Mika Aaltonen: il finlandese pensante
Novembre 25, 2024C’è un bellissimo Paese all’estremo nord dell’Europa, fatto di immense pianure, neve, foreste, laghi (nella lingua locale il suo nome Suomi significa appunto “Il Paese dei Laghi “), popolato da gente tendenzialmente tranquilla, generosa (la leggenda di Babbo Natale non a caso è nata qui) e riservata che parla una lingua a se stante rispetto non solo alla Scandinavia (o meglio alla Fennoscandia) ma all’intero Continente. Ama vivere i suoi spazi, magari sorseggiando bevande alcoliche e consumando frutti di bosco, e trova socialità soprattutto nella sauna, vera e propria istituzione nazionale. Parliamo della Finlandia.
Dicevamo dell’indole pacifica dei finlandesi, eppure questo fiero e generoso popolo si è trovato spesso a rivaleggiare con i suoi ingombranti vicini: con la Svezia di cui è stata colonia e con la quale ha un’eterna disputa su quale sia il Paese con più laghi al mondo, con la Russia che ha cercato più volte di annetterla, con la Norvegia per definire quale sia effettivamente “il Paese più settentrionale del mondo”.
E lo sport? Terra di praticanti in quel “Norden” dove l’educazione fisico-motoria gode di grande considerazione con punte di eccellenza. Ovviamente gli sport invernali (lo sci da fondo o sci nordico è nato proprio da queste parti) e l’hockey su ghiaccio, poi i motori con buoni motociclisti ed ottimi piloti, Formula1 certo, ma soprattutto Rally. Chi vi scrive ricorda i sabato sera nelle zone interne con decine di ragazzi che facevano derapare sullo sterrato le loro vecchie Saab, Škoda, Wolkswagen.
Il “Pallo” (in finlandese “Gioco con la Palla”) ossia il calcio non riveste la stessa importanza che invece gli viene tributata negli altri Paesi dell’area e anzi, al tempo della storia che stiamo per raccontare, prima che i Litmanen, Hyypia o Pukki mettessero la Finlandia sull’atlante calcistico del mondo Lega Nazionale del paese era composta interamente da dilettanti, al massimo semiprofessionisti.
Siamo alla fine degli anni ’80, la serie A è da un decennio una sorta di NBA del calcio con prestigiosi nazionali stranieri che fanno carte false per venire a giocare da noi, anche magari in formazioni non di primissimo piano. Le regole però sono ferree: non più di due per squadra.
E, naturalmente, a nessuno viene l’idea di andare ad occupare uno di quei due posti con un calciatore proveniente dalla periferica Finlandia. Attenzione però, sono anche gli anni in cui nelle coppe europee (ad eliminazione diretta da subito) le squadre Nordeuropee, vuoi per le condizioni climatiche vuoi perché soprattutto nei primi turni le incontri quando i loro campionati stanno per finire mentre altrove i giocatori fanno ancora i conti con le tossine del precampionato, spesso creano più di un grattacapo alle squadre più blasonate.
È il 22 di ottobre del 1987, mercoledì di coppa. Il pomeriggio per le italiane non è andato benissimo: la Juventus è stata abbattuta ad Atene da un Goal del bomber Saravakos, il Verona ha pareggiato con gli olandesi dell’Utrecht e soprattutto, sul neutro di Lecce, il Milan é stato sconfitto dall’emergente Espanyol di N’Kono e Pichi Alonso. Resta l’Inter che affronterà a San Siro i finlandesi del Turun PalloSeura, abbreviato in TPS, ovvero il Football Club di Turku, seconda città del paese (Turun é il genitivo “di Turku”).
Non c’è il pienone al Meazza, complice anche la diretta televisiva, ma il popolo interista presente è venuto per assistere ad una goleada. I cori sono rivolti soprattutto ai cugini del Milan (che come abbiamo detto nel pomeriggio hanno perso) e alla Juve dato che il TPS veste una divisa a strisce bianconere.
Eppure la squadra di Trapattoni fa fatica, Scifo è l’ombra di se stesso (stagione con più ombre che luci per per l’Italo-Belga) e l’attacco produce poco e niente. Anzi, dopo undici minuti di gioco palla al numero dieci dei finlandesi che dai venticinquenne metri pennella un colpo da maestro che fulmina l’esterrefatto Zenga e il risultato non cambierà più.
A San Siro fu vera gloria per i postini, giardinieri, panettieri, avvocati, professori e studenti del Turun PalloSeura, contro “un’Inter formato caos”, come scrisse un importante quotidiano. Ma chi è questo trequartista dal piede fatato?
All’epoca dei fatti ha diciassette anni, si chiama Mika Aaltonen, fisico lungo e asciutto, caschetto castano un po’ beatlesiano, di professione studente. Nel post partita, mentre qualcuno rievoca Pak Doo-Ik e la sua Corea, la maggior parte dei giornalisti italiani circonda il collega finlandese Tomas Jansson, (che al goal era esploso in un torrente di vocali perdendo la tradizionale freddezza dei Finnici) tutti chiedono, vogliono sapere. “Mika é un ragazzo d’oro, legge Dostoevskij, ascolta Stravinskj”. Tutto vero.
Forse è anche per questo che, dopo aver salvato il blasone ribaltando il risultato con Altobelli e Fanna nel freddo del vecchio stadio Kupittaa il Re della Ristorazione propone un contratto al ragazzo. Mika accetta con entusiasmo ma viste le regole dell’epoca che gli proibiscono di giocare anche con la Primavera, dopo qualche allenamento alla Pinetina viene dirottato al Bellinzona, seconda serie Svizzera, non lontano da Appiano Gentile.
Chiusa la parentesi elvetica il ragazzo torna alla base, ma nell’Inter che punta allo scudetto difficilmente troverà posto. Nel Bologna che torna in serie A dopo sei lunghi anni gioca un fluidificante di nome Romano Galvani, rientrato dal prestito al Pescara, uno che quando giocava nelle giovanili della Cremonese qualcuno aveva battezzato “Il nuovo Cabrini” ma che ha deluso le aspettative. Tuttavia Trapattoni fa sapere che il giocatore potrebbe essere un rincalzo a lui gradito e il Bologna ha ancora libero uno slot per uno straniero (che in quella stagione diventano tre). Trattativa lampo: Galvani all’Inter per Aaltonen, tutto praticamente gratis.
Che impressione ha il me stesso tredicenne al suo primo campionato “conscio” di serie A alla presentazione del giocatore? Sento che si esprime già in un ottimo italiano, frutto della passata militanza ticinese e parla con cognizione di causa sapendo di diversi giocare il posto coi vari Stringara e Ivano Bonetti. E quella cosa di Dostoevskij e Stravinskj è vera tanto che il ragazzo si immatricola come “Studente in Visita” alla facoltà di Economia e Commercio dell’Alma Mater.
Ma l’allenatore Maifredi cosa pensa di lui? Beh, non è certo lui il rinforzo che si sarebbe aspettato dopo la polemica cessione di Marocchi.
All’atto pratico? Nel girone di Coppa Italia il Bologna stenta: alle illusorie larghe vittorie contro Spezia e Barletta fanno seguito le sconfitte con Sambenedettese, Bari e Napoli.
I Rossoblu sono l’unica squadra di serie A a non passare il primo turno e gli stranieri sono quelli che se la passano peggio: il belga Demol, terzo con la sua nazionale all’ultimo mondiale, buona tecnica e gran tiro da lontano ma passo piuttosto lento non pare a suo agio nella zona integrale di Maifredi, che a volte lo impiega addirittura da terzino; lo sfortunato cileno Rubio, preso per fare tanti goal, si dimostra meglio come esterno, posizione già occupata da Poli e Marronaro. Poi, quando Renica gli fracassa un ginocchio costringendolo a mesi di stop, il problema di dove metterlo finisce lì.
E il nostro? Viene impiegato col contagocce, non certo per la troppa bravura. In campionato non va meglio, col finlandese impiegato nell’ordine sedici minuti contro la Roma, ventitré a Como e trenta a Bergamo. L’arrivo nel mercato di riparazione di Alessio e Bonini gli chiude definitivamente le porte. Unico raggio di sole la Coppa Mitropa dove Aaltonen è stabilmente titolare tanto nella semifinale giocata a Modena contro il Ferencvaros dove fa goal quanto nella doppia finale persa contro il Banik Ostrava di Ludo Mikklosko.
Il resto dell’anno il ragazzo di Turku lo passa tra il centro tecnico di Casteldebole, la panchina del Dall’Ara e le aule universitarie dove dà esami con profitto con un unico episodio curioso. Sul finire dell’inverno la Zinella Volley incontra in Coppa i finlandesi del Varktes e Aaltonen chiede al Bologna di poter assistere all’incontro e di poter salutare i suoi connazionali prima della partita.
Lui ed un emissario della società si presentano all’entrata degli spogliatoi del Madison di Piazza Azzarita (non ancora PalaDozza) ma un solerte inserviente lì blocca.
“Mo dov’è che andate voialtri? Qui non si può mica stare!”
“Ci scusi buonuomo, questo signore, non so se lo ha riconosciuto è Mika Aaltonen del Bologna, vorrebbe salutare i suoi amici pallavolisti”
“Chi? Aaltonen? Troppo tristo (non “triste” ma l’italianizzazione del vocabolo bolognese “trest” che significa scarso o di bassa qualità), che stia fuori! E se volete vedere la partita pagate il biglietto!”
E vabbé, pago, e poi via con Dostoevskij e magari un bel grafico della curva della domanda e dell’offerta di Marshall, pazienza.
A giugno il Bologna è salvo ma per Aaltonen ovviamente non c’è più spazio. Verrà ceduto all’Herta Berlino, allora in Zweite, dove, guidato dal tecnico Werner Fuchs, conquista la promozione in Bundesliga. Poi in Israele all’Hapoel Beer’Sheva prima del ritorno in Finlandia, sempre conciliando il calcio con lo studio.
Finita la carriera agonistica, laureatosi finalmente economia, Mika Aaltonen ottiene la cattedra di docente universitario, in materie economiche, nell’ateneo di Turku e nel dipartimento di scienze tecnologiche di Helsinki, dirigendo il “Progetto Strax” per lo studio dei macro-flussi economici. Tra le sue esperienze ci sono anche quella di consulente del presidente statunitense Bill Clinton nel campo della salvaguardia ambientale, e addirittura una possibile nomination per il premio Nobel.
E nel suo piccolo quella rete a San Siro che, in qualche modo, ha scritto il suo nome nella Hall of Fame del calcio finlandese ed europeo, tanto che nella sua Turku, oltre allo storico TPS, qualche anno dopo nacque un’altra squadra di prima divisione dai colori nerazzurri denominata Inter Turku in memoria di quello storico acuto alla Scala del Calcio.
A proposito, sono già 59, hyvää syntymäpäivää professori Aaltonen!
Testo di Simone Rinaldi. Tifoso del Bologna e della Virtus, Simone vive lo sport a 360 gradi. Pubblica quotidianamente contenuti sui suoi gruppi “Calcio Caraibi” (con Davide Tuniz) e “Sportsaround” (con Luca Sisto). Per passione scrive su Football&Life.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia.