Inter-Barcellona: certe notti da Champions

Inter-Barcellona: certe notti da Champions

Maggio 7, 2025 0 Di Paolo Palazzo

“Certe notti”…le racconteremo ai nipotini.

Adesso non possiamo renderci conto ancora di ciò a cui abbiamo assistito. Verrà il tempo.

Pensavamo con il 3-3 dell’andata di aver raggiunto il massimo. E invece …

“Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai”. A me, boomer perennemente innamorato del Mundial 82, la sfida del Meazza ha ricordato molto Italia-Brasile 3-2.

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C’erano i gialli, quelli con la maglietta color oro, che giocavano come solo tra le nuvole.

E quelli con l’azzurro (o un po’ di azzurro) sulla maglia che faticavano, sbuffavano. Ma restavano attaccati alla partita. Quasi sempre avanti. Una volta anche dietro.

“Certe notti sei sveglio o non sarai sveglio mai.”

E sembrava proprio finita quando poi, come succede nelle favole, e spesso in partite importanti, era il meno atteso a segnare il gol decisivo o che ridava la speranza. In questo caso anche il più anziano.

“Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c’è.”

Vedi Taremi, assente ingiustificato quasi tutta la stagione, trasformarsi in monumento all’intelligenza calcistica e alla volontà. Lautaro che non doveva esserci ed è decisivo in 2 gol su 4. Dumfries che esce quasi svenuto per la fatica.

Frattesi che invece praticamente sviene, dopo quell’urlo che “Tardelli e Grosso spostatevi proprio”.

Sommer che prima si trasforma in LeBron James volando in cielo a stoppare un pallone come i cestisti stoppano le schiacciate.

E poi diventa il Dino Zoff del Sarrià, volando a sfiorare con la punta delle dita il tiro del bambino d’oro. Che è il più forte di tutti. Che ha l’oro sulla maglia, nei capelli, nei piedi e (così giovane) nel conto in banca. E di Champions, magari, ne vincerà dieci. Ma che a fine partita torna il bambino che deve essere a 17 anni, e viene consolato e abbracciato dai rivali che ne riconoscono la grandezza calcistica.

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C’era Bergomi a commentare, anello di congiunzione fra Italia-Brasile 3-2 e l’evento in corso.

C’era anche un allenatore, fradicio come un pulcino bagnato, che si qualificava per la seconda volta in tre anni per la finale di Champions, eliminando stavolta la squadra migliore del lotto.

E non correva per il campo alzando il ditino per celebrare il proprio ego, dopo aver messo il pullman davanti alla propria porta.

Ma vendicava quella memoria (sia pur vincente) grazie alla garra e a un gioco più che lodevole dei suoi. Che forse non erano i più forti, ma hanno vinto.

E dopo questa notte non possono sentirsi sfavoriti contro nessuno in finale.

“Quelle notti son proprio quel vizio che non voglio smettere smettere mai”…

 

Testo di Paolo Palazzo. Autore del podcast “Anni Mondiali” insieme alla moglie Dina Curione.

Immagine di copertina tratta da Wikipedia.