Dal Villa Park al Villa Park: quando Balanzone “spik inglisc”

Dal Villa Park al Villa Park: quando Balanzone “spik inglisc”

Settembre 28, 2025 0 Di Simone Rinaldi

“No smoching plis” titolava Dino Sarti, chansonier e cabarettista petroniano a fine anni ’80 su uno dei suoi libri il cui sottotitolo era “o sei bolognese o impari l’inglese”.

Il testo verteva sulle vicende dell’artista quando si esibiva all’estero e (tranne per un discreto francese), non parlando le lingue, doveva in qualche modo farsi capire non solo dal pubblico ma anche dal taxista, dal portiere d’albergo o da un musicista locale. Come faceva? Con il tipico gesticolare degli italiani e dei popoli latini e parlando lentamente in bolognese: “se mi capivano? I an fat l’abitodin, ci hanno fatto l’abitudine!”

Ma come la mettiamo col calcio? Diversamente da quanto era accaduto ad esempio a Milano e Torino il Football sulle rive del Reno non era arrivato grazie ai Maestri Britannici, piuttosto vi era stato portato dai Danubiani, principali antagonisti degli Inglesi in quella fase visto che la città aveva più rapporti con l’Austria-Ungheria che non con la Gran Bretagna. Tra i fondatori infatti troviamo un boemo, uno svizzero ed un bolognese che aveva dimorato nell’asburgica Trieste.

E Balanzone? No, lui così tanto legato al “Latinorum” dello Studio che mischia al Bulgnais di dentro le mura “quella lingua lì, astrusa, nordica, non la capisce mica. Bain bain bain…”

Eppure anche lui, come uno dei tanti studenti e studentesse di sotto le Due Torri, la Perfida Albione l’ha visitata. Ovviamente non è salito su un volo low cost per andare a confrontarsi con una lingua studiata sui libri ed a sbarcare il lunario facendo il cameriere, il barista o la ragazza alla pari, ma per giocare partite di calcio con i colori rossoblu addosso, rappresentando l’Italia in Europa. Gioie e dolori. Andiamo nel dettaglio.

Anni ’60: tra vittorie storiche e maledette monetine

Siamo nel 1967. Negli anni in cui la musica inglese invade l’Italia con il Beat e l’Inghilterra ha appena conquistato il Mondiale giocato in casa. L’urna di Nyon assegna ai rossoblù per i quarti di finale di Coppa delle Fiere (poi Uefa e ora Europa League) gli Inglesi del West Bromwich Albion, squadra di un sobborgo di Birmingham (corsi e ricorsi storici).

Il grande Bologna e quella maledetta monetina in Coppa Campioni

Rispetto allo scudetto conquistato due anni prima non ci sono più Dall’Ara e Bernardini, ma a parte qualche fisiologico cambio l’intelaiatura è ancora quella e sotto la guida di Luis Carniglia (dopo la falsa partenza con Scopigno in panchina) la squadra sembra avere ancora qualcosa da dire.

A febbraio al Comunale un secco 3-0 mette al sicuro il risultato, tuttavia la gara di ritorno è una partita storica non solo per il Bologna ma per l’intero calcio italiano. In un ambiente a dir poco ostile il WBA parte a testa bassa ma sulla porta di Vavassori c’è un enorme cartello che reca la scritta “Closed” .

Il vantaggio di Nielsen ed il bis di Bulgarelli danno poi la sicurezza necessaria alla squadra per portare la gara in porto e l’ 1-3 finale rappresenta la prima vittoria in assoluto per un’italiana sul suolo inglese. Favola che purtroppo non avrà un lieto fine: un mese dopo per il Bologna c’è un’altra inglese, il Leeds United: 1-0 a Bologna, 0-1 in Inghilterra e la malevola monetina lanciata dal tedesco Vetter che premia gli Inglesi al sorteggio, come era accaduto in Coppa dei Campioni tre anni prima.

Anni ’70: Coppe di Lega e Torneo Anglo Italiano

Nei turbolenti “Seventies” a Bologna di scudetto non si parla più ma qualche soddisfazione i tifosi di una delle (all’epoca) quattro squadre a non essere mai retrocessa se la tolgono ancora. Sono gli anni di personaggi Savoldi, Cresci, Roversi con Bulgarelli, Janich e Perani a fare i veterani.

Gigi Peronace: il dirigente che costruì un ponte fra Italia e Inghilterra

Nel 1970, sotto la guida di Edmondo Fabbri, il Bologna ha vinto la sua prima Coppa Italia e, prima di cimentarsi in Coppa delle Coppe, deve giocarsi la Coppa di Lega Italo-Inglese con i detentori della FA Cup, il temibile Manchester City forte di 4 nazionali (Bell, Lee, Doyle e Summerbee).

In una calda serata settembrina Il Bologna, che con l’acquisto di Rizzo e dei giovani Fedele e Liguori sembra piuttosto forte, fa suo il match dell’andata. Non è esattamente una bella partita, vinta grazie al gol di Rizzo dopo tre minuti e a “Mondino” che piazza Gregori a uomo su Colin Bell inaridendo la fonte del gioco dei Citizen. Al ritorno è 2-2, la Coppa viene in Italia con tanto di coda polemica.

Dopo la partita quattro giocatori del Bologna vorrebbero andarsi a fare una pinta al pub dello stadio ma i giocatori di casa, tutti già con la birra in mano, fanno loro capire che gli avversari sono “not welcome”. Ricorda il compianto Franco Janich, detto “Armeri” (Armadio) per il fisico da corazziere: “Eravamo solo in quattro, altrimenti sarebbe stato un massacro”.

A fine stagione c’è anche il Torneo Anglo-Italiano, che il Bologna affronta indossando una fiammante maglia rossa con coccarda tricolore su calzoncino blu e si sbarazza con autorità di Swindon Town e Huddersfield, perdendo ai supplementari un’indimenticabile finale col Blackpool.

Anni 2000: Intertoto e Inamoto

Stagione 2001-02. A sei giornate dalla fine il Bologna di Guidolin, Signori e Cruz è quarto e la curva canta “La Coppa Uefa non basta più, voglio la Champions League e fare il culo al Real Madrid “.

“El Jardinero” Cruz e l’affetto di Bologna

Poi però la squadra le perde tutte, ho detto tutte, anche in casa con chi retrocederà e finisce ottava. C’è ancora una speranza per l’Europa, la partecipazione al torneo Intertoto già vinto qualche anno prima. Dopo aver superato facilmente Bate Borisov e Teplice per i rossoblù c’è l’ambizioso Fulham di proprietà della famiglia Al Fayed, Anglo-Egiziani proprietari dei celeberrimi magazzini Harrods.

Al Dall’Ara il Bologna segna solo su rigore (due volte con Signori) e regala letteralmente il pareggio in chiusura con uno svarione di Vlado Smit. A Londra, la settimana dopo, bisogna provarci ma quella notte sale in cattedra Junichi Inamoto, giapponese in prestito dall’Arsenal che quella notte farà tre goal mentre in due anni (prima di cambiare un’infinità di squadre) coi Cottagers ne segnerà quattro in tutto.

Il resto è storia recente: dopo la favolosa stagione 2022/23 agli ordini di Thiago Motta il Bologna affronta per la prima volta la Champions League con Vincenzo Italiano in panchina.

Sporting – Bologna: romanzo d’appendice in Europa

Per i Petroniani le trasferte Inglesi sono due con altrettante sconfitte: la prima ad Anfield col Liverpool che si afferma 3-2 grazie alla maggiore esperienza europea ed alla qualità dei suoi campioni col Bologna che recrimina per un goal annullato a causa di un fuorigioco millimetrico; ed un’altra a Birmingham contro l’Aston Villa, che appare più completo e preparato di un Bologna che, nonostante l’eliminazione, da li in poi dimostrerà di potersela giocare pareggiando due volte senza subire reti a Lisbona e battendo all’ultima il Borussia Dortmund.

Corrente anno. Aston Villa, ancora tu? Ma non dovevamo vederci più? Europa League, un gradino sotto, stesso prato stesso stadio. Villans in vantaggio nel primo tempo, Bologna che resta a galla grazie al portiere Skorupski che para anche un rigore ma piano piano prende le misure ai locali, che invece calano anche fisicamente e a fine gara il pareggio non sarebbe stato un furto.

Di ben su, Balanzone, lo impariamo prima o poi questo inglese, vero?

 

Testo di Simone Rinaldi. Tifoso del Bologna e della Virtus, Simone vive lo sport a 360 gradi. Pubblica quotidianamente contenuti sui suoi gruppi “Calcio Caraibi” (con Davide Tuniz) e “Sportsaround” (con Luca Sisto). Per passione scrive su Football&Life.

Immagine di copertina, tratta da Wikipedia: il Bologna 1970-71 in posa per la foto di rito al Comunale.