Quando il Napoli giocò con la Simmenthal Monza

Quando il Napoli giocò con la Simmenthal Monza

Settembre 27, 2024 0 Di Davide Morgera

Era un calcio povero, quello degli anni ’50. Il dopoguerra sembrava non finire mai. Anche nello sport. Il pallone, però, continuava a rotolare, a far emozionare all’urlo di un gol o all’esultanza per una parata.

Quelle partite servivano anche a far dimenticare gli orrori di una guerra, a mettere da parte per un attimo i pensieri e le difficoltà, la domenica si andava allo stadio alla ricerca di due ore di felicità.

Resistevano le grandi squadre, che avevano industrie e mecenati alle spalle, un po’ meno le piccole che andarono incontro a grosse difficoltà. Così, a metà della decade, iniziò una sorta di rivoluzione copernicana quando le squadre professioniste, soprattutto quelle di provincia, chiesero aiuto ai primi sponsor che, si badi bene, non si chiamavano ancora ‘sponsor’ (dal latino che significa ‘garante’).

La parola appariva sconosciuta al pubblico anche se alcune squadre, come accadeva nel basket, iniziarono a prendere il nome dell’azienda. Come fu possibile tutto questo? Semplice, c’era un vuoto normativo in materia, nessuno lo vietava, nessuno proibiva ad una squadra professionista di assumere un ‘secondo’ nome, quello dello sponsor ante-litteram, appunto.

Nacque una sorta di processo di identificazione tra la ditta o l’azienda che metteva il denaro e la squadra, un matrimonio, destinato a finire nell’arco di pochi anni, che salvò molte squadre dai debiti e da difficili condizioni economiche. Non pensate a quali cifre, parliamo di 30, 50 o 100 milioni di lire dell’epoca, chissà quei soldi a quanti euro corrisponderebbero oggi.

I tifosi iniziarono ad associare il Vicenza col Lanerossi (gruppo Marzotto, tessuti), il Torino col Talmone (cioccolata), il Mantova con Ozo (petrolio), il Modena con Zenit (petrolio), il Ravenna con Sarom (carburanti e lubrificanti) e , dulcis in fundo, il Monza con la Simmenthal (carne in scatola).

Sulla carta tutto terminò nel 1960 quando la Federcalcio impose il diktat di togliere ogni pubblicità dalle maglie e dalle tute dei giocatori ed ogni precedente abbinamento fu considerato ‘fuori legge’. Il Torino aveva una bella ‘T’ grossa sulla divisa e la dovette rimuovere, lo stesso accadde al Mantova con la ‘O’ di Ozo. L’unico che rimase nel tempo fu l’accoppiamento Lanerossi Vicenza che è resistito al passare dei decenni. Chi non ricorda la splendida squadra di fine anni ’70 con Rossi, Filippi, Cerilli, Prestanti e Faloppa? Chi non ricorda «90˚minuto» quando l’inviato diceva «Lanerossi Vicenza» invece di un semplice Vicenza? Ancora oggi la squadra conserva il relativo «brand» sulla maglia, una bella R in corsivo.
L’esperimento durò poco e fu negativo anche perché ai tifosi non piaceva la nuova denominazione, soprattutto a quelli del Toro che non volevano essere associati ad una cioccolata dopo i fasti del Grande Torino perito a Superga. In seguito a questa forte opposizione l’allora presidente federale, Pasquale, vietò gli abbinamenti permettendo soltanto al Vicenza di continuare a chiamarsi Lanerossi Vicenza per una fantomatica precedente concessione.

La Simmenthal Monza

Come abbiamo visto, anche il Monza fece un matrimonio che non si doveva fare. “Promessi sposi” docet. Ebbene, dopo le dimissioni del presidente Pastori, nell’estate del 1955, la società si trovò improvvisamente allo sbando e con grossi debiti di gestione che sembravano allontanare possibili acquirenti. Ma dopo una serie di trattative non andate a buon fine, ecco arrivare improvvisamente uno spiraglio di luce. Il dottor Claudio Sada, proprietario della Simmenthal, nota industria alimentare (produzione di carne in scatola) con sede operativa a Monza, si candidò ufficialmente alla presidenza della società biancorossa con una mossa azzeccata.

La trattativa non fu semplice perché la squadra si avviava ad assumere il nome dell’azienda e sarebbe diventata Simmenthal Monza, una cosa che non piaceva ad alcuni consiglieri ma soprattutto ai tifosi brianzoli. Così, dopo una serie di confronti piuttosto sostenuti e non privi di momenti di forte contrasto tra le parti, la soluzione sembrò finalmente vicina. Gino Sada, il papà di Claudio, contattò Edoardo Bertacchi, una sorta di factotum del Como e gli propose l’incarico di segretario personale, naturalmente con uno stipendio di gran lunga superiore a quello percepito fino ad allora.

La mossa si rivelò molto azzeccata perché, grazie all’esperienza e alla diplomazia di Bertacchi, si risolsero tutti i contrasti tra la vecchia dirigenza e quella in divenire. Così Claudio Sada diventò il nuovo presidente ma trovò le casse vuote. C’era un deficit di 80 milioni di lire.

Il tempo stringeva, c’era da pianificare la nuova stagione sportiva ma, grazie alla cooperazione di tutti, si arrivò alla tanto attesa fumata bianca con i dimissionari che si impegnarono a ripianare il deficit prima di uscire definitivamente di scena. Così l’azienda investì 30 milioni nel Calcio Monza e la nuova denominazione societaria diventò Simmenthal Monza sulla linea di quanto già fatto dal Lanerossi Vicenza e precedendo di qualche anno il Talmone Torino.

