Gol dello stato fantoccio del Manciukuò

Gol dello stato fantoccio del Manciukuò

Aprile 15, 2025 0 Di Philip Supertramp

“Il calcio può e deve essere una scuola per la costruzione di una ‘cultura dell’incontro’, che permetta la pace e l’armonia tra i popoli”.
In occasione dell’apertura della Coppa del Mondo 2014 in Brasile, Papa Francesco esordi con questa frase attraverso un video messaggio. Questo perché il calcio possiede la straordinaria capacità di andare oltre i confini del campo, lasciando da parte tensioni politiche e ambizioni ideologiche. Ci sono però momenti della storia in cui questo sport viene utilizzato totalmente per scopi opposti e in cui il pallone rotola su terreni segnati dall’occupazione.

La nascita del Manciukuò

Nel 1932 nacque il Manciukuò, uno stato fantoccio creato dall’Impero Giapponese dopo l’invasione della Manciuria, una regione strategica situata nel nord-est della Cina. Ricca di risorse naturali e cruciale per le ambizioni imperiali giapponesi in Asia orientale, la Manciuria fu occupata con il pretesto di tutelare gli interessi nipponici.
Lo stato venne presentato come indipendente, ma in realtà era completamente controllato da Tokyo. Alla guida, come figura simbolica, fu posto Puyi, l’ultimo imperatore della dinastia Qing, privo di qualsiasi potere effettivo.
Nel nuovo ordine, l’educazione fisica venne integrata nel sistema scolastico secondo i valori militaristi giapponesi. Accanto alle arti marziali, anche il calcio iniziò a guadagnare spazio, soprattutto nei centri urbani come Harbin e Changchun (in quel momento conosciuta come Hsinking). L’attività calcistica era rigidamente controllata e usata come strumento di propaganda. Ben lontana dall’essere espressione di un’autentica autonomia culturale.

Puyi ai tempi del Manciukuò (Wikipedia)

Una nazionale dal forte valore simbolico e propagandistico

In questo contesto nacque la nazionale di calcio del Manciukuò, con l’intento di rappresentare simbolicamente lo stato sulla scena sportiva internazionale. Priva di riconoscimento da parte della FIFA, la squadra poté partecipare solo a tornei organizzati dal Giappone, come i “Championship Games of Amity” e i “Giochi dell’Asia Orientale” del 1940. Anche se privi di prestigio, questi tornei offrirono l’opportunità di confrontarsi con altre selezioni dell’area d’influenza nipponica, tra cui il Giappone stesso, squadre della Cina occupata e, in alcune occasioni, le Filippine. I risultati contro la nazionale del “Sol Levante” furono sempre negativi, riflettendo sia la disparità tecnica che la realtà politica del tempo.

La vittoria contro la Repubblica di Cina

Un evento significativo nella breve storia calcistica del Manciukuò fu la vittoria per 1-0 contro la Repubblica di Cina nel settembre 1939, nell’ambito del “Campionato delle Tre Nazioni”. Sebbene il torneo fosse privo di riconoscimento internazionale, quel successo rappresentò un raro trionfo sportivo. E, con ogni probabilità, suscitò un certo orgoglio nel limitato contesto calcistico dello stato.
Ai Giochi dell’Asia Orientale del 1940, organizzati per celebrare il 2600º anniversario della dinastia imperiale giapponese, il Manciukuò riuscì a ottenere un pareggio per 1-1 contro le Filippine, il 16 giugno 1940. L’ultimo incontro noto della nazionale si sarebbe disputato nell’agosto del 1942, con un’ulteriore vittoria contro la Cina. Ma la fine era imminente.

La sconfitta del Giappone in guerra e la fine del Manciukuò

Il Manciukuò fu definitivamente smantellato nell’agosto del 1945, con l’invasione sovietica della Manciuria durante l’offensiva finale contro il Giappone.
Le truppe sovietiche travolsero rapidamente le difese nipponiche e posero fine all’esistenza dello stato-fantoccio nel giro di poche settimane. L’imperatore Puyi fu catturato e successivamente processato, mentre il territorio tornò sotto controllo cinese. Con la dissoluzione dello stato, anche la nazionale calcistica scomparve, senza lasciare alcuna eredità riconosciuta nel panorama sportivo ufficiale.
Tra gli avversari affrontati dal Manciukuò, si registrano partite anche contro altri stati fantoccio sostenuti dal Giappone, come il Governo Nazionale Riorganizzato della Cina e il Mengjiang.
Il Governo Nazionale Riorganizzato (GNR), creato a Nanchino nel 1940, cercava di appropriarsi della continuità storica cinese, anche in ambito sportivo. Il calcio, già ben radicato nella Cina costiera pre-occupazione, continuò a essere praticato, soprattutto nelle scuole.
Tuttavia, sotto il controllo giapponese, lo sport fu piegato agli interessi propagandistici del regime. I campionati locali, se ancora attivi, operavano sotto stretta sorveglianza, e gli eventi calcistici venivano utilizzati per trasmettere un’immagine di normalità sotto l’occupazione.

Il Mengjiang, altro stato fantoccio

Il Mengjiang, istituito nel 1939 nella Mongolia Interna, fungeva da cuscinetto strategico contro l’Unione Sovietica. Il contesto culturale, popolato in prevalenza da mongoli, era dominato da sport tradizionali come la lotta e le corse di cavalli. Il calcio, qui, rimase marginale. L’influenza giapponese sul tessuto sportivo fu più debole rispetto al Manciukuò, e l’attività calcistica si limitò probabilmente a piccoli gruppi di espatriati o a scuole giapponesi locali.
Il Mengjiang rappresentava il volto più crudo dell’occupazione militare: uno spazio in cui lo sport veniva relegato a un ruolo secondario, schiacciato dal controllo politico e dallo sfruttamento economico.
La breve parabola della nazionale di calcio del Manciukuò, segnata da sconfitte contro il Giappone ma anche da rari momenti di successo contro altre selezioni regionali, offre uno spunto interessante su come lo sport possa fungere da specchio, e in alcuni casi da strumento, della geopolitica. Anche laddove la libertà era solo di facciata, il calcio trovò comunque un modo per esistere, seppur in forme distorte e strumentalizzate.

Testo a cura di Philip Supertramp – Instagram @ilsignoredellaliga.

Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons.