
Alle origini di Antonio Conte da Lecce
Ottobre 27, 2024Da Lecce al Lecce. Protagonista Antonio Conte.
A rappresentare il Sud nella Serie A 2024-25 ci sono solo due squadre, Napoli e Lecce (tre, contando che Cagliari, geograficamente, è a sud di Napoli). Ed è proprio da Lecce che parte la storia di Antonio Conte. Pugliese, juventino, leggenda della Juventus da calciatore e allenatore e, oggi, manager e leader della squadra più titolata a Sud di Roma.
Aveva 16 anni Antonio quando ha esordito in serie A con il club pugliese, lanciato da Eugenio Fascetti nei minuti finali di un Lecce-Pisa 1-1, campionato 1985-86 (era il 6 aprile 1986).
Ed era nella stagione del secondo Scudetto del Napoli quando, al San Paolo, da centrocampista difensivo (fra coloro che controllavano a vista Diego e compagni) trovò il modo di realizzare il primo gol in serie A (nonché l’unico in maglia giallorossa), contro il Napoli.
Una partita, quella di esattamente 35 anni fa (5 novembre 1989), poi decisa da un gol di Andrea Carnevale ad una manciata di minuti dal termine. La doppietta dell’uomo tattico del Napoli del primo e secondo Scudetto fece ritornare a casa gli uomini di Mazzone colmi di rabbia, tanto che al ritorno il Lecce avrebbe dato ancor più battaglia, strappando un pareggio (Pasculli rispose ancora al solito Carnevale) che il buon Carletto festeggiò calciando via un pallone per scrollarsi di dosso tutto lo stress per la lotta salvezza. Punto che si rivelerà decisivo per la permanenza dei leccesi in A.
Napoli – Lecce, altra gara manifesto di Antonio Conte
Ma la vittoria col minimo scarto, ancor più sofferta, del Napoli di Antonio Conte contro il Lecce di Gotti, reduce dallo 0-6 contro la Fiorentina, ricorda sinistramente un’altra partita che gli azzurri hanno giocato, due anni fa, contro un’altra squadra allenata dall’attuale tecnico del Lecce.
Mi riferisco alla partita vinta contro lo Spezia, con gol di Raspadori a meno di dieci giri di lancette dal termine, e che avrebbe lanciato una lunghissima serie di vittorie per la squadra di Spalletti, per lo strappo decisivo verso un terzo Scudetto vinto con largo anticipo.
Va detto che in quella gara lo Spezia creò solo una palla gol sullo zero a zero, peraltro regalata da un’indecisione di Mario Rui e Meret. Quest’ultimo ha invece salvato il risultato al suo ritorno in campo sabato, su un gran colpo di testa di Baschirotto, mentre Buongiorno e Di Lorenzo hanno fatto il resto del lavoro sporco anticipando più volte gli avanti leccesi su conclusioni a botta sicura.
Da martedì 29 ottobre, a Milano contro i rossoneri, il Napoli è atteso da un ciclo di partite contro dirette concorrenti per la lotta alle posizioni in zona Champions e Scudetto (dopo il Milan, ci saranno Atalanta, Inter, Roma).
Al termine di queste, si potrà dare un primo giudizio sulla capacità di soffrire e fare punti di una squadra che, al netto di Verona e del buon pareggio dello Stadium, fino ad ora ha saputo solo vincere.
Chi ha vinto sa cosa ci vuole per tornare a vincere
Del resto, come ribadito in una recente conferenza stampa, vincere è ossessione pura per Antonio Conte. E non potrebbe essere altrimenti, per uno cresciuto a pane e Juventus, accolto da Trapattoni e plasmato ma Marcello Lippi, del quale è forse il “prodotto” calcistico più riuscito.

Antonio Conte passato dal Lecce alla Juventus e accolto da Giovanni Trapattoni (immagine tratta da Wikipedia)
Nella sua evoluzione tattica da allenatore, Conte ha sempre messo al primo posto l’idea di un calcio fisico, veloce, forsennato, capace di portare risultati immediati. Non è un allenatore sul quale costruire progetti per il futuro a lungo termine. Il ciclo di 9 Scudetti di fila della Juventus non sarebbe mai cominciato senza Antonio Conte, che prese un club reduce da un campionato mediocre, chiudendo la stagione del primo Scudetto nello Stadium senza sconfitte in serie A, con partite assurde come il 3-3 a Napoli, quando la Juventus rimontò, sotto 3-1, mettendosi uomo contro uomo e smontando le certezze della squadra di Mazzarri, esaltando calciatori normali come Pepe e la meteora Estigarribia.
Per non parlare del pareggio di San Siro contro il Milan, che al netto del gol fantasma di Muntari, a livello di polemiche nella storia recente pari solo al contatto da rigore Iuliano – Ronaldo, mostrò per l’ennesima volta il carattere mai domo della Juve di Conte. Il quale, va detto, avrebbe patito una sola sconfitta in tutte le competizioni: la finale di Coppa Italia all’Olimpico contro il Napoli.
I detrattori di Antonio Conte da Lecce si concentrano – in mancanza di altri argomenti contro un uomo che ha riportato lo Scudetto nella Milano interista, che ha vinto la Premier col Chelsea e che ha condotto una delle peggiori nazionali italiane per tasso tecnico ai quarti di finale di Euro 2016 (Eder, Giaccherini, Zaza, Pellé erano gli uomini deputati a creare occasioni da gol) – sulla sua presunta incapacità di incidere sul doppio impegno, con risultati scarsi in Europa.
Con il Napoli impegnato solo in campionato e in Coppa Italia, quantomeno l’obiettivo primario, quello di ritornare in Champions, sembra alla portata di un gruppo che, per metà, è ancora quello che solo due anni fa aveva dominato la Serie A.
Ma siamo sicuri che un semplice – quanto fondamentale per le casse azzurre – piazzamento Champions, saprebbe saziare la fame di vittorie di Antonio Conte, inducendo entrambe le parti (Conte e la società, ovvero De Laurentiis) ad andare fino in fondo in questo oneroso progetto triennale? Inter e Juventus hanno dimostrato di poter tenere il passo degli azzurri, e nonostante il pirotecnico pareggio per 4-4 nel derby d’Italia è difficile sostenere che il Napoli possa creare uno strappo decisivo nei confronti di squadre di livello pari se non superiore agli azzurri.
La riscossa di Atalanta, Lazio e Fiorentina, con un Milan più guardingo, induce alla cautela. L’Inter è ancora favorita, ma subisce molto più dello scorso anno e, nonostante una rosa profondissima, accusa nelle gambe il doppio impegno.
La Juventus si è scoperta più vulnerabile senza Bremer, gravemente infortunato. Fiorentina, Atalanta e Lazio sono partite con passo meno svelto ma adesso stanno innestando le marce alte.
Insomma, siamo solo ad un quarto di un campionato ancora tutto da giocare. Di certo, il Napoli è fra le squadre che daranno battaglia fino in fondo. E il merito, ad oggi, è tutto di quel signore nato e cresciuto a Lecce e diventato uomo a Torino, sponda Juventus, dove ha sublimato la sua leggenda e il suo status di vincente del calcio italiano. E che oggi è acclamato proprio nello stadio in cui ha segnato il suo primo gol, e che è intitolato al suo avversario principale, in campo, quel giorno.
Luca Sisto è cofondatore e direttore editoriale di Football&Life. Appassionato di sport, in particolare di calcio e basket, tifoso del Napoli e della nazionale dei Leoni Indomabili del Camerun, lavora nel turismo.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia: un giovane Antonio Conte con la maglia del Lecce.