Questo abbinamento durerà fino all’estate del 1964 quando i biancorossi eliminarono la…carne in scatola e rimasero col solo nome della città che la squadra rappresentava.

I precedenti fra Napoli e Simmenthal Monza

Due soli gli incontri tra Napoli e Simmenthal Monza, entrambi in serie B, prima delle uniche due gare disputate a Fuorigrotta nel massimo campionato fino ad oggi. Quattro a zero nel 2022-23 (doppietta di Kvaratskhelia, Kim e Osimhen) e 0 a 0 l’anno successivo.

Torniamo, però, a quando sui giornali si scriveva il marchio della famosa carne in scatola prima del nome della città. Le partite in questione non furono certo fortunate per gli azzurri perché le statistiche parlano di un pareggio e di una sconfitta. Evidentemente l’inverno fu una stagione più propizia per il Monza che per il Napoli visto che entrambi i match si disputarono prima di Natale del 1961 e nel febbraio del 1964. Nella prima occasione i biancorossi inchiodarono gli azzurri su uno scialbo 0 a 0 mentre nella seconda il gol di Ronzon non servì ad evitare la sconfitta per la doppietta di Ferrero.

Torneo 1961-62 – Napoli – Simmenthal Monza 0-0

Le due compagini schierano due futuri allenatori, Gigi Simoni nel Napoli giostra da ‘finto nueve’ mentre Eugenio Bersellini è una mezzala tosta e di rendimento e fa girare un po’ tutto il Monza.

Fraschini, Ronzon, Mariani, Pontel e Molino, oltre Simoni, rappresentano il nuovo corso voluto da Lauro che in estate aveva fatto piazza pulita della vecchia guardia vendendo gente del calibro di Bugatti, Del Vecchio, Posio, Di Giacomo, Gratton, quasi tutti regalati, gente che aveva retto l’urto degli anni ’50 contribuendo alle fortune di un ottimo Napoli.

La rivoluzione, però, non fu solo quella della campagna acquisti perché il Comandante decise di mandare via anche Fioravante Baldi, l’allenatore, dopo poche giornate di campionato. Lauro, facendo una telefonata dalle parti di Scafati, non sapeva che avrebbe iniziato un’era, quella di Bruno Pesaola. Al ‘Petisso’, infatti, che allenava la Scafatese e aveva da poco smesso le scarpe bullonate, fu proposto di allenare il Napoli anche se non aveva ancora il patentino.

Vuoi vedere che non si trova una soluzione, nella città dove tutto è possibile? L’escamotage fu quello di farlo andare in panchina come ‘dirigente accompagnatore’. La squadra si riprese alla grande, arrivò seconda e fu promossa in serie A con la conquista della Coppa Italia come ciliegina sulla torta.

Torneo 1963-64 – Napoli – Simmenthal Monza 1-2

L’accoppiata Pesaola-Monzeglio fu liquidata in favore di Roberto Lerici, il nuovo allenatore, considerato una specie di mago per la serie cadetta. Arrivarono gli ex juventini Emoli e Garzena, Bolzoni, Prenna e la meteora Rimbaldo. Le cose, purtroppo, non andarono come dovevano e gli azzurri furono solo ottavi alla fine del campionato. Un’alternanza di risultati a dir poco deludenti si avvicendarono nei tabellini di quella infausta stagione dove il principale accusato fu proprio l’allenatore, incolpato per non aver saputo dare alla squadra la giusta amalgama, il gioco e soprattutto la mentalità per vincere un campionato di serie B.

La gara prima di quella con la Simmenthal Monza, giocata in casa col Brescia, fu una Caporetto. Quattro a uno per le rondinelle, squadra e città nello sconforto più totale, tutti in lutto. Sette giorni dopo arriva l’altra lombarda, il Monza, al San Paolo e gli azzurri appaiono ancora tramortiti dalla sconfitta della domenica precedente, l’ambiente è a dir poco depresso. Perdono anche col Monza, anzi con la Simmenthal che fa del Napoli ‘carne da macello’. A Ferrero risponde Ronzon portando gli azzurri al pareggio ma un altro gol della stessa mezzala mette il definitivo punto esclamativo sulla partita.
Per battere il Monza nell’allora San Paolo, il Napoli dovette attendere il nuovo campionato di serie B (concluso poi col passaggio in serie A), quando la sigla Simmenthal era ormai scomparsa. Fu una pesante ‘manita’ per i brianzoli con reti di Juliano e Fanello ed una tripletta di Cané. Era un dolce settembre del 1964. Giusto sessanta anni fa.

 

Testo di Davide Morgera. Professore e scrittore, cultore della storia del calcio e del Napoli. Ha pubblicato quattro libri:

Cronache dal secolo scorso: atti unici nella storia del Napoli (con Urbone Publishing).

Napoli, sfumature d’azzurro: beffe e belle partite, vittorie e sconfitte. Tutte le sfide nazionali ed europee dal 1909 ad oggi.

Azzurro Napoli. Iconografia inedita di una passione infinita.

Volevo essere Sergio Clerici. Memorie e storie di calcio.

L’immagine di copertina e le foto del testo sono tratte dall’archivio personale di Davide Morgera e utilizzate su autorizzazione dell’autore.