Il VAR deve essere rinnovato?
Agosto 24, 2025Solo pochi anni fa si chiedeva a gran voce l’introduzione di un sistema di moviola in campo che aiutasse l’arbitro e i suoi assistenti a valutare in maniera corretta alcune decisioni.
La tecnologia era così avanzata che anche in panchina già possedevano i filmati incriminati, da sbattere in faccia all’arbitro a fine partita (come l’episodio di Gagliardini in Fiorentina-Inter nella stagione 18-19).
L’introduzione del VAR non è stata facile da digerire, ricevendo subito critiche soprattutto da chi subiva un cambiamento di giudizio dopo la revisione video. Queste critiche hanno confermato ancor di più che il sistema, anche se ancora da perfezionare, fosse uno strumento valido, ma allo stesso tempo veniva sottolineata la sua debolezza: la componente umana, la decisione di campo dal vivo, veniva rimpiazzata in larga parte dalla fredda tecnologia.
Con il tempo, invece che ridurre gli errori e di conseguenza le polemiche, ha spinto gli arbitri e gli assistenti ad essere mere comparse con scarsa personalità e incapacità decisionale, sempre in attesa di una risposta via radio da chi sta monitorando la partita nella sala VAR, che gli assistenti gestiscono praticamente ben chiusi nella loro stanza senza, subire insulti per 90 minuti da tutto lo stadio, con alcuni casi limite in cui, a causa del protocollo, non possono richiamare l’arbitro nonostante evidenti infrazioni. Ad esempio, quando immediatamente dopo un fuorigioco non fischiato, il possesso palla cambia più volte determinando una nuova azione, per quanto non slegata dalla precedente in termini di spirito del gioco – vedi gol di Raspadori in Salernitana – Napoli 2023-24.
In questo modo si è ulteriormente indebolita la classe arbitrale. Molte società oramai tendono a vittimizzarsi pubblicamente. Abbiamo assistito a polemiche preventive dopo la designazione del direttore di gara prima dello svolgimento della partita, snocciolando numeri e statistiche che dimostrerebbero la mancanza di imparzialità dell’arbitro. I social, poi, non fanno altro che ingigantire delle fusa di gattini scambiandole per ruggiti.
Molti addetti ai lavori, invece di analizzare il risultato del campo, tolgono i panni del professionista per indossare quelli del tifoso; allenatori, in alcune conferenza stampa, faticano a rispondere alle domande, create solo allo scopo di fomentare polemica, quando invece vorrebbero parlare d’altro (o essere altrove).
In tantissimi sport, gli allenatori (o anche i giocatori stessi, guidati dal capitano) possono chiamare un numero limitato di revisioni video: penso al challenge della pallavolo, al check review nel football americano o nel rugby (e in questi due sport gli arbitri spiegano al microfono la decisione presa), l’instant replay nel basket, addirittura anche nel motorsport ci sono le segnalazioni dai box alla direzione gara.
Il calcio si è accorto, molto lentamente (o, a pensar male, volutamente) che il sistema VAR e il suo modus operandi dev’essere aggiornato. La Serie A e la Serie B, in questa stagione, introdurranno la nuova regola in cui comunicheranno ad un microfono aperto le decisioni prese al VAR, con lo scopo di rendere il processo più chiaro e trasparente possibile (anche se il tifoso più accanito lo troverà sempre controverso).
Personalmente sarei molto più contento se il microfono dell’arbitro potesse essere aperto con la sua conversazione in sala VAR, in questo modo non ci sarebbe alcun dubbio sul perché decisione presa, per quanto contestabile.

Nel resto d’Europa il VAR raccoglie persino meno consensi rispetto all’Italia (tifosi dell’RB Salisburgo, immagine tratta da Wikimedia Commons).
In Serie C, invece, è stato introdotto in via sperimentale un sistema simile al var, ma più economico, il Football Video Support (FVS), ribattezzato “VAR a chiamata”. Le squadre avranno due richieste per tempo da poter utilizzare: l’allenatore, quando ritiene che il giudizio dell’arbitro non sia stato corretto, farà un cenno con un dito in aria e consegnerà immediatamente una card di richiesta revisione al quarto ufficiale.
La procedura deve avvenire subito dopo l’episodio controverso (per ora limitato a solo 4 categorie: gol/non gol, calci di rigore, espulsioni dirette, scambi di persona). Il primo test è andato abbastanza bene, fra errori ben segnalati e “furbate”.
Questo è uno primo passo per venire incontro alle società che lamentano l’uso incorretto del VAR, così da poter ribaltare il giudizio sul campo. Se il test funzionasse, e me lo auguro, spero di vederlo presto nelle massime divisioni.
Se dovesse esserci l’introduzione del “VAR a chiamata”, a questo punto, si potrebbe riconsegnare ai direttori di gara la totale gestione della partita: con le card date agli allenatori, solo l’arbitro (coadiuvato dagli assistenti sul campo) può decidere se avvalersi del VAR senza che, chi è nella saletta, decida per lui.
Questo darebbe più liberà decisionale e si avrebbe una classe arbitrale con più personalità, capace di gestire situazioni scomode, invece di avere fantocci col fischietto che vagano per il campo.
Non vorrei dilungarmi anche sugli assistenti dell’arbitro, i due guardalinee, che, con l’introduzione del fuorigioco semi-automatico, oramai hanno il compito alzare la bandierina quando la palla esce dal campo.
È chiaro che il sistema sia da perfezionare, queste sono alcune considerazioni personali, sappiamo che ci saranno sempre spazi per le contestazioni e polemiche, ma tornare a divertirci di più per quello che succede in campo, sarebbe un gran successo.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia, Public Domain.
Testo di Lodovico Moloni, socio fondatore dei Leones Italianos – Italiako Lehoiak


