Napoli-Como: quando Savoldi tirò tre rigori per vincere 1-0
Ottobre 2, 2024Andò tutto a gonfie vele in Italia con la qualificazione ai gironi finali della Coppa Italia, inutile fu invece il pareggio in casa con la Torpedo Mosca che sancì l’eliminazione dalla Coppa U.E.F.A. al primo turno. Non restava che concentrarsi sul campionato dove il Napoli si presentava con le stimmate della candidata principale allo scudetto.
Era arrivato Savoldi, le casse sociali contarono 74000 abbonati e l’aria che si respirava in città era quella di una strana eccitazione, di una sensazione nuova che forse mai prima di allora avevano provato i tifosi partenopei. L’arrivo di ‘Beppe-gol’ sembrò annullare in un batti baleno quei due punti di distacco che la Juventus aveva dato al Napoli nel campionato precedente.
È vero, gli azzurri avevano già sfiorato lo scudetto in altre occasioni ma questa volta la squadra partiva con i favori del pronostico. Il fardello era però troppo grande. “Riusciranno i nostri eroi a portare il Napoli in vetta? “ – fu il leitmotiv di quella estate – parafrasando un film in voga (“Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” di Ettore Scola con Manfredi e Sordi) di qualche anno prima.
L’acquisto boom del centravanti del Bologna non metteva minimamente in discussione tutto questo.
La squadra di Vinicio doveva vincere. E basta. Questo, almeno, dicevano anche i giornali del Nord, caricando la piazza di ulteriori aspettative.
Lasciamo il passato e torniamo al tempo presente per rendere tutto più vivo ed anche per le descrizioni che andremo a fare.
La prima giornata di campionato, giocata il 5 ottobre 1975 (pensate un po’!), rigorosamente alle 14,30, appare quasi una formalità per il Napoli che ospita in casa la neo promossa Como.
La squadra, ritornata in serie A dopo ventidue anni sotto la guida di Pippo Marchioro, ha un discreto organico anche se alla fine del campionato retrocederà nella serie cadetta.
La moda Como…da e la nostalgia del calcio fai da te di Pippo Marchioro
Cambiato l’allenatore con l’arrivo di Beniamino Cancian, poi sostituito da Bagnoli dalla tredicesima giornata, i lariani hanno delle buone individualità come il portiere rigorista Rigamonti, i futuri napoletani Boldini e Guidetti, Fontolan (poi all’Inter) e Garbarini in difesa, Scanziani (poi alla Sampdoria) e Iachini a centrocampo e Cappellini in attacco (ex di Roma, Fiorentina ed Inter).
In panchina siede anche un giovane ma ancora acerbo Paolo Rossi che a fine torneo collezionerà solo 6 presenze senza alcuna rete segnata.
Quella partita in realtà deve dire molto di più sulle effettive potenzialità degli azzurri, attesi ad un pronto riscatto dopo l’eliminazione dalla Coppa U.E.F.A. La RAI invia addirittura Sandro Ciotti per la radiocronaca per “Tutto il calcio minuto per minuto”, Napoli-Como diventa la seconda gara più importante della giornata dopo la ‘prima’ di Ameri.
L’attesa esplosione di Savoldi, la consolidata squadra di Vinicio, il pubblico che riempie il San Paolo come un uovo, tutti elementi che fanno attendere un cambio di rotta in campionato. Ecco perché il Como appare come la prima di una serie di vittime sacrificali sull’altare dello…scudetto.
Chi non ha dimenticato quella partita, ricorderà certamente il repentino cambio del tempo tra una frazione e l’altra di gioco. Si parte con un sole che spacca le pietre, si finisce con un cielo plumbeo e scuro. Profetico. Premonitore di quello che sarebbe accaduto nell’arco dei novanta minuti. All’inizio, a centrocampo, si assiste al gemellaggio tra Napoli e Canottieri, i campioni d’Italia della pallanuoto. Luis Vinicio stringe la mano a Fritz Dennerlein, il tecnico degli atleti vittoriosi in campionato mentre Juliano scambia doni con Parisio, l’altro capitano.
È la classica immagine la cui didascalia dice “Speriamo di vincere anche noi!”. Nel primo tempo il Napoli attacca in….Massa e l’ala sfiora più volte il gol, imitato dai tentativi infruttuosi di Savoldi, Esposito e di Braglia. La porta sembra stregata anche se il Como si difende con ordine e cerca di ripartire ma Carmignani non corre alcun pericolo. Negli spogliatoi Vinicio ordina l’arrembaggio. E per attuarlo inserisce Boccolini al posto di Pogliana spostando il baricentro della squadra molto più in avanti. Luis le soluzioni le ha, porta Orlandini a fare il terzino e l’ex brindisino a giostrare sulla trequarti in appoggio alle punte.
Arriva una traversa di Juliano, fioccano le occasioni, nate anche da una certa foga di far gol a tutti i costi, ma la porta dei lariani rimane inviolata. Gli spettatori guardano il cielo che appare a tinte fosche, scuro, senza un’ombra di sole. Pare stia per arrivare una tempesta sullo stadio.
È la metafora perfetta della partita che il Napoli non sblocca ancora. È zero a zero, i lariani hanno preso un martello ed hanno inchiodato il risultato. I giocatori bianco-blu si beccano diverse ammonizioni per perdite di tempo e proteste prolungate innervosendo i padroni di casa. Il Napoli batte una serie infinita di calci d’angolo ma senza esito. Ci vuole una macumba, un rito voodoo o semplicemente un episodio per sbloccarla.
Quando San Gennaro è stato invocato già ripetutamente sugli spalti, al 57’ l’arbitro Lattanzi concede un rigore al Napoli per un fallo su Orlandini. Il San Paolo diventa il Globe Theater di Shakespeare, quando tutti stavano zitti per ascoltare gli attori recitare. Un silenzio irreale cala sullo stadio. Savoldi parte e calcia di interno col sinistro. Rigamonti, spiazzato, va a destra mentre il pallone finisce sulla sua sinistra. Il boato liberatorio del pubblico viene interrotto dal fischio dell’arbitro che annulla la rete. Juliano, al momento del tiro del compagno, si trovava in area.
Il penalty va ripetuto, Lattanzi fa troppo il fiscale. Savoldi, con una calma apparente, prende la sfera e la posiziona sul dischetto. Tira ma angola troppo. La palla va fuori. È ancora zero a zero. Il pubblico rumoreggia, le urla e le imprecazioni le sentono anche la mamma e la moglie dell’arbitro a Roma, le facce dei tifosi schiumano rabbia. Juliano, autore di una gara magistrale, chiama i compagni a raccolta con uno sguardo, da vero capitano. “Guagliù, amma vencere!” sembra dire loro.
Attacchi su attacchi, il fortino dei lariani somiglia a quello dei soldati sotto un assalto di indiani sioux assatanati. Il Napoli ci prova e ci riprova finchè a sei minuti dalla fine l’arbitro concede un altro rigore per fallo di mani di Garbarini su tiro di Braglia.
Le proteste veementi del libero comasco portano poi alla sua inevitabile espulsione. Rigamonti guarda Savoldi, cerca di ipnotizzarlo, sarebbe bello se lo parasse, dopo un rigore segnato ed uno andato fuori. Savoldi, però, stavolta, è implacabile. Si fa il segno della croce e, con la sua tipica andatura, mette la palla, con un tiro forte e potente, alla destra del portiere e pone fine ad una sequenza da infarto.
Niente da fare per l’estremo difensore comasco, il muro crolla. Come trascorrono gli ultimi cinque minuti della partita? Ma, come, non lo sapete? Tutti guardano l’orologio, pregano ed esultano ad ogni pallone lanciato fuori. Il Napoli vince, porta a casa i primi due punti del campionato. Quello che conta è che domani sarà un lunedì di felicità.
Testo di Davide Morgera. Professore e scrittore, cultore della storia del calcio e del Napoli. Ha pubblicato quattro libri:
Cronache dal secolo scorso: atti unici nella storia del Napoli (con Urbone Publishing).
Azzurro Napoli. Iconografia inedita di una passione infinita.
Volevo essere Sergio Clerici. Memorie e storie di calcio.
L’immagine di copertina e le foto del testo sono tratte dall’archivio personale di Davide Morgera e utilizzate su autorizzazione dell’autore.