Telmo Zarra: il primo bomber
Novembre 11, 2024Telmo Zarraonaindia Montoya, per tutti Telmo Zarra, nacque il 20 gennaio nel 1921 nella stazione ferroviaria ad Asúa, nel municipio di Erandio, ed era il settimo di dieci figli di Pedro Telmo Zarra, che era il capostazione, ed Atomasa Montoya. Il suo cognome, in Euskera, la lingua basca, si divide in tre parti: Zarra / zaharra / vecchio, On / ona / buono e Andía / handia / grande. Praticamente un titolo di un film di Sergio Leone.
Il giovane Telmo venne spinto al gioco del futbol dai fratelli maggiori, nonostante il disappunto del padre, che non approvava la sua passione per il calcio: «due fratelli calciatori bastano e avanzano», così lo aveva ammonito. Telmo iniziò a giocare per vari club della zona. Nel 1939 si unì alla squadra dell’Erandio in seconda divisione, dove fu costretto a usare per la prima volta scarpe da calcio, poiché fino a quel momento giocava solo con le espadrillas, famose calzature di corda e tela.
Abituatosi ai nuovi “strumenti di lavoro”, iniziò a segnare con regolarità. Il momento della svolta fu un’amichevole tra i migliori giocatori della Vizcaja (Biscaglia, regione basca che comprende Bilbao) e la Guipuxcoa (regione basca, comprendente la città di San Sebastian). Il “timido” Zarra ruppe il ghiaccio e siglò 7 dei 9 gol per i biscaglini.
Quello era un periodo post-bellico: la guerra civile aveva segnato le vite di molti. Il regime aveva imposto di spagnolizzare il nome Athletic Club in un mai accettato Atlético de Bilbao. Molti giocatori che avevano aderito alla nazionale basca, la Euskal Selekzioa, rimasero in Messico dopo una tournée per raccogliere fondi per le famiglie in difficoltà. L’Athletic era quindi alla ricerca di nuovi giocatori e Zarra finì subito sul taccuino degli osservatori, che lo ingaggiarono per la stagione 1940-41.
La leggenda narra che Zarra avesse firmato per il Barakaldo, ma suo fratello Tomás si mise di traverso e riuscì a far modo che Telmo si trasferisse all’Athletic.
Il nuovo Athletic Club post-bellico
L’Athletic formò così un attacco giovane e di belle speranze, che fu ribattezzato “la delantera magica” (nota anche come segunda delantera historica): Telmo Zarra era il finalizzatore, José Luis Panizio, un interno sinistro dal notevole fiuto per il gol e dal piede educatissimo, Agustin “Piru” Gainza sguisciante e velocissima ala sinistra, e Rafael Irondo. Quest’ultimo era un esterno destro che solo grazie alle capacità di scovare talenti dell’allenatore Juan Urquizu atterrò sulla fascia destra del San Mames.
Difatti Irondo era stato mandato a svolgere il periodo di leva nell’allora protettorato spagnolo nel nord del Marocco e, come molti di quei ragazzi, nel tempo libero iniziò a giocare nell’Atletico di Tetuan, attuale Ceuta. Il quinto elemento della delantera, Venancio, si unì all’Athletic solo nel 1944.
L’amore tra Zarra e l’Athletic non sbocciò subito. Nonostante il suo esordio folgorante, con una doppietta nel pareggio per 2-2 contro il Valencia, la squadra si trovava in fondo alla classifica. Tuttavia, come si dice a Bilbao “con cantera e aficion …” la squadra si risollevò per terminare al secondo posto la Liga, che da poco aveva ripreso il suo campionato interrotto dalla sanguinosa guerra civile.
L’anno successivo la squadra non andò oltre al settimo posto, con una Liga allargata a 14 squadre. Zarra saltò alcune partite perché costretto al periodo obbligatorio di leva militare. L’Athletic, nonostante la posizione in classifica non esaltante, arrivò in finale di Copa del Generalisimo (la attuale Copa del Rey) contro il FC Barcelona.
La partita, già di per sé carica di significato sia sportivo ma soprattutto politico, fu molta combattuta. Alla fine del primo tempo il risultato era di 1-1. Nella ripresa una doppietta di Martin aveva spostato l’ago della bilancia a favore dei catalani, ma Elices e lo stesso Zarra portarono in parità l’incontro e per l’assegnazione del titolo ci vollero i supplementari. Purtroppo, Zarra sbagliò un gol a tu per tu con il portiere avversario Mirò e, nel successivo contropiede, il Barca si portò in vantaggio per poi reggere gli ultimi assalti finali, vincendo così la coppa del 1942. La stampa lo considerò il capro espiatorio della sconfitta, ma Telmo non si lasciò abbattere.
Telmo Zarra è inarrestabile
La stagione 42-43 fu un trionfo, nonostante l’infortunio al portiere titolare, Raimundo Lezama. Zarra segnò 18 gol in 17 partite in Liga e portò l’Athletic a vincere per la quinta volta il campionato (primo club della storia della Liga a riuscirci). Ma l’Athletic e Zarra avevano un conto in sospeso con la Copa. Questa volta in finale c’era il Real Madrid e la partita terminò ai supplementari per 1-0, proprio con un gol del loro attaccante, riuscendo per la terza volta nella propria storia a realizzare il doblete.
Nella stagione 1943-1944, l’Athletic Bilbao fu penalizzato dai numerosi infortuni che colpirono i suoi giocatori chiave, tra cui Zarra, Lezama, Panizo, Iriondo, Escudero e Gainza. A causa delle frequenti assenze, la squadra non riuscì a difendere il titolo e rischiò addirittura la retrocessione. Tuttavia, nel finale di stagione, con il ritorno dei giocatori infortunati, l’Athletic ottenne sei vittorie consecutive, salvandosi e condannando la Real Sociedad alla retrocessione. In Coppa la squadra raggiunse la finale, dove sconfisse il Valencia con un secco 2-0.
Nella stagione successiva, le competizioni di Liga e Copa iniziarono ad alternarsi, ma l’Athletic continuò a essere protagonista. In finale di Copa, contro il Valencia, Zarra segnò il gol del pareggio, ma venne espulso per l’unica volta in carriera a causa di un malinteso con l’arbitro. Alla fine, l’Athletic vinse 3-2 grazie ad un gol di Iriondo, conquistando la terza Copa consecutiva.
Zarra si affermò come uno dei migliori attaccanti spagnoli, vincendo il titolo di capocannoniere nel 1944-45 con 20 gol, anche se l’Athletic finì secondo in campionato. Nello stesso 1945, Zarra debuttò con la nazionale spagnola, le “Furie Rosse”, selezionato dal CT Jacinto Quincoces per una partita contro il Portogallo, imponendosi come l’attaccante di riferimento del calcio iberico. Zarra sapeva segnare in ogni modo, ma il suo colpo di testa era letale. Durante una trasferta della Spagna a Stoccolma, in Svezia, furono affissi manifesti per promuovere l’evento con la celebre frase: “Zarra: venite a vedere la miglior testa d’Europa dopo Churchill!”.
Per celebrare il cinquantesimo anniversario del club, fu ingaggiato l’allenatore inglese Henry John Bagge, ma l’annata fu avara di soddisfazioni. Nonostante ciò, Zarra continuò a brillare individualmente, confermandosi un pericolo per le difese avversarie.
Nel 1949-1950, l’Athletic chiuse il campionato al sesto posto, nonostante Zarra abbia conquistato il quarto titolo di capocannoniere con 25 gol. La squadra riuscì però a trionfare in Copa, battendo il Real Valladolid in finale ai supplementari, grazie a una straordinaria quaterna del suo attaccante, dopo che il Valladolid aveva pareggiato nei minuti finali dei tempi regolamentari.
I Mondiali brasiliani e i gol di Telmo Zarra
Nell’estate del 1950, Zarra fu convocato dal selezionatore Guillermo Eizaguirre per partecipare al Mondiale in Brasile con la nazionale spagnola, insieme ai compagni Gainza, capitano della spedizione, Panizo e Nando González. Nella prima fase, Zarra segnò in tutti e tre gli incontri contro gli Stati Uniti, il Cile e, soprattutto, contro l’Inghilterra.
Agli inglesi sarebbe bastato un pareggio per passare al turno successivo. Scelsero di marcare stretto Zarra e resistettero agli attacchi per lungo tempo. Tuttavia, una giocata di Gainza permise a Zarra di segnare il gol decisivo per i suoi al 48° minuto. La Spagna terminò così imbattuta il girone, a punteggio pieno, accedendo al girone finale per l’assegnazione del titolo mondiale. Quando Zarra segnò il gol all’Inghilterra, gli amici andarono a informare suo padre, che si trovava in un bar a giocare a carte.
Appresa la notizia, si limitò a dire: «Ah, sì?». In un’intervista molti anni dopo, Zarra affermò: «Mio padre non sapeva nemmeno cosa fosse un pallone…», una battuta che però racchiudeva anche un po’ di dispiacere, poiché suo padre non lo vide mai giocare.
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Le ambizioni iberiche furono ridimensionate nel girone finale. La Spagna pareggiò prima con l’Uruguay di Ghiggia, che qualche giorno dopo sarebbe stato decisivo nel famoso “Maracanazo” contro il Brasile, e poi subì due pesanti sconfitte, prima contro i verdeoro per 6-1 e poi contro la Svezia per 3-1, con gol della bandiera segnato proprio da Zarra. Il bomber di Erandio concluse il torneo con 4 gol in 6 partite, e la nazionale spagnola si classificò al quarto posto, il miglior piazzamento della sua storia in un Mondiale fino al 2010.
Il primo trofeo Pichichi
Tornato in patria, Telmo continuò a maltrattare le reti avversarie, e nella stagione 50-51 sarà ancora capocannoniere con 38 gol in 30 partita di Liga, record che verrà dapprima pareggiato da Hugo Sanchez del Real Madrid, ma con 35 partite per il madrileño, nella stagione 89-90. Questi record verranno superati solo da Cristiano Ronaldo nel 2010-11 e da Messi nel 2011-12. In quella stagione l’Athletic vinse il trofeo Eva Duarte, un antesignano della SuperCopa, battendo l’Atletico Madrid campione di Spagna, ma in campionato, nonostante le 88 reti segnate, i leones persero ben 12 partite e si classificarono solo settimi.
Negli anni successivi l’Athletic lottò solo una volta per il campionato, tra il ’52 e il ’53, anche se rimontò nel finale arrivando a tre punti dal Barcelona. Zarra subì un grave infortunio a novembre, in uno scontro con il portiere dell’Atletico Madrid, nel quale si ruppe la gamba. Chissà cosa sarebbe successo in quella stagione con il proprio ariete al suo posto.
Ristabilito, Zarra vinse nel ‘53 per l’ultima volta il titolo di capocannoniere, che da quell’anno fu chiamato “trofeo Pichichi” in onore al suo predecessore, Rafael Moreno Aranzadi. Per il debutto di questo titolo non poteva esserci miglior rappresentante se non Telmo.
L’Athletic, nonostante disponesse di un attacco formidabile non riuscì nemmeno ad avvicinarsi a vincere né il campionato né la Copa negli anni successivi.
Se in campo è stato praticamente immarcabile, Telmo Zarra aveva un grandissimo senso dell’onore e del rispetto. Già detto dell’unica espulsione presa in carriera, per sottolineare la sua grande sportività, in una partita contro il Malaga, si trovò a porta sguarnita per segnare un facile gol, ma siccome il portiere si era infortunato in uno scontro proprio contro Zarra durante l’azione, Telmo triò fuori di proposito. Successivamente il Malaga lo premiò con una medaglia d’oro per il suo gesto sportivo.
Il ritiro e i riconoscimenti alla carriera
Logoro dopo mille battaglie, nel 1953-54 disputò solo undici partite, con un bottino di cinque gol e nell’anno successivo si ritirò come calciatore professionista. Ironia della sorte, nel ’56 l’Athletic fece doblete: oltre la Copa, vinse il suo sesto titolo di Liga (che rimarrà l’ultimo fino agli anni ’80).
Per lui potrebbero parlare solo i numeri: 251 reti all’attivo in 278 partite con la maglia dell’Athletic Club, con la nazionale spagnola 20 centri in altrettanti incontri. L’impatto di Zarra nel gioco del calcio è stato devastante: parliamo di uno dei più grandi realizzatori di tutti i tempi, con medie inavvicinabili quasi per chiunque.
Nel ‘54 a Madrid ricevette un riconoscimento alla sua carriera e impatto al futbol Español. Continuò a giocare in segunda division per piacere di giocare, senza percepire alcun ingaggio, prima all’Indautxu e poi al Barakaldo. All’età di 36 anni si ritirò dai campi da calcio, disputando un’amichevole con una squadra di veterani della Biscaglia. Il denaro racimolato fu utilizzato per opere di bene.
Incredibile a dirsi, ma un attaccante del suo calibro, con compagni fortissimi al suo fianco, dal 1941 al 55 vinse “solo” una Liga (in quel lasso di tempo, ben sei squadre diverse vinsero il campionato) e cinque Copa. Telmo ha sempre riconosciuto l’apporto dei suoi compagni, anzi, dava più importanza ai loro passaggi che ai suoi gol.
Zarra rimase a Bilbao aprendo alcune attività commerciali. Nel 1997, in una chiacchierata con il presidente Jose Maria Arriarte nel proprio ristorante, ricordò che l’Athletic gli aveva promesso un omaggio al termine della sua carriera, promessa non ancora mantenuta. Arriarte non ci pensò un attimo e il 17 agosto dello stesso anno fu applaudito al San Mamés festante. Alla festa fu invitato Bert Williams, portiere dell’Inghilterra durante il mondiale del ’50. Il portiere ha raccontato che a colpirlo, tra i tanti ricordi, è stato il valore umano di Zarra, il quale si emozionò quando Williams gli confidò che si era congedato dal Chelsea per volere di sua moglie, Emily.
Nel 2003, per il 75° anniversario della Liga, a Zarra fu assegnato il trofeo “Pichichi de Oro”, insieme ad Enrique Castro “Quini”. Telmo ci lasciò nel 2006 ad 85 anni. Zarra ha avuto una media di 0,9 gol a partita in Liga, solo Messi e Ronaldo hanno una media superiore con 0,91 per l’argentino e 1,07 per il portoghese. Per fornire un metro di paragone, il quarto è Hugo Sanchez con una media di 0,67, successivamente Di Stefano 0,69, Raul 0,41, Suarez 0,71 e Benzema di 0,53.
I suoi record erano fino ad allora imbattuti e il periodico Marca, nel 2006 istituì il trofeo Zarra, che viene assegnato al miglior cannoniere spagnolo della stagione tra la Liga e la Segunda Division. Fernando Llorente e Ariz Aduriz vinsero questo trofeo con la maglia dell’Athletic.
Dopo la morte, fu installato un suo busto al campo sportivo dell’Athletic, a Lezama, che vigila ed ispira i suoi successori. Fino ad ora è il terzo giocatore dell’Athletic, con Pichichi ed Iribar, ad essere omaggiato con una statua dalla società basca.
Per capire ancor di più l’eredità di Telmo Zarra per l’Athletic, mi affido alle parole di Jose Angel Iribar «Telmo fu un atleta d’élite, però il suo valore come persona era incalcolabile. Tutti giocatori dell’Athletic conoscono la sua gentilezza. Era un esempio per tutti. È la personificazione dello spirito dell’Athletic!».
Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons, Public domain.