Marco Baroni: la forza della gavetta

Marco Baroni: la forza della gavetta

Dicembre 14, 2024 0 Di Luca Sisto

Marco Baroni da Firenze ha un rapporto particolare con il Napoli.

I più anziani ed esperti lo ricorderanno svettare, il giorno del secondo Scudetto, con il gol di testa che, ironia del destino, abbatté la poca resistenza della Lazio – in quella circostanza in maglia gialla – già al settimo minuto, assicurando il titolo agli Azzurri. Quel lungo cross di Diego da calcio piazzato, pennellato perfettamente per lo stacco del difensore col vizio del gol. Avevo la videocassetta di quella partita da bambino (guardavo i primi sette minuti e i festeggiamenti finali a ripetizione), e posso dire che non accadde praticamente più nulla per i restanti 83 minuti, con il Napoli che divenne campione d’Italia per la seconda volta nella sua storia. Era il 29 aprile 1990. 

Altri ancora hanno in testa la triste uscita di scena del Napoli dalla Coppa Campioni della stagione successiva, nella sfortunata lotteria dei rigori che segnò, a Mosca contro lo Spartak, il definitivo tramonto del Napoli di Maradona. Fu proprio Marco Baroni l’unico a sbagliare, calciando fuori, il proprio penalty.

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E che dire del suo primo gol con la maglia del Lecce, di testa anche quello, in una vittoria dei pugliesi contro il Napoli (che terminò il campionato alle spalle dell’Inter dei record) futuro vincitore della Coppa UEFA. Fu allora che Moggi si accorse di quel centrale difensivo dai piedi buoni e dallo stacco imperioso, capace di sortite offensive letali come già aveva dimostrato a Roma, sponda giallorossa.

Marco Baroni e l’occasione Lazio

Già, Roma. Ma stavolta biancoceleste. Baroni e la Lazio che si sono scoperti grandi, col primo posto nel megagirone di Europa League e vittorie prestigiose contro il Porto o come l’ultima in casa dell’Ajax, alla Cruijff Arena.

E con un doppio confronto vincente col Napoli del suo amico Antonio Conte, col quale condivide il passato nel Lecce e nella Juventus.

Prima la vittoria in Coppa Italia all’Olimpico per 3-1. Poi la sortita al Maradona, nello stadio che proprio lui aveva battezzato quel 29 aprile di 34 anni fa. Baroni e la Lazio sono venuti a far visita a un Napoli primo in classifica e che, in tre giorni di sfide laziali, si è trovato fuori dalla Coppa e superato in campionato dall’Atalanta (e, potenzialmente, da una fra Inter e Fiorentina, che devono recuperare la partita sospesa per il malore a Edoardo Bove, a cui va il nostro in bocca al lupo).

La gavetta del Baroni allenatore è cominciata dalle serie inferiori, prima del trampolino di lancio della Primavera Juventus, proprio mentre Conte gettava i semi del suo triennio vincente alla guida della Vecchia Signora. Con i giovani bianconeri Baroni conquista il Torneo di Viareggio del 2012 in finale contro la Roma di Alberto De Rossi. Fun fact, Matteo Politano era in quella Roma, mentre Leonardo Spinazzola nella Juventus. Entrambi, oggi, protagonisti del Napoli che ha appena sbattuto il muso contro Mister Baroni e la Lazio.

Non solo: nella stagione successiva Baroni e la Juventus conquistarono la Coppa Italia Primavera, in finale contro chi? Ovviamente il Napoli che da anni non si spingeva tanto lontano, al punto da giocare e perdere ai supplementari, la gara di ritorno, in un San Paolo che molto raramente si è trovato ad ospitare partite diverse dalla prima squadra.

Le imprese a Benevento, Lecce e Verona

Il Baroni allenatore trova il modo di segnalarsi per un’impresa storica: aver portato il Benevento per la prima volta in Serie A nel 2017. Confermato alla guida dei Sanniti dal presidente Vigorito, non riuscirà a raccogliere nemmeno un punto nella massima serie e verrà sostituito da Roberto De Zerbi, a dimostrazione che, almeno quanto agli allenatori, dalle parti della Strega ne capiscono. Qualcuno ricorderà che quel Benevento avrebbe conquistato il suo primo punto in serie A contro il Milan di Gattuso, solo alla quindicesima giornata, con un rocambolesco 2-2 firmato dal portiere Brignoli di testa (a Donnarumma, non l’ultimo arrivato) al quinto di recupero.

Corsi e ricorsi del calcio, uno smacco niente male di De Zerbi a Gattuso, che in una finale playoff di Serie C, alla guida del Pisa, aveva sconfitto proprio il Foggia dell’ex fantasista partenopeo.

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Baroni non si perde d’animo. Nonostante alcune esperienze non positive, torna dove era già stato felice, a Lecce. Stavolta la guida dei salentini non è Carletto Mazzone, ma lui stesso: conquista dapprima la promozione in A, poi si guadagna la permanenza e un contratto maggiormente remunerativo con l’Hellas Verona.

Ed è probabilmente qui che Baroni compie una prodezza difficilmente imitabile, quando a fine mercato di riparazione si ritrova fra le mani una squadra completamente rinnovata dalle cessioni e con una serie di acquisti che l’ottimo DS Sogliano ha dovuto scovare in giro per il mondo a costo quasi zero, a causa dei problemi societari dell’Hellas.

Pronti via e nel girone di ritorno il Verona, dopo essere passato in vantaggio al Maradona contro un Napoli in crisi, subisce il gol del pareggio propiziato da Ngonge, che era stato ceduto ai partenopei dall’Hellas solo pochi giorni prima. Successivamente il Napoli, con Kvaratskhelia in versione Kvaradona, porterà a casa i 3 punti.

Esperienza, gavetta, successo

Sembra l’inizio della fine per il Verona, in campo con gente mai sentita nominare prima come Noslin (che Baroni si porterà alla Lazio e che segnerà tripletta al Napoli in Coppa Italia), Cabal (poi acquistato dalla Juventus, attualmente fuori per la stagione con un crociato rotto), Suslov (che la Slovacchia chiamerà agli Europei) ed altri poco illustri sconosciuti. Ma Baroni ci mette pochissimo a riassemblare i cocci, dare un gioco propositivo alla squadra e salvarla dalla Serie B.

Un mezzo miracolo che non passa inosservato. Claudio Lotito, nonostante una seconda parte di stagione positiva con Tudor alla guida della Lazio al posto di Maurizio Sarri, decide di separarsi dal croato per puntare proprio su Marco Baroni e il suo 4-2-3-1 veloce, verticale ed organizzato al millimetro nonostante gli ampi spazi che si creano nelle furiose transizioni offensive delle compagini allenate dal Mister toscano.

Il resto, è storia ancora tutta da scrivere. Comunque vada, già un (mezzo) successo, per un allenatore che, a 61 anni, non vuole smettere di far viaggiare le sue squadre sulle ali della fantasia, sviluppata in decenni di gavetta.

 

Luca Sisto è cofondatore e direttore editoriale di Football&Life. Appassionato di sport, in particolare di calcio e basket, tifoso del Napoli e della nazionale dei Leoni Indomabili del Camerun, lavora nel turismo.

Immagine di copertina tratta da Wikipedia: Marco Baroni nel 1990 con la maglia del Napoli.