L’ultima prima volta: l’Atalanta formato Europa

L’ultima prima volta: l’Atalanta formato Europa

Novembre 28, 2024 0 Di Luca Sisto

Solo gli stupidi credono al potere salvifico del calcio.

Gli stupidi e i sognatori. E, nella categoria dei sognatori, i tifosi di calcio sono una buona metà del cielo, quantomeno quella contrapposta agli eterni pessimisti, quelli che guardano ogni partita di calcio aspettando il gol degli avversari solo per esclamare “ecco qui, l’avevo detto io!”

Eppure, il 18 marzo 2020, con l’Italia spezzata in due e la città cinese di Wuhan che si riteneva fosse diventata, per traslazione, Bergamo, Bèrghem con tutto il suo hinterland e provincia, un’immagine ha trafitto il cuore di tutti gli italiani.

I mezzi militari in fila a via Borgo Palazzo, poco fuori il cimitero cittadino, in attesa di scortare le bare verso altre Regioni e altri forni crematori, data l’insostenibilità del ritmo a cui, come mosche, i cittadini cadevano per l’emergenza covid-19.

In quelle settimane comprendemmo – al netto di qualche testa meno pensante – che ciò che era accaduto in Cina era ormai un problema di tutto il mondo, con epicentro che si era malauguratamente spostato verso il nord Italia. Comuni come Nembro o Alzano Lombardo – che qualche appassionato di calcio avrà sentito nominare solo grazie all’epopea dell’Alzano Virescit, capace di raggiungere la Serie B nel 1999 (società oggi defunta e rinata sotto denominazione di Virtus Bergamo) – divennero tristemente famosi.

La pandemia, come oggi purtroppo sappiamo, avrebbe impattato tutti, per anni, con conseguenze sociali ed economiche devastanti, milioni di morti e persone che tutt’oggi convivono con il long covid.

L’Atalanta, allora, ebbe giusto il tempo di asfaltare il Valencia negli Ottavi di Finale di Champions League, prima che l’emergenza scoppiasse in tutta Europa. Le polemiche per il mancato rinvio di quella doppia sfida e la diffusione del virus hanno accompagnato per settimane il dibattito, prima dell’interruzione dei campionati e delle competizioni europee. La Champions sarebbe ripresa solo ad agosto, con l’Atalanta che venne sconfitta in rimonta dal PSG di Neymar, futuro finalista, perdente, contro il Bayern tritatutto di Flick e Lewandowski.

Fra i bergamaschi, all’epoca, uno dei migliori calciatori era lo sloveno Josip Ilicic, fantasista portato in Italia dal Palermo dieci anni prima, quando i rosanero prelevarono dal Maribor lui e il centrocampista Bacinovic, il giorno dopo aver eliminato proprio gli sloveni dai preliminari di Europa League.

Quanto corre l’Atalanta di Gasperini

Ilicic ha giocato in Italia con le maglie di Palermo, Fiorentina e Atalanta, ma prima della cura Gasperini era considerato un calciatore discontinuo, a tratti fumoso, mai decisivo nelle gare che contano. A Firenze ancora ricordano il gol fallito contro il Napoli nella stramaledetta finale di Coppa Italia 2013-14, la notte in cui il tifoso napoletano Ciro Esposito fu ferito a morte da un assassino “travestito” da ultrà romanista – noto alle cronache col soprannome di Gastone – e che mi riservo di non chiamare per nome e cognome.

Lo Josip Ilicic di Gasperini è stato invece un calciatore totale, capace di realizzare, solo otto giorni prima di quelle terribili immagini provenienti da Bergamo, quattro gol in casa del Valencia nella gara di ritorno degli ottavi di Champions di cui sopra (4-3 per la Dea), dopo aver realizzato un gol anche all’andata nel 4-1 che, di fatto, aveva già messo in ghiaccio la qualificazione.

Fu quella l’ultima volta in cui Ilicic venne visto sorridere in pubblico prima di cadere in un lungo stato depressivo, dal quale si sarebbe ripreso come calciatore e come uomo solo molti mesi più tardi: come tanti, aveva sofferto psicologicamente la situazione pandemica della città e del Paese, decidendo di tornare in Slovenia con la moglie.

Il campione ammirato nella stagione 2019-20, che aveva messo a referto 15 gol in Serie A e 5 in Champions League, avrebbe giocato altre due stagioni con l’Atalanta del Gasp, senza però tornare mai ai livelli pre-pandemici.

Lasciata definitivamente l’Atalanta, fece ritorno al suo Maribor, lento e con uno stato di forma discutibile per un calciatore professionista. Ma i tifosi bergamaschi non l’hanno mai dimenticato: anzi, forse, si sono affezionati ancor più a quel talento così fragile e dal volto troppo umano persino per una Dea.

Il 26 ottobre 2023, durante la trasferta austriaca di Graz contro lo Sturm in Europa League, il pullman dei tifosi bergamaschi deviava verso Maribor con un solo obiettivo: sorprendere Ilicic al campo di allenamento con un saluto caloroso, affettuoso, alla faccia di chi sostiene che il calcio non possa avere potere salvifico.

Com’è andata a finire la stagione? L’Atalanta ha dominato l’Europa League, facendo fuori squadroni come Sporting Lisbona (campione di Portogallo), l’ultimo Liverpool di Klopp e infliggendo al Bayer Leverkusen, fresco campione di Germania (per la prima volta nella sua storia) l’unica sconfitta stagionale con un secco 3-0 in finale, frutto di una tripletta dell’indiavolato nigeriano Lookman.

E Josip? Ha avuto anche lui il suo lieto fine?

A metà. Lo sloveno è stato convocato nuovamente in nazionale e ha giocato gli Europei, ma nella sconfitta dei suoi agli ottavi contro il Portogallo, ai rigori, ha fallito uno dei penalty (va detto che gli sloveni non ne hanno realizzato uno, perdendo 3-0 nei tiri dal dischetto).

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Tornando all’Atalanta di Gasperini, riscopertasi vincente col primo trofeo europeo della sua storia (che va ad arricchire un palmares che contava “solo” la Coppa Italia 1962-63), la conquista dell’Europa League è stata la chiusura di un cerchio, per la città, per il suo allenatore. Le basi gettate dai Percassi sono più che solide: l’Atalanta, da regina delle provinciali è diventata grande, una vera Dea.

Lo stadio di proprietà, la cessione delle quote di maggioranza ad un grande gruppo internazionale (una cordata di imprenditori statunitensi capitanata da Stephen Pagliuca – Managing Partner e Co-owner dei Boston Celtics, oltre che Co-chairman di Bain Capital, uno dei principali fondi di investimento al mondo – con Antonio Percassi rimasto alla guida come presidente), investimenti che da anni arricchiscono la prima squadra attraverso un vivaio all’avanguardia, un player trading che ormai consente sempre più spesso al club di tenere i suoi migliori calciatori. Gli ingredienti ci sono tutti, compresa la migliore partenza di sempre in Serie A e in Champions League in questa stagione.

L’Europa League potrebbe non essere, presto, l’ultima prima volta dell’Atalanta: all’orizzonte ci sono grandi chance sia di Scudetto, sia di insidiare i top club europei in Champions League.

Se Il Napoli ha interrotto nel 2022-23 un dominio delle “strisciate” che durava dall’ultimo Scudetto della Roma nel 2000-01, è invece dal 1990-91 che un club non vince la Serie A “per la prima volta nella sua storia”. E l’Atalanta è l’unica che può succedere alla Sampdoria in questa speciale statistica.

 

Luca Sisto è cofondatore e direttore editoriale di Football&Life. Appassionato di sport, in particolare di calcio e basket, tifoso del Napoli e della nazionale dei Leoni Indomabili del Camerun, lavora nel turismo.

Immagine di copertina tratta da Wikipedia: Antonio Percassi, giocatore della Dea negli anni Settanta, oggi presidente dell’Atalanta e artefice principale dei successi sportivi del club negli ultimi anni.