splendido lancio di De Rossi, arrivarono due sconfitte contro Messina e Bologna e un pareggio con il Lecce, dovuti a una difesa imbarazzante (8 gol subiti in 3 partite). Dopo la sconfitta al Dall’Ara, l’allenatore tedesco decise di dimettersi.
Mentre Franco Sensi e Franco Baldini concludevano il contratto con Luigi Delneri, la squadra dovette volare a Madrid per la sfida di Champions League contro i blancos.

La Roma aveva perso a tavolino la prima partita contro la Dinamo Kiev per via di un oggetto lanciato dai tifosi romanisti all’arbitro Anders Frisk. In panchina si sedette Ezio Sella, mentre su quella del Real Madrid c’era Mariano Garcia Remón, subentrato a José Antonio Camacho da una settimana.

I giallorossi passarono subito in vantaggio con De Rossi e Cassano, ma la linea difensiva formata da Panucci, Dellas, Cufrè e Candela nulla poté contro Figo, Raul, Ronaldo e Zidane. La partita terminò 4-2 per gli spagnoli.
Nel frattempo, a Roma arrivava Luigi Delneri, ex allenatore del Chievo, che quell’estate aveva iniziato una nuova avventura con il Porto, interrotta dopo pochi giorni a causa di problemi con i senatori della squadra.

L’inizio di Delneri fu altalenante: da una parte c’era Montella, che segnava a raffica (arrivò terzo nella classifica marcatori con 21 gol, dietro a Gilardino e Lucarelli); dall’altra una difesa in perenne difficoltà (a fine campionato subì 58 gol in 34 partite).

A marzo, dopo le sconfitte contro Juventus, Palermo e Cagliari (0-3), la società decise di cambiare nuovamente allenatore.

Con la squadra in zona retrocessione, con 38 punti dopo 28 giornate, l’incarico venne affidato a Bruno Conti. L’ex bandiera giallorossa, privo di patentino per allenare, poté contare su una deroga come campione del mondo del 1982. Con Conti, la squadra non riuscì mai a vincere fino alla penultima giornata, quando un gol di Cassano contro l’Atalanta diede un urlo di gioia ai tifosi.

Al termine della stagione, la Roma affrontò la finale di Coppa Italia contro l’Inter. Nonostante un’ottima prestazione del giovane portiere Gianluca Curci, la Roma perse 0-2 in casa (doppietta Adriano) e 1-0 al ritorno causa del gol di Mihajlović.

La stagione 2004-2005 fu una delle peggiori degli ultimi decenni per la Roma. I continui cambi di allenatore e i problemi societari destabilizzarono l’ambiente, impedendo alla squadra di trovare una vera identità.

L’esonero di Spalletti e la Roma di Ranieri a un passo dallo Scudetto

Tuttavia, da quella crisi la Roma iniziò una lenta ricostruzione con Luciano Spalletti, culminata negli anni successivi con un ritorno ai vertici del calcio italiano.

C’era una volta il ritiro precampionato

Dopo quattro stagioni alla guida della Roma, Spalletti rassegnò le dimissioni il 1° settembre 2009, dopo due sconfitte nelle prime due giornate e a causa di attriti con la società.

Il 2 settembre 2009, la società affidò la panchina a Claudio Ranieri, che tornava in Serie A dopo le esperienze con Chelsea, Valencia e Juventus. Romano di nascita e tifoso giallorosso, Ranieri prese in mano la squadra in una situazione difficile, ma fu capace di rigenerarla e condurla a una stagione memorabile.

Sotto la sua guida, la Roma iniziò una straordinaria rimonta, inanellando una serie di 24 risultati utili consecutivi in campionato.

Il punto più alto della stagione arrivò il 27 marzo 2010, quando la Roma batté l’Inter per 2-1 all’Olimpico, con i gol di De Rossi e Toni, portandosi a un solo punto dai nerazzurri e riaccendendo la corsa scudetto. La Roma prese il comando della classifica per alcune settimane.

Importantissima fu anche la vittoria nel derby di ritorno. La Lazio andò in vantaggio con Rocchi, ma Ranieri ribaltò tutto negli spogliatoi con una scelta da “eroe o esilio eterno”, fuori Totti e De Rossi per Taddei e Menez. Dopo un rigore sbagliato da Floccari, chi non sbaglia dagli undici metri fu poco dopo Vucinic. Lo stesso montenegrino poco dopo con una punizione trafisse per la seconda volta Muslera regalando il derby ai giallorossi e un altro sorpasso sull’Inter.

Tuttavia, a poche giornate dalla fine, la Roma perse una partita cruciale contro la Sampdoria all’Olimpico per 2-1, nonostante il vantaggio iniziale di Totti. La sconfitta fece perdere alla Roma la vetta, consentendo all’Inter di difendere il primo posto fino alla fine del campionato.

Anche in quella stagione, la Roma disputò la finale di Coppa Italia contro l’Inter, ma venne sconfitta 1-0 da un gol di Milito, che rappresentò il primo tassello dello storico triplete nerazzurro.
La stagione 2009-2010 fu memorabile per la spettacolare rincorsa alla vetta della Serie A, rendendo orgogliosi i tifosi giallorossi nonostante la mancata vittoria dello scudetto.

Ranieri riuscì a creare un gruppo unito e competitivo, sfidando l’Inter di Mourinho fino all’ultimo. Anche senza trofei, l’annata rappresentò un esempio di grande carattere e capacità di reazione.

Due stagioni completamente differenti: una con l’incubo retrocessione, l’altra con il sogno del quarto scudetto a un passo.

Adesso toccherà a Juric e calciatori decidere il futuro a partire dalla sfida di domenica all’Olimpico in un ambiente ostile, con la curva Sud in sciopero, che entrerà solamente dopo la prima mezz’ora.

E, soprattutto, senza Capitan Futuro, capro espiatorio, pur fresco di rinnovo, di una società a cui è venuta meno da tempo la parola coerenza.

 

Testo a cura di Philip Supertramp – Instagram @ilsignoredellaliga.

Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons.