Sporting – Bologna: romanzo d’appendice in Europa

Sporting – Bologna: romanzo d’appendice in Europa

Gennaio 26, 2025 0 Di Simone Rinaldi

Da una parte Lisbona, Capitale europea strettamente e storicamente legata al suo Oceano, immersa tra sette colline, col suo suggestivo centro storico facilmente esplorabile anche a piedi. Una fervida vita notturna (perché, come dicono i Portoghesi, “Porto lavora, Coimbra studia e Lisbona si diverte”), mercati festosi, musei che raccontano di poeti e navigatori, un bicchiere dell’imperdibile Porto, una generosa porzione di bacalhau e scorpacciate di pastéis de nata.

Dall’altra, una città italiana di medie dimensioni che dai colli degrada a ventaglio sulla Pianura Padana con un bel centro medioevale, tutto fatto di portici, torri, ed antichi palazzi, ricordo di antica potenza. La più antica Università del Mondo, che le è valso il soprannome di “Dotta” e i “gioielli e salami in vetrina”, di gucciniana memoria, che invece l’hanno fatta conoscere come “Grassa”.

E via con gli aperitivi al tagliere e l’immancabile mortadella a tocchetti (il Biancosarti purtroppo non lo fanno più). Poi Lambrusco, Albana o Sangiovese ad innaffiare generosamente i primi a base di pasta asciutta e di pasta fresca in brodo.

Ma non dovevamo parlare di calcio? Qual è il trait d’union tra queste due realtà calcistiche? Ebbene, Bologna ed una delle squadre di Lisbona, lo Sporting Club do Portugal, si sono incontrate con alterne fortune già due volte in Europa, con la terza che sta per arrivare.

Insomma, Balanzone ed il Leão sono attesi non da un Fado o da una Filuzzi ma da un Valzer che attende il terzo tempo.

La squadra Double Face

Nel giugno del 1990 si erano allineati i pianeti: nel Dall’Ara che aveva appena terminato il lifting per i Mondiali, in un giorno di pioggia in cui i ritmi indiavolati di Tarantelle e Tammurriate suonavano più forte degli stornelli di Dino Sarti e Adrianéin, Maradona regalava al Napoli il suo secondo scudetto ai danni del Milan olandese di Sacchi che una settimana dopo battendo a Vienna il Benfica vinceva la Coppa dei Campioni, che andava ad aggiungersi alla Coppa delle Coppe conquistata dalla Sampdoria e alla UEFA vinta dalla Juventus. Tre su tre e le squadre italiane in Europa diventano otto. E l’ottava è il Bologna.

Maradona a Mosca: la notte dell’ultimo ballo in Piazza Rossa

Lacrime Napulitane in salsa bresciana anche sulla pista di atletica dell’impianto Petroniano: sono quelle di Gigi Maifredi, massimo artefice di quel traguardo iniziato tre anni prima in serie B tra lo scetticismo generale grazie all’intuizione del presidente Corioni, anche lui “Bresà “.

Il Bologna in UEFA dopo quindici anni dunque. Ma come affronterà la squadra il nuovo impegno?
Maifredi, lo abbiamo detto, parte per Torino portandosi dietro le colonne Luppi e De Marchi. Ceduti anche Ivano Bonetti e Stringara, oltre al vecchio leone Giordano e al Brasiliano triste Geovani (che meriterebbe un articolo a parte).

Gli acquisti non sembrano all’altezza dei partenti (tranne le intuizioni di Detari e, a ottobre, il semisconosciuto Türkylmaz) si vocifera che il Pres sia stuzzicato dall’idea di vendere e replicare il miracolo con il suo Brescia. L’eredità di Gigione viene raccolta dal truce ed ispido Franco Scoglio, carattere troppo agli antipodi per legare con la ridanciana Bologna.

La sua “Zona Sporca” potrebbe anche essere un modulo accattivante, purtroppo però la capirono prima Dalla e Morandi che Tricella e Verga. Risultato: Scoglio esonerato dopo sei giornate e sostituito da Radice, purtroppo ormai l’ombra del trascinatore che dieci anni prima tanto bene aveva fatto.

Ma l’Europa?
Se in campionato la squadra è stabilmente relegata in fondo alla classifica, in Coppa pare trasformarsi. Già con Scoglio in panchina nel primo turno vengono eliminati con un goal per partita i polacchi dello Zaglebie Lubin. Poi, all’esordio assoluto di Radice, l’uno a tre di Edimburgo viene ribaltato al ritorno, così come il passivo di tre reti (colpendo tre pali) a Vienna contro l’Admirawacker, superato ai calci di rigore.

Siamo nei quarti, sorteggio. Si spera di evitare il derby italiano con Inter, Atalanta o Roma e l’urna di Nyon assegna ai Rossoblu il prestigioso Sporting Lisbona. I biancoverdi stanno dominando il loro campionato grazie ad una prima parte di stagione superlativa e possono contare sul portiere Jugoslavo Ivkovic che ha parato due rigori a Maradona e che a Bologna ha giocato con la sua Nazionale a Italia ’90, su quel Luisinho che Paolo Rossi distrusse al Sarrià e su giovani prospetti del Futebol locale come Oceano, Carlos Xavier e Cadete.

Il Bologna arriva all’appuntamento da ultimo in classifica e falcidiato dagli infortuni. Contro il Leão mancano nell’ordine Detari, Cusin, Cabrini e Poli ma in campo la differenza non si vede, anzi. Quando la ripresa è iniziata da cinque minuti, Kubi Türkylmaz porta in vantaggio il Bologna facendo esplodere il Dall’Ara (per la verità freddino e semivuoto visto l’orario pomeridiano e i risultati della squadra).

Si riprende a sognare, dai che passiamo il turno e poi restiamo in serie A! Al novantesimo però, la beffa: segna proprio quel Luisinho, il brasiliano che contribuí a far vincere il mondiale….all’Italia, azione di corner e svarione (uno dei pochi in carriera) del mitico Villa.

Al ritorno non c’è partita, i novantamila dell’Alvalade disorientano in primo luogo i giovanissimi che Radice è costretto a gettare nella mischia in quella delicata circostanza.

L’inizio del sogno infranto

Passano gli anni, ma otto son lunghi. E il Bologna dopo una rovinosa caduta è tornato nel calcio che conta. Ce lo hanno riportato soprattutto due persone: il Presidente Gazzoni e il Mister Renzo Ulivieri.

Roberto Baggio alla Juventus e quella sciarpa Viola piovuta dal cielo

Nell’estate del 1998 il primo è ancora saldamente in arcione, il secondo no. Dopo il clamore della panchina per Roberto Baggio nella partita con la Juve l’anno prima il Pres ha deciso per il sacrificio del tecnico. Da parte sua il fuoriclasse di Caldogno lo ha ringraziato firmando per l’Inter. Va bene, non c’è più Baggio ma la squadra non é stata smantellata.

Ci sono ancora gli svedesi, Kolyvanov, Fontolan e gli “Orfanelli” che Ulivieri aveva trasformato in calciatori di livello, la panchina é affidata a Carlo Mazzone che torna sotto le Due Torri dopo nove anni ed il mercato é fatto in maniera intelligente. Al posto di Baggio poi arriva Beppe Signori, bomber dal sinistro mortifero in cerca di rilancio dopo un paio di stagioni opache. A Luglio c’è l’Intertoto, vinto senza particolari problemi contro National Bucarest, Sampdoria e Ruch Chorzow. Si torna in Coppa UEFA e, ironia della sorte, al primo turno c’è ancora lo Sporting allenato dall’ ex cesenate Davor Jozic.

Rispetto a otto anni prima i risultati del calcio portoghese a livello di club sono calati così come il livello medio del campionato, ma potevamo decisamente prendere meglio. Loro hanno buone individualità come il giovane Simão, il forte centrocampista Marco Aurelio e l’argentino Duscher. Andata, diretta ore dieci, in Portogallo si cena tardi e c’è un’ora di fuso orario.

Il Bologna imposta benissimo la gara e dopo un quarto d’ora è già in vantaggio con la rete di Nervo, uno degli “Orfanelli” di Renzaccio. Poi una mano alla squadra di Mazzone la dà il giovane Vidigal (visto anche in Italia) che appena entrato si fa espellere.

Il sigillo all’incontro lo mette un giovane brasiliano che il DS Cinquini ha voluto a tutti i costi dopo averlo visto ad un torneo giovanile. In quell’autunno del ’98 si chiama Eriberto, poi dirà di chiamarsi Luciano.

Il “Preto” prende palla a centrocampo e vola contro il forte vento che si è levato dall’Atlantico, dribblando anche un cartellone pubblicitario finito in campo, per poi trafiggere il portiere Tiago. Il doppio vantaggio consente di gestire il ritorno in sicurezza e, all’iniziale vantaggio portoghese, rispondono ancora Nervo e il rigore di Signori nel finale. Di fronte al Bologna capitoleranno poi Slavia Praga, Betis, Lione fino alla sfortunata semifinale col Marsiglia.

Chi si rivede…

Anno di Grazia 2024. Dopo un campionato strepitoso il Bologna, contro ogni pronostico, si qualifica per la Champions League. Altra rivoluzione, l’allenatore Thiago Motta sceglie la Juve e partono tre dei maggiori protagonisti di quella incredibile cavalcata: Calafiori, Zirkzee, Salemekers. Il nuovo Mister è Vincenzo Italiano, che in principio trova qualche difficoltà a trasmettere il suo credo alla squadra (battuta frequente: sembra che in quella Babele che sono oggi le squadre di calcio i giocatori del Bologna non capiscano….l’Italiano), e tanto in campionato quanto in Champions la squadra fa intravedere qualcosa di buono ma anche qualche evitabilissiimo errore.

Il grande Bologna e quella maledetta monetina in Coppa Campioni

All’esordio europeo con lo Shakthar ad esempio finisce zero a zero. E meno male che Skorupsky neutralizza un rigore gentilmente concesso dalla difesa. Poi, due onorevoli sconfitte (soprattutto la prima) a Liverpool e Birmingham e due sconfitte interne con Monaco e Lille maturate nei minuti finali dopo due partite equilibrate.

Da lì però la svolta: sempre a Lisbona, sponda Benfica, il Bologna per un tempo è meglio del più attrezzato avversario, soprattutto a centrocampo. E, nella ripresa, riesce a resistere al ritorno delle Aquile.

Il resto è storia recente. Arriva la matematica eliminazione dalla competizione, ma battendo e dominando i vice campioni in carica del Borussia Dortmund.

Martedì l’ultimo ballo, a casa, manco a dirlo, dello Sporting Lisbona. Il risultato sarà ininfluente. Ma un motivo di interesse potrebbe essere proprio questa sorta di “Bella” tra Balanzone ed il Leão.

 

Testo di Simone Rinaldi. Tifoso del Bologna e della Virtus, Simone vive lo sport a 360 gradi. Pubblica quotidianamente contenuti sui suoi gruppi “Calcio Caraibi” (con Davide Tuniz) e “Sportsaround” (con Luca Sisto). Per passione scrive su Football&Life.

Immagine di copertina tratta da Wikipedia.