
La maledizione di Albert Ebossé e la rivalità fra Algeria e Camerun
Aprile 12, 2025Camerun, Coppa d’Africa 2021, gennaio 2022.
L’Algeria esce dalla competizione con la sconfitta contro la Costa D’Avorio per 3-1. Mahrez sbaglia persino un rigore, mentre Sofiane Bendebka realizza il gol della bandiera, l’unico nelle tre partite delle Fennecs, che soccombono sotto i colpi di Kessié, Sangaré e Pépé.
All’indomani della gara, l’allenatore franco-algerino Djamel Belmadi si presenta in conferenza stampa, pronto a rispondere alle domande velenose di chi chiede la sua testa, fra i giornalisti del suo Paese. A sorprenderlo, però, è la questione posta da un giornalista camerunense: “Mister Belmadi, ritiene che l’Algeria sia stata colpita dalla maledizione di Ebossé?”
Silenzio in aula. Nessuno ha intenzione di aggiungere alcunché alla vicenda, mentre Belmadi rispedisce al mittente, con sdegno, l’accusa. “Non so chi l’abbia autorizzata ad entrare qui oggi, ma è stato commesso un grave errore”, tuona Belmadi.
Contestualizzare è necessario. Il caso Ebossé ha lasciato pesanti strascichi nell’opinione pubblica camerunense, mentre in Algeria è stato immediatamente accantonato dalla Federazione locale. A tutt’oggi, la famiglia dell’attaccante nativo di Douala non ha ottenuto giustizia. Né in Algeria, né in Camerun, e neppure in seno alla FIFA e ai tribunali internazionali. Ciò che accadde il 23 agosto 2014, allo Stade du 1er Novembre 1954, resta un mistero oggetto di infiniti dibattiti. Da qui le illazioni sulla presunta maledizione lanciata dagli stregoni locali alla nazionale algerina.
Il fatto: quello di Albert Ebossé è un omicidio?
Agosto 2014. Il campionato algerino è ricominciato da poco. Si affrontano alla seconda giornata, in un match molto sentito, la seconda forza della stagione precedente, lo Jeunesse Sportive de Kabylie, squadra di Tizi-Ouzou, capoluogo della Cabilia, e l’Union Sportive de la Médina d’Alger, la squadra della Qasbah della capitale, fresca scudettata per la sesta volta.
Sugli spalti la rivalità fra tifoserie si traduce nell’ennesima giornata di scontri, ormai consuetudine in un campionato che stava sfuggendo di mano da anni quanto a ordine pubblico. Spesso il triste spettacolo era causato dall’intromissione politica, nelle curve, delle fazioni islamiste e progressiste dei giovani algerini, in un periodo in cui in tutto il Nordafrica si faceva largo una fase di ostilità anti-governativa.
L’attaccante camerunense dello JS Kabylie, Albert Ebossé, capocannoniere della stagione precedente con 17 gol in 30 partite, nel giro della nazionale dei Leoni Indomabili, riprende da dove aveva interrotto, con il secondo gol stagionale su rigore. Ma l’USM Alger vince 2-1, e i “tifosi” di casa esplodono in una violenta protesta, con un fitto lancio di oggetti in campo.
Poi, il buio. Qualcosa colpisce Ebossé, una pietra o forse un proiettile non identificato, alla testa. Secondo alcune testimonianze, il ragazzo portato negli spogliatoi arriverà già morto nella folle corsa verso l’ospedale cittadino di Tizi-Ouzou.
Secondo altre fonti, sostenute dalla famiglia Ebossé attraverso un’autopsia indipendente operata quattro mesi più tardi, il colpo ricevuto in campo non è stato fatale. Il ragazzo è stato picchiato e ucciso negli spogliatoi.
Due versioni in netto contrasto
Le prime ricostruzioni dell’accaduto si concentrano sulla presenza di un cantiere aperto nelle vicinanze dello stadio, che avrebbe funto da raccolta “munizioni” per gli ultras. Ebossé sarebbe stato investito, come gli altri calciatori, nel percorso verso il tunnel degli spogliatoi, da un fitto lancio di oggetti contundenti. Pietre d’ardesia, materiale utilizzato nel cantiere.
In un video tratto dalle telecamere di sorveglianza, si vede però Ebossé rientrare con gli altri negli spogliatoi sulle sue gambe. La ferita alla testa, che ha fracassato il cranio dell’attaccante camerunense, viene immediatamente ricondotta dall’indagine federale agli oggetti piovuti dagli spalti. Questo è quanto emerge dalle dichiarazioni ufficiali del 24 agosto, giorno successivo alla tragedia, da parte del ministro dello sport algerino Mohamed Tahmi.
La famiglia di Ebossé non ci sta. Fa partire un’indagine indipendente a cura del Dottor André Monyi. La federazione algerina aveva archiviato il caso, punito e multato lo JS Kabylie con una sanzione pecuniaria e una serie di gare a porte chiuse. La FaF dispone la sospensione di tutte le partite, professionistiche e amatoriali in programma il successivo fine settimana (28-29 agosto).
Federazione, Lega e club in cui giocava Ebossè donano dieci milioni di dinari (100.000 dollari) alla famiglia del calciatore defunto. La squadra dello JS Kabylie avrebbe infine continuato a versare lo stipendio del giocatore alla sua famiglia, fino al termine del contratto. Dopo la morte dell’attaccante, il club algerino, in un atto di riguardo e, forse, sperando di ingraziarsi i media del Camerun, acquista un altro Leone Indomabile per coprire la tragica assenza di Ebossé, tale Gaël Nkama.
Troppo poco perché Ebossé ottenesse giustizia.
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Monyi, quattro mesi dopo la tragedia, giunge però a tutt’altra conclusione. Ebossé sarebbe giunto vivo e in buone condizioni negli spogliatoi. Ma le ferite sulla spalla e quelle fatali all’altezza del cranio, lungo l’osso del collo, non sono compatibili con un colpo inferto dagli spalti. Al contrario, la situazione del cadavere del ragazzo 25enne fa pensare a percosse e colpi più pesanti, inferti con un oggetto contundente a distanza ravvicinata. Il giocatore sarebbe quindi stato ucciso negli spogliatoi. Per quale motivo, essendo l’elemento più rappresentativo della squadra, e da chi, è fuori dalla portata delle indagini condotte dal Dottor Monyi.
Il caso Ebossé torna a far parlare: Algeria e Camerun si affrontano per un posto a Qatar 2022
Sono passati sette anni e mezzo dalla morte di Ebossé, ma non è ancora stata fatta giustizia. Il caso, tornato prepotentemente alla ribalta dei media locali, è passato quasi sotto silenzio dalle nostre parti, come tutto ciò che accade lontano dai nostri occhi, in Africa. Ironia della sorte, la questione non è affatto chiusa: il sorteggio degli spareggi per l’accesso ai Mondiali di Qatar 2022, mette di fronte proprio l’Algeria di Belmadi e il Camerun del neo-allenatore Rigobert Song. Di Ebossé, pertanto, si tornerà a parlare molto presto sulle TV e sui giornali algerini e camerunensi.
La leggenda di Rigobert Song e la notte dei Leoni Indomabili
Durante le qualificazioni Mondiali per Qatar 2022, il Camerun si è già trovato due volte spalle al muro. Nel girone eliminatorio, dopo aver perso la gara d’andata contro la Costa D’Avorio, i Leoni si sono ritrovati gli Elefanti all’ultima giornata, in casa, con un solo risultato a disposizione. Ci ha pensato proprio Karl Toko-Ekambi a segnare con un destro secco all’incrocio, praticamente da fermo, il gol che ha portato i suoi agli spareggi.
Contro l’Algeria, il Camerun perde ancora l’andata, stavolta in casa a Douala. La gara di ritorno a Blida entra però di diritto nella leggenda del calcio africano, trascinata ai supplementari da un gol del tutto casuale degli ospiti e rimessa sui binari giusti per gli algerini da un gol del difensore Touba, al termine di un vero e proprio assedio, concretizzato a due minuti dal 120’.
Finita? Neanche per sogno. Del resto, non parliamo di leoni qualunque, ma di “indomabili”. In un finale in cui gli algerini fanno ostruzionismo in attesa del triplice fischio, il recupero si prolunga fino al minuto 124. Sull’ultimo pallone utile, un calcio di punizione dalla trequarti, la palla giunge magicamente sui piedi di Toko-Ekambi, che non fallisce, riportando il Camerun ai Mondiali dopo l’assenza del 2018 e segnando l’ennesimo gol decisivo, quando l’Algeria aveva ormai il pass per il Qatar in tasca.
Il nuovo allenatore, Rigobert Song, l’aveva predetto: “quando sai di essere in pericolo, non sei più in pericolo”. Soprattutto se lì davanti c’è questo Karl Toko-Ekambi. E in Algeria ne sono certi: “è stata la maledizione di Albert Ebossé”.
Luca Sisto è cofondatore e direttore editoriale di Football&Life. Appassionato di sport, in particolare di calcio, basket e atletica. Tifoso del Napoli e della nazionale dei Leoni Indomabili del Camerun. Lavora nel turismo.
Il testo è in parte tratto da scritti dello stesso autore, apparsi sul volume dedicato ai Mondiali di Qatar 2022 dell’allora Rivista Sottoporta, edita da Urbone Publishing.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia.