Luis Enrique e il nuovo corso del PSG

Luis Enrique e il nuovo corso del PSG

Marzo 31, 2025 0 Di Pietro Mandelli

Il Paris Saint-Germain della stagione 2024/25 è il risultato di un progetto avviato il 5 luglio 2023, quando Luis Enrique assume la guida tecnica con l’obiettivo di rivoluzionare il club. Dopo l’ennesima delusione europea nella stagione 2022/23, culminata con l’eliminazione agli ottavi di Champions League per mano del Bayern Monaco, e la conclusione del Mondiale in Qatar 2022 (evento strategico per la proprietà qatariota), il PSG annuncia un cambio radicale nella propria filosofia. La strategia di mercato subisce un’inversione di rotta: stop agli acquisti onerosi di giocatori affermati, cessioni di alcune stelle – tra cui Messi, non riconfermato, e Neymar, ceduto per 90 milioni di euro – e valorizzazione dei giovani talenti, con Mbappé come unica eccezione.

L’obiettivo diventa la crescita dei prodotti del vivaio, in particolare Zaïre-Emery, e la costruzione di una squadra basata su giovani di prospettiva. La preferenza per giocatori francesi è evidente, con gli arrivi di Kolo Muani, Dembélé e altri profili emergenti. L’intento è quello di rafforzare il senso di appartenenza al club: approdare a Parigi non deve essere un traguardo, ma un punto di partenza.

Prima stagione: adattamento e crescita

L’avvio dell’era Luis Enrique non è privo di difficoltà. La questione del rinnovo contrattuale di Mbappé tiene banco, i primi risultati generano scetticismo e il tecnico viene subito messo sotto pressione. L’approccio metodologico e la filosofia di gioco richiedono tempo per essere assimilati: il PSG passa da una logica individualistica a un modello di squadra strutturato.

Le prestazioni iniziali non risultano brillanti. Il possesso palla appare sterile e le prime partite sono caratterizzate da una manovra poco incisiva. Alcune sconfitte, come quella contro il Newcastle in Champions League e quella contro il Milan a San Siro, evidenziano le fragilità del gruppo. Tuttavia, questi insuccessi si rivelano formativi: la squadra, giovane e ancora inesperta, deve attraversare un processo di maturazione. Mentre in passato il PSG poteva contare su campioni affermati come Neymar, Messi, Di Maria e Verratti, ora si trova in una fase di ricostruzione, con un organico dall’età media più bassa e con giocatori alla loro prima esperienza in Champions League.

Nonostante le difficoltà iniziali, il PSG supera un girone europeo particolarmente competitivo. Con il passare dei mesi, la squadra mostra segnali di crescita e tra gennaio e febbraio si intravedono i primi risultati del lavoro di Luis Enrique.

C-Factor: il Real di Ancelotti “è” la Champions

Le voci sempre più insistenti sull’addio a parametro zero di Mbappé, destinato al Real Madrid, portano l’allenatore a pianificare il futuro senza di lui. Nella seconda metà della stagione, il tecnico riduce progressivamente il minutaggio del fuoriclasse francese, concentrandone l’impiego soprattutto in Champions League. La decisione genera polemiche in Francia, ma il nativo di Gijon rimane fermo sulla sua visione. Con il tempo, il gioco del PSG evolve: il possesso palla diventa più efficace, sfruttando la velocità di Mbappé e Dembélé e implementando trame di gioco più sofisticate. Tuttavia, nei momenti decisivi, la squadra fa ancora troppo affidamento su Mbappé.

Un elemento chiave della nuova identità tattica è il pressing: il PSG sviluppa un recupero palla aggressivo e immediato, un aspetto raramente visto in passato sotto la Tour Eiffel. Questa nuova mentalità consente di ottenere risultati che negli anni precedenti sarebbero stati difficili da conseguire. Emblematico il ritorno dei quarti di Champions League contro il Barcellona: dopo la sconfitta per 3-2 al Parc des Princes, i parigini dominano al Camp Nou imponendosi per 4-1 e conquistando una storica semifinale. La stagione si chiude con la vittoria di tutti i trofei nazionali (Ligue 1, Coppa di Francia e Trophée des Champions) e con una finale di Champions sfiorata, a causa di un’inopinata sconfitta contro il Borussia Dortmund, che si sarebbe poi arreso in finale al Real Madrid.

Seconda stagione: la nuova identità senza Mbappé

Alla fine di marzo 2025, la seconda stagione di Luis Enrique presenta due fasi ben distinte: agosto-gennaio e gennaio-marzo. La squadra si è rafforzata con innesti di valore, tra cui Doué, João Neves e Pacho. Tuttavia, la domanda principale è: come colmare il vuoto lasciato da Mbappé? Luis Enrique aveva anticipato che la sua assenza avrebbe reso la squadra ancora più competitiva. Per verificare la sua previsione, basta osservare la classifica della Ligue 1 o rivedere gli ottavi di finale contro il Liverpool.

Con l’addio di Mbappé, nessun giocatore può più sottrarsi alle responsabilità: tutti devono contribuire attivamente, senza affidarsi al talento di un singolo campione. La competizione interna si intensifica e nessuno ha il posto garantito.

L’inizio della stagione è segnato dall’infortunio di Ramos a fine agosto, con l’attaccante disponibile solo da metà novembre. Kolo Muani rimane l’unica punta centrale a disposizione, ma non convince del tutto Luis Enrique. A gennaio, il tecnico ammette di non essere riuscito a valorizzarlo adeguatamente, tanto che il giocatore viene ceduto in prestito alla Juventus. La squadra crea molte occasioni ma fatica a concretizzare, portando a un cambiamento tattico: l’introduzione di un tridente fluido, con attaccanti che si scambiano continuamente posizione. Inizialmente, la produzione offensiva rimane limitata, ma con il tempo i meccanismi si affinano e l’intuizione del tecnico porta i risultati sperati. In Ligue 1 il PSG si dimostra solido, mentre in Champions League affronta difficoltà maggiori.

Nel nuovo formato a girone unico, i francesi affrontano avversari di livello come Atletico Madrid, Arsenal, Bayern Monaco e Manchester City. Gli errori iniziali e la scarsa incisività sotto porta costano punti preziosi, ma la squadra mostra una crescita evidente nella penultima partita contro il City. Sotto 2-0 al 53° minuto, il PSG ribalta il risultato vincendo 4-2 e dimostrando carattere e maturità.

Un’immagine della sfida PSG – Manchester City del 22 gennaio 2025, vinta dai parigini per 4-2. Di spalle i due tecnici, Luis Enrique e Guardiola (immagine tratta da Wikimedia Commons)

Da quel momento, il PSG assume pienamente l’identità voluta da Luis Enrique. Dembélé emerge come leader offensivo, superando il proprio record di reti realizzate con il Barcellona e dimostrando uno spirito di sacrificio mai visto prima. La squadra raggiunge il suo massimo splendore fisico e tecnico tra gennaio e marzo, dominando gli avversari in ogni settore del campo. Contro il Liverpool, agli ottavi di Champions, il PSG offre una prestazione superiore persino rispetto all’era Messi-Neymar-Mbappé, vincendo ai rigori grazie alle parate decisive di Donnarumma. Nella doppia sfida ai Reds emerge di prepotenza tutto il nuovo corso dei parigini del tecnico spagnolo, che ora può schierare in Europa il nuovo acquisto di gennaio, Khvicha Kvaratskhelia, già decisivo in diverse gare soprattutto in Ligue1.

Il nuovo PSG è giovane, talentuoso e aggressivo. Criticato a lungo dalla stampa internazionale, il club parigino inizia ora a conquistare il rispetto degli addetti ai lavori, grazie a una filosofia innovativa e a un allenatore che, in soli 18 mesi, ha saputo trasformare il PSG in una squadra con una chiara identità tattica e una mentalità vincente. Resta da vedere se questa rivoluzione si trasformerà in un’egemonia. Sarà il campo a dirlo.

Ma, senza dubbio, ci troviamo di fronte a una delle fasi più affascinanti dell’era qatariota.

 

Testo di Pietro Mandelli,  socio del PSG Fan Club Ufficiale Italia.

@psgfanclubitalia

Immagine di copertina riadattata da Wikipedia